Letture in corso, sentieri si diramano

“Qual è lo scopo della tua filosofia?

Mostrare alla mosca la via d’uscita dal barattolo.”[i]

  

Ci sono per tutti, credo, i periodi delle letture disordinate. I giorni in cui si trascorre di libro in libro rimanendone, non dico, delusi, ma con la sensazione di non aver trovato le pagine di cui si sentiva il bisogno; i giorni delle riletture a spezzoni, un po’ di questo un po’ di quello, senza trovar pace.

Ora sto finalmente leggendo un libro che mi terrà occupata per un po’ di buoni giorni, parecchi, credo; avendo forse ritrovato un percorso: nel qual caso – ma ne sono ormai certa – sarà la prossima recensione.

Nel frattempo, cerco di far ordine tra letture sparse, molto buone e, solo forse, meno buone, cui mi pare di dover rendere giustizia (in attesa, chi lo sa, di una nuova lettura), riponendole negli scaffali, con la dedica di una piccola nota.

Peccato sprecarli – alcuni, avendo necessità di un momento giusto per essere letti (o riletti) hanno certamente una possibile casa presso altri lettori. Altri, non possono mancare.

Ecco, dunque, un piccolo elenco, non completo.

Voltaire ritratto da Maurice Quentin de La Tour (1737–1740 circa) Fonte: Wikipedia

François-Marie Arouet, in arte Voltaire, “Tutti i romanzi e i racconti (traduzione di Paola Angioletti), e Dizionario filosofico (traduzione di Maurizio Grasso), Newton Compton, edizione ebook 2012.

Incantevole. Lo avevo dimenticato. Ottimo l’e-book che permette di rispettare il cartaceo e di avere tra le mani una ampia scelta di lettura, ricordo di anni molto giovani, anni di scuola, che portavano a leggere soprattutto “Micromegas”, “Zadig”, “Candide”.

Poi, ecco la Prefazione dell’autore al “Dizionario filosofico” e cosa leggo?

“Questo libro non esige una lettura ininterrotta …

(Ecco! Giusto quel che ci vuole, ora, per me!);

ma, in qualsiasi punto lo si apra, si trova di che riflettere. I libri più utili sono quelli in cui i lettori compiono essi stessi metà dell’opera; sviluppano i pensieri di cui si mostra loro il germe; correggono ciò che sembra loro difettoso, e fortificano con le loro riflessioni ciò che appare loro debole”.

(…ma come! L’ho scritto io, da poco – questo concetto, intendo! Questo ha le mie stesse idee! Non sarà che in un angolino di memoria avevo io trattenuto le sue, che ora spaccio come mie? No, non del tutto: sono idee rimaste ad invecchiare, come un buon vino, tanto a lungo che, sì, sento che mi appartengono. Di diritto. Bravo vecchio Voltaire!)

 “Nondimeno questo libro può essere letto solo da persone illuminate; il volgo non è fatto per simili cognizioni (…) Chi sostiene che ci sono verità che devono essere nascoste al popolo non ha motivo di allarmarsi; il popolo non legge; lavora sei giorni alla settimana e il settimo lo passa all’osteria”.

(Becero, per la verità. Quest’uomo scriveva in pieno ‘700! Non era davvero facile, ai suoi tempi, per il “popolo”, essere altamente alfabetizzato. Pure, a distanza di quasi trecento anni, in un tempo di alfabetizzazione di massa, non pare che le cose siano davvero cambiate. E dunque… quando potrà ricapitare una carezza più dolce al nostro ego! Vecchio ruffiano seduttore!)

Lettera A: un articoletto dopo l’altro, una chiacchierata per ogni lemma, veniamo trattenuti in piacevole conversazione. C’è di che scialare (e condividere, e anche no, non oggi, ma anche sì) …

Abate, Abramo, Adamo, Amicizia, Amor proprio, Angelo, Anima…Antitrinitari, Antropofagi  (“Abbiamo parlato dell’amore. È duro passare da persone che si amano a persone che si mangiano (…)

Lettura non completata, ovvio. Terminata la lettera A, spulcio qualche altra voce sparsa; seguono un paio di riletture – “Micromegas”, “Zadig”. Resta ancora molto da leggere.

Nessun potrà togliere un posto d’onore sugli scaffali a questo libro; meglio: avrà, mentalmente, il suo posto fisso sul comodino, per i momenti di bisogno.

Che cosa trovo, poi?

Ancora qualcosa da leggere a spezzoni. Una rivista. Incerta la sua presenza sugli scaffali: uno spazio-riviste è di difficile gestione e tuttavia, una libreria che si rispetti lo dovrebbe coltivare. Quali riviste? Orientamento? quasi inevitabile. Almeno ragionevolmente, da evitare.

Sarà necessario proporre riviste non (solo) prettamente letterarie. Mai togliere la lettura dalla vita, dalla società e dalla cittadinanza. Quantomeno: così è per me.

Qui ed ora: Versione e-book di Micromega 6/2018.

Tema approfondito in questo numero: “Il politicamente corretto, oppio della sinistra.” Sintesi, in sottotitolo:

“La sbornia politicamente corretta che ha travolto la sinistra ormai da diversi decenni sta vivendo negli ultimi tempi – grazie al revival dei movimenti identitari – una stagione di nuovi eccessi. Con acrobazie (il)logiche degne dei migliori trapezisti, si è giunti ormai alla riscoperta ‘progressista’ della censura, immunizzando in primis, in nome del rispetto, le superstizioni venerabili e storiche dalle critiche rivolte a dogmi santi profeti e altri Dii, per bordeggiare infine le sontuosità beghine della sessuofobia.”

Tanto per fare qualche pulce, non amo particolarmente leggere Paolo Flores D’Arcais, ma è difficile non trovare utili le sue riflessioni, che si condividano o meno. Interessanti poi, gli autori dei diversi contributi, tra cui, la sempre apprezzata prof.ssa Chiara Saraceno; e Élizabeth Badinter, una voce sempre interessante per la sua capacità di indurre pensiero: ancora, la si condivida o meno.

Intermezzi alla lettura. Qualche racconto di Malvaldi – vecchietti del bar Lume – e no. Tempo scaduto, temo. Una fantasia: l’editore chiede, i lettori chiedono (e tra i lettori, anch’io), nuovi libri della serie mentre l’autore comincia a odiarli, oppure la vena è esaurita; non vuole legarsi irrimediabilmente alla serie. Risultato: racconti (cosa che potrebbe andar bene) un po’ deludenti, privi di mordente. Peccato. Spero sempre nel futuro ma dovrò, temo, rassegnarmi alla perdita; assicurando a Marco Malvaldi che non disdegnerò altre sue opere per assenza di vecchietti. Cambierò bar, e morta lì.

Poi: Orson Scott CardEnder’s Game: Il gioco di Ender”, Casa Editrice Nord 2013. Traduzione di Gianluigi Zuddas. E no: non l’avevo mai letto. Cosa dire: un romanzo, primo di una trilogia che, oggi, può essere considerato un classico del genere. Pubblicato nel 1985, è stato vincitore del Premi Hugo e Nebula. Ne è stato tratto il dovuto film. La storia è – oggi, forse – datata: la terra, sopravvissuta a due invasioni aliene, si prepara all’eventualità di doverne affrontare una terza, che potrebbe costituire la fine dell’umanità. Ha bisogno di soldati addestrati e, soprattutto, di comandanti che facciano la differenza. E cerca, in un mondo a organizzazione dittatoriale, ragazzi molto dotati da addestrare. Ender è uno di loro.

Che dire. Un libro di qualità. Un bel libro che, forse, solo forse, oggi risulta datato. Ci dovrò pensare; e decidere, ancora solo forse, per una rilettura (e per la lettura dei due libri che completano il ciclo: “Il riscatto di Ender” e “Ender III – Xenocidio”)

Cos’altro?

Kathryn Stockett, “The help”, Mondadori 2012 e-book.

Mi è piaciuto? Credo di no. L’ho letto senza interruzioni, senza propositi di abbandono? Sì: ho atteso uno sviluppo <politicamente corretto> di un tema interessante che, a mio parere, non è arrivato.

Pubblicato nel 2009, opera prima dell’autrice, il libro è stato un best seller, ampiamente tradotto.

La storia. U.S.A., anni ’60. Anni di lotta della popolazione di colore per i diritti civili. Storia di donne della piccola borghesia <bianche> allevate, nelle loro famiglie benestanti da “tate” <nere>; e di donne <nere> che hanno cresciuto, amandoli, figli di famiglie <bianche>. Di donne <bianche> che supportano/non supportano la lotta delle donne <nere>.

Una storia che “poteva” essere e, almeno per me, non è stata.

Un altro libro da rileggere meglio? Non credo. Mi affido al fatto che non ne sento il desiderio. Sapendo che posso sbagliarmi; e che dunque non gli potrà essere negato un posto negli scaffali della libreria.

Strano miscuglio questi libri, in effetti. Letture, come ho detto, frutto di uno di quei momenti.

Ultimo, ma non ultimo, Donald Barthelme, “Biancaneve”, Minimum fax 2018, e-book. Traduzione di Giancarlo Bonacina. Prefazione di Ivano Bariani.

Devo rileggere. Forse non una sola altra volta. E sarà un piacere. Sapendo che mai Barthelme può essere una lettura da considerare conclusa. Forse, meno che mai il suo unico “romanzo” (Beh! Romanzo! Si fa per dire).

L’elenco non è finito, ma credo che, per ora, dovrò fermarmi al convergere di queste letture, attraverso percorsi davvero strani, su di un punto. Forse, al momento, non ho voglia di narrativa – quantomeno non contemporanea: una sensazione di già dato, già letto, che, al momento, sarebbe prematuro analizzare; che può portarmi a “sbagliare lettura”, in modo ingiusto verso il libro di turno.

Con il libro in corso di lettura, mi sento, ora, finalmente e per il momento, a casa – oppure, di aver quantomeno ritrovato una strada da percorrere, prendendomi tutto il tempo necessario per seguirla.

Wolfram Eilenberger, “ll tempo degli stregoni: 1919-1929. Le vite straordinarie di quattro filosofi e l’ultima rivoluzione del pensiero”, Feltrinelli 2018. Traduzione di Flavio Cuniberto

 

1919 – 1920[ii]

“Wittgenstein appare nella tempesta,

Heidegger fa esperienza della verità,

Cassirer cerca la propria forma

E Benjamin traduce Dio

 

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 [i] Wolfram Eilenberger, “ll tempo degli stregoni: 1919-1929. Le vite straordinarie di quattro filosofi e l’ultima rivoluzione del pensiero”, Feltrinelli 2018

[ii] Op. cit., cap IV, par 2