Letture in corso, alla ricerca di Freya Stark

Freya Stark 2
Freya Stark

La mia scorta di nuovi libri, di cui, mi pare, avevo già scritto, si ammucchia, e io continuo, in buona parte, a rifugiarmi in riletture. A saltabeccare da un libro all’altro. Non del tutto.

Ho iniziato «Americanah», di Chimamanda Ngozi Adichie, che si è interrotto – non lasciato, no, solamente una lettura che si è scontrata con altri bisogni. Capita, almeno a me; il libro resta presente nel mio interesse e nei miei desideri, ma viene posto a lato, un po’ in attesa di non essere sprecato nel momento non suo. Stanchezza, riposo pomeridiano, meglio addormentarsi con un buon giallo da lasciar cadere quando, basta poco, le palpebre calano.

In corso di lettura c’è ancora – e prosegue, sempre con lentezza, a spezzoni, ognuno dei quali chiede una sospensione per essere assimilato, ripensato – Christa Wolf, «La città degli angeli». È una lettura che, almeno a breve, non credo apparirà qui, perché appartiene al genere: ho voglia, bisogno, di mettere a fuoco l’autrice, oggi, a gioco fermo; lei non c’è più, il suo tempo e la sua riflessione sono finiti, ma il mondo con cui si confrontava prosegue, nel mutamento, e nel ritorno di quadri già veduti, dove tutto richiede di essere rivisitato.

«La città degli angeli» è stato la sua ultima opera; non un’autobiografia, una riflessione, biografica, su di sé; un tirare alcune fila, importanti. Nel frattempo, oggi, paure, fedi, lasciate o meno alle sue spalle, paiono ripresentarsi, non uguali, no, ma c’è qualcosa di noto nei paradigmi che descrivono il cambiamento del nostro mondo.

Passeggiando con FreyaVengo al tema di oggi. Ho terminato la lettura di «Passeggiando con Freya», edizioni Santi Quaranta, 2008, di Anna Modugno. Un libro che, letto con cura, cercando nelle pagine ciò che speravo di trovarvi, ha tradito le mie attese. Chiarisco: il difetto, può essere, anzi certamente sarà così, sta dalla mia parte. Forse, erano sbagliate, ingiustificate, le mie attese, e mi riprometto una verifica. Ma di questo si tratta, anche: dell’incontro tra l’opera e il suo lettore. Dovrebbe esistere anche una “critica del lettore”, oltre ad una critica letteraria e del testo, ecco. Qualcosa del genere, che permetta di affrontare un libro nel modo giusto.

Si tratta di questo: Ho cullato, dentro di me, e non da oggi, un’immagine che porta il nome di Freya Stark, sicuramente una donna dalla vita eccezionale, che dei suoi viaggi e della sua esperienza di viaggiatrice ci ha lasciato molti scritti.

Nata a Parigi nel 1893, morta, centenaria, nel 1993. Inglese, di madre italiana, profonda conoscitrice della lingua e del mondo arabo, grande viaggiatrice, seppe muoversi in territori del Vicino Oriente sconosciuti all’esplorazione occidentale, scrivendone e svolgendo anche un’importante attività di cartografa.

Viaggiò sempre sola, carica di fiducia nell’incontro, incapace di concepire quella cosa che si chiama ‘paura dello straniero’. Diceva: «Non esistono stranieri, ma solo sconosciuti»

Visse, fin dall’infanzia, ad Asolo, paese-gioiello della provincia di Treviso, che risale a periodi protostorici, e che, nelle sue piccole dimensioni – circa diecimila abitanti – non ha angolo, villa, palazzo, che non sia carico di storia e di bellezza.  In territorio collinare, circondato dal verde, ai piedi delle Prealpi, Asolo costituì un rifugio di pace e tranquillità. Fu il luogo a cui Freya Stark sempre ritornò, tra un viaggio e l’altro, e in cui finì la sua vita.

Eppure, mai mi era capitato di incontrare, in libreria, un suo libro. Né avevo pensato di cercarlo. E, d’improvviso, me ne sono resa conto incontrando questo libro, ormai datato, di Anna Modugno; ho desiderato leggere di lei, conoscerla: riportandone una delusione, insieme a una forte spinta a cercarla.

Le pagine di Anna Modugno – assistente personale e amica di Freya Stark, che ha affiancato e assistito i suoi ultimi undici anni di vita – mi hanno restituito, temo, più un ritratto dell’autrice, del suo sistema di valori, di ciò che per lei, e modulato su di lei, è stato il rapporto con Freya Stark, della cui vita, della cui personalità non traduce se non ciò che le corrisponde; aspetti sicuramente condivisi, ma che nel libro vengono resi come il tutto della persona, limitandone la figura al punto da cancellarne la storia, irripetibile.

Una profonda e importante religiosità, una certa qual tendenza al misticismo, descrivono Freya Stark in modo totalizzante, e mal si adattano alla sua storia di vita. O forse, mal si adattano alla mia immagine di lei? Della donna concreta che, al piacere dell’incontro, aggiunse una importante opera di cartografa; che, nel corso della Seconda Guerra mondiale, operò collaborando con il Foreign Office in un’attività di mediazione con i paesi arabi, presso i quali godeva di stima e riconoscimento; che seppe muoversi, in autonomia, in territori difficili, addirittura dove il mondo occidentale non era giunto, e scriverne.

È ovvio, potrei sbagliarmi, essermi costruita una personale privata immagine del personaggio: che peraltro corrisponde al ritratto ufficiale che di Freya Stark viene accreditato (e alla nota bio-bibliografica, a firma Laura Lapenna, che completa il libro di Anna Modugno).

Così, profondamente delusa da questo libro – delusione che, peraltro, lo ripeto, va forse ascritta alle mie aspettative e, al mio, diciamo, sistema di valori che dialoga difficilmente con quello dell’autrice (e con quello di Freya Stark?) – e tuttavia incaponita nel volerla ricercare, resto in attesa, spero già domani o dopodomani, di ricevere dal postino una sua opera, «Lettere dalla Siria», editore La vita felice, 2014.

Riporto dalla quarta di copertina: «(….). Primo contatto con l’Oriente di una delle più grandi viaggiatrici del Novecento, queste pagine restituiscono l’emozione e l’entusiasmo di una donna che perLettere dalla Sria, Freya Stark cultura e coraggio rimane una delle icone più importanti della libertà e dell’emancipazione femminile. I luoghi che la Stark attraversa sono zone “calde” allora come oggi e le sue puntuali e appassionate descrizioni consentono al lettore di immergersi nella magia di intere regioni, ormai difficilmente accessibili a causa della violenza dei conflitti in atto. Testimonianza storica, dunque, che insieme alla soggettività propria dello stile epistolare dipingono un’immagine a tutto tondo del Vicino Oriente.»

Questo libro dovrà costituire un inizio dato che, e me ne dolgo, mai avevo letto qualcosa di questa grande donna, i cui libri peraltro, pur avendo lei scritto molto, sono difficili da reperire. Può essere che, ma forse bestemmio, alla sua interessantissima, e unica, biografia, non corrispondano grandi doti letterarie? Forse il genere – libro di viaggio scritto da una donna, cosa rara nel panorama della scrittura femminile – ha scarsa fortuna editoriale, di suo? Se così fosse, anche questo sarebbe interessante, e nel contempo, a ben guardare, ovvio: nella sua storia, la donna difficilmente ha potuto essere viaggiatrice, esploratrice. Stando a questo, anche Freya Stark non avrebbe potuto (dovuto) esserlo. E, a ben pensarci, sono molte le cose che le donne hanno fatto pur non potendole fare, tra cui, scrivere, dipingere, scolpire, comporre musica, studiare in particolare materie scientifiche, e via e via. Dunque, diventa quasi obbligatorio veder bene di cosa si tratta, vedere chi è, fuori dal mito ufficiale, questa donna, proprio in quanto sembra preda di un mito che da un lato la narra e dall’altro la cancella.

Dovrò andare alla ricerca, non facile, dei suoi introvabili libri[1], dopo essermi persa anche una mostra su di lei che si è tenuta ad Asolo, poco tempo fa, curata appunto da Anna Modugno. Si impone una gita ad Asolo, con sguardo attento. Dove, nel cimitero di Sant’Anna, di fronte al Monte Grappa, con Freya Stark, è sepolta Eleonora Duse.

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[1] Dalla nota bio-bibliografica:«In italiano sono state tradotte le seguenti opere: Ionia (A. Martello, 1958); La valle degli assassini (Longanesi, 1983; Guanda, 2003); Le porte dell’Arabia felice (Longanesi, 1986, ripubblicata da Guanda, 2002, e da Tea, 2005, con il titolo Le porte dell’Arabia); Effendi (Longanesi, 1988; Guanda, 2004).»

È stato pubblicato, in seguito, «Lettere dalla Siria», 2014, ancora reperibile, mentre tutte le altre opere in italiano risultano non disponibili. Amazon dispone, in italiano, anche di copie (seconda mano, credo) di «Effendi», oltre ad alcune pubblicazioni <su> Freya Stark e di pubblicazioni in lingua inglese.