Nuovi arrivi in libreria

L’estate è finita. Si ritorna a casa.

Da mesi mi trovo spesso, felicemente, lontana da casa, salvo sporadici rientri; ed è ora il tempo del ritorno, del riprendere una vita regolare, magari non troppo a lungo; e di ripensare scelte e proposte di lettura che, nell’immaginario, rispondano ad un “discorso” che presenti una certa coerenza, pur senza esagerare. Ho voglia di approntare una qualche forma, anche, di studio, un dove mettere la testa a dipanare qualche gomitolo dopo aver giocato, lungo tutta un’estate, ad aggrovigliarli, a mischiare colori, come un gatto nel cestino delle lane.

Dovrò trovare i capi liberi dei gomitoli. Confidando, di solito succede, nel fatto che si presenteranno da sé.

Sono stata contenta delle mie letture. Le ho anche per lo più assolte, con qualche piccolo residuo ancora in attesa, che non ha trovato un proprio tempo e luogo. Ed è giusto il tempo di ricostituire la riserva e pensare un piccolo, iniziale catalogo per l’autunno-inverno: qualcosa come un rinnovare la vetrina, con proposte che rispondano a filoni di interesse diversi, per ognuno dei quali, solo in seguito, potrà esserci o meno una prosecuzione.

Un paio di giorni fa mi sono potuta gustare una estemporanea e del tutto particolare “Gita in libreria”, durata troppo poco per il mio desiderio. In quel luogo – un capannone-stand – c’era tanto tra cui rovistare, tanto da accaparrarre; ed era possibile un pensiero – con i libri stesi a pacchi su grandi tavoli, ogni tavolo una Casa Editrice, o un gruppo di piccole Case Editrici scelte, come piace a me.

Festival dell’Unità di Reggio Emilia (andiamo fuori stasera? Si potrebbe andare a mangiar qualcosa a…suonano i…se ti interessa parla il tale, non mi interessa, tuttavia si mangerà bene, la bambina si divertirà, ci sono le giostre); e tra gli stand c‘era, come d’obbligo, “La libreria”, ben fornita di libri scelti.

Ho portato a casa un piccolo bottino. Sufficiente a iniziare il rinnovo della vetrina – la cui virtualità permette, forse, anche qualche appunto nel merito – idealmente dal 1 settembre, come giusto.

Ed ecco le prime nuove proposte.

Curzio Malaparte, “Maledetti toscani”, Adelphi 2017

Una relazione particolare e “pericolosa”, quella che intrattengo con Kurt Erich Suckert, in arte Curzio Malaparte. Strana, poi, la fortuna editoriale di questo autore che, per la verità, non manca mai in catalogo, a dire che viene ancora letto, ma di cui – forse pare solo a me – non si sente molto parlare. Perché ho la sensazione di non essere la sola a venir leggermente disturbata dalla sua opera – e dalla sua figura, peraltro?

Non lo leggo da tempo immemore, mentre prendo spesso in considerazione, tra me e me, quasi in segreto, la possibilità di una rilettura, finendo sempre per evitarla: perché, in questo caso, proprio di “evitamento” si tratta, di quel meccanismo di difesa che ha a che fare con l’ansia, e porta a non affrontare situazioni vissute come difficili, pericolose; ottenendo, quale risultato, di aggravarle. Il tutto accompagnato da uno strano e incompreso senso di colpa.

Credo di sapere, in realtà, di cosa si tratta. Di Curzio Malaparte ho letto, ero molto giovane, “La pelle”, per poi transitare, sconvolta ed entusiasta, con l’incoscienza e la presunzione di sé che solo l’inconsapevolezza e la supponenza dei vent’anni o giù di lì possono indurre, a “Kaputt”: ed è stato il tracollo, tra le mani un libro che ho letto male, a pezzi saltati. Di quel libro ogni ricordo è cancellato mentre permangono forti sentimenti di dolore, paura, rifiuto; con la convinzione, tuttavia, di aver “letto” un libro importante.

Quel libro merita tutto ciò? Non lo merita? Chissà. Per saperlo non c’è altra strada, occorrerà rileggere “Kaputt”, come anche “La pelle”; e fare i conti con una figura di scrittore italiano sicuramente peculiare: quantomeno per collocare il ricordo al suo giusto posto; convinta, in ogni modo, si tratti quantomeno di importanti documenti d’epoca.

Ed ecco: mi trovo di fronte la possibilità di acquistare un suo libro – in casa non ne ho; spariti anche dalla biblioteca della casa di famiglia. Scelgo di aprire uno spiraglio.

Falso. Tra le mie mani finisce infatti “Maledetti toscani”, che ho iniziato a leggere e un po’ mi sta irritando, un po’ mi piace. Ma sono solo le prime pagine. Si vedrà: rimanendo in ogni modo molto lontana dai libri del mio ricordo. Che non leggerò, temo. Che sto, mi pare, proponendo a voi (qui ci vorrebbe la faccina emoticon appropriata).

A seguire:

Hugo Pratt, “Una ballata del mare salato. Il romanzo”, “BUR 2015, seconda edizione. Mentre il quotidiano “La Repubblica” propone, in questi giorni, le opere di Hugo Pratt, e io ho tralasciato di seguire-acquistarne le uscite.

Alla “Libreria” del festival c’era praticamente tutta l’opera di Pratt; di che spendere un capitale per non stare a scegliere, o tornare a mani vuote per l’impossibilità di farlo. E poi, proprio quel giorno avevo riso molto (una risata avvilita e un po’ triste-infuriata) leggendo una notizia balorda su, diciamo, il personaggio di Corto Maltese: Codacons denuncia la sigaretta di Corto Maltese. È un invito subliminale a fumare. L’associazione dei consumatori ha presentato l’esposto all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, all’autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni e alla Procura della Repubblica di Roma”.

No, ecco, la Procura della Repubblica di Roma non ha forse qualcosa di cui occuparsi di questi tempi? Per le altre “Autorità” non saprei dire.

Necessario scegliere, dunque. Un solo libro, per ora, sempre opportuno contenersi e io, certo, sapevo dei suoi romanzi, mai letti perché – che strana l‘idea di “leggere”, senza disegni, Hugo Pratt! Quest’edizione economica contiene, in chiusura, le riproduzioni degli acquerelli.

Sono molto curiosa di questo libro, anche se penso che, no, non credo possa eguagliare le sue storie disegnate, le parole certo necessarie ma solo dopo.

Per il resto: potrò, eventualmente, scegliere tra le pubblicazioni settimanali del quotidiano.

Altro libro, di un autore che non conosco ma che mi ha subito attratto – libro con l’adesivo “Consigliato dal libraio”: sempre utile.

Gajto Gazdanov, “Strade di notte”, Fazi Editore, Traduzione di Claudia Zonghetti.

Dalla quarta di copertina: “Un tassista russo vaga per le strade buie della Parigi degli anni Trenta. È una Parigi misera e splendida, popolata da un sottobosco di personaggi ai margini: nobili decaduti, filosofi alcolizzati, emigrati afflitti da manie di persecuzione, prostitute che imparano la professione da frequentatrici del demi-monde finite in disgrazia. (…).”

L’autore. Un russo bianco, nato a S. Pietroburgo, 1903- 1971, esule a Parigi. Occorrerà, per me, saperne di più, conoscerlo meglio, a partire da questa lettura.

E poi:

Patti Smith, “M Train”, Bompiani Overlook 2016. Traduzione di Tiziana Lo Porto

Mi è bastata la copertina. Un bellissima foto della cantautrice, poetessa, scrittrice, fotografa, tutto, che “avevo dimenticato” con la mia e la sua giovinezza. Un libro di memorie, che l’autrice, in una intervista, ha definito “un libro sul nulla”(qui): luoghi, situazioni, fotografie. Voglia di immergermi subito in queste pagine – scelta di fermarmi, per avere la sicurezza di una lettura senza interruzioni e inciampi (dovrei metterci insieme un po’ di musica (qui); poter vagare, prendere altri sentieri, che portino ai luoghi e ai personaggi che troverò in queste pagine. Così, arrivata a casa, ho scaricato anche “Just Kids”, la sua autobiografia a modo suoin e-book. Seguirà, credo sicuramente, il cartaceo: consideratelo dunque in vetrina.

E forse inizierò, in effetti, con “Just Kids”, una nuova lettura notturna: l’e-reader è comodo, per la notte; e la notte è un tempo di lettura sicuro, nei suoi ritmi, nella sua certezza.

In effetti, a parte la lettura in corso di “Maledetti toscani” (è un libro di dimensioni contenute), sto finendo di leggere – impegno necessariamente diurno – “L’ordine del tempo” di Carlo Rovelli – libro di dimensioni ancora minori ma che obbliga ad una grande attenzione.

Per concludere: ci vuole l’angolo della leggerezza. Di buona qualità. Un piccolo Sellerio di recente lettura:

Marco Malvaldi, “Sei casi al BarLume”, Sellerio 2016: Una serie, quella dei vecchietti del BarLume, che mi riconcilia sempre con i momenti-no di ogni giornata, consentendomi di riderne di gusto, e eventualmente di incavolarmi per interposta persona, tramutando i piccoli inciampi quotidiani in occasione di grassissime risate di condivisione.

Per chiudere, la domanda a me stessa: Ci potrò far conto sulla possibilità di un ritorno a una qualche pur vaga regola di lettura, a un ritmo che consenta riflessioni puntuali, capaci di mostrare un percorso? Non credo. Non proprio. È tuttavia sempre bene giocare a provarci.