E per iniziare questo 2021, un pensiero: ai ragazzi, ai ragazzini e ai giovani donne e uomini che, in questo tempo maledetto, sentono, perché è vero, certo, ma sentono parlare dei vecchi, che dobbiamo preservare, che sono a rischio, che muoiono.
Ed è tutto vero. Ma non è tutto.
Stringe il cuore pensare a loro, ai ragazzi, lo stringe al punto che non ne parliamo – o almeno spero sia così – mentre gettiamo loro addosso quella parola impossibile: distanziamento.
Un pensiero, dunque, e una vecchia poesia, molto démodée. O forse no.
Occorre ricordarlo, se non è più il nostro, quel tempo in cui era bello, e tragico, e doloroso, e squassato dal piacere, e necessario, essere felici.
La società di un tempo non troppo lontano, lo chiedeva, eccome, il “distanziamento” tra ragazzi, per motivi diversi, biechi dannosi e bellamente inutili.
Buon Anno, ragazzi. Fate quel che potete. Facciamo, soprattutto per voi, che tutto questo non duri.
I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano si baciano
In piedi contro le porte della notte
I passanti che passano se li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
E se qualcosa trema nella notte
Non sono loro ma la loro ombra
Per far rabbia ai passanti
Per far rabbia disprezzo invidia riso
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Sono altrove lontano più lontano della notte
Più in alto del giorno
Nella luce accecante del loro primo amore.
Les enfants qui s’aiment
Les enfants qui s’aiment s’embrassent debout
Contre le porte de la nuit
Et les passants qui passent
Les désignent du doigt
Mais les enfants qui s’aiment
Ne sont là pour personne
Et c’est seulement leur ombre
Qui tremble dans la nuit
Excitant la rage des passants
Leur rage et leur mépris leur rire et leur envie
Les enfants qui s’aiment ne sont là pour personne
Ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit
Bien plus haut que le jour
Dans l’éblouissante clarté de leur premier amour.