Avviso ai naviganti n° 14

Da troppi giorni trascuro queste pagine, ogni giorno nella speranza di potermici dedicare il giorno seguente.

Ora, in prossimità del poterlo davvero fare, mi accorgo di dovermi prendere ancora qualche giorno, dopo aver trascorso un inizio anno che, spero, si sia rivelato, infine, un positivo segnale di buona sorte non solo per me: di cui sento di dover raccontare qualcosa, pena un qualche inciampo nel riprendere la mia strada per pochi ma significativi giorni interrotta.

Cosa dire: capita, a molti, a troppi, e purtroppo spesso con esiti nefasti, che quel fattore chiamato Covid 19 decida di restringere ancor più i confini alle nostre giornate, già segnate da pesanti limiti, obbligando a quella forma di arresti domiciliari denominata quarantena.

Ed è capitato pure a me: dopo un paio di giorni di leggeri sintomi che hanno indotto il mio senso civico a fare un tampone di controllo risultato positivo, esco ora da una “quarantena” che ho trascorso vergognosamente in buona salute, in compagnia di un marito innocente e sano condannato a sua volta alla restrizione domiciliare, in quanto mio convivente.

Confesso: mi sento in colpa. Con le tragedie di cui ogni giorno veniamo a conoscenza, mi sento baciata da una immeritata fortuna pur avendo vissuto, come giusto e per scaramanzia, qualche piccola ansia (e dai con il termometro, e dai con l’ossimetro, a controllare che tutto vada bene).

Ho ritenuto, per alcuni giorni, che tutto questo mi avrebbe quantomeno regalato un maggior tempo da dedicare alla lettura e alla scrittura, ma non è stato così.

È avvenuto – ed è stata cosa bella e buona – che, pur trascorrendo io la maggior parte del mio tempo per lo più dentro una mia stanza (quella famosa che ogni donna dovrebbe avere tutta per sé, meglio se dotata di adeguato divano letto oltre che di tavolo, computer e libri), le ore del giorno siano divenute iper-occupate da conversazioni telefoniche con le amiche, per non dire dei rituali metti mascherina togli mascherina, disinfetta, non toccare alcunché, ri-disinfetta, lava mani rilava mani; e da un impegno aggiuntivo per affiancare, a distanza e debitamente travisata, un marito dalle ridotte capacità culinarie impegnato, causa il suo essere stato certificato sano (tutto si paga), a eseguire ricette complesse per non aggravare con pasti tristi la situazione; oltre a venir incaricato di pulizie varie (lavatrici a go-go, disinfettanti per maniglie, interruttori, stoviglie…arieggia stanza, apri finestre, chiudi finestre ecc.).

E lo devo dire: Bravo bravo bravo! In particolare, i risultati mangerecci sono stati più che soddisfacenti.

Ora, i prescritti dieci giorni di quarantena sono giunti al termine, il mio tampone di controllo ha dato un felice esito negativo e SONO STATA RESTITUITA ALLA LIBERTÀ.

Così, dopo giorni sprecati a tentare una scrittura che mancava della necessaria concentrazione e della necessaria continuità temporale, spero, nel giro di qualche giorno, di riassestare il mio tempo e le mie letture che, se sono state intense quanto mai, hanno tuttavia subito, come ogni altra mia regola di vita, un notevole scossone, divenendo confuse, casuali, nonché – e dovrò farvi mente locale – diversamente orientate.

In effetti, pur alleggerito da una fortunatissima a-sintomaticità, e nel mentre un po’ ci scherzo, è stata un’esperienza di un qualche valore, e di un qualche peso.

Così, in una situazione in cui le difese dalla realtà sono fragili, anche le mie letture – il loro necessario corrispondere alla realtà dei miei giorni – hanno, temo, conservato traccia dell’esperienza. E dovranno, ora, rientrare dalla deviazione, sulla retta via. O, perché no, ripensare il percorso, aggiustarlo.

Ora, nella speranza che, tra pochi giorni, un nuovo tampone dichiari libero anche mio marito (che, a seguito di quanto accaduto a me, dovrà a sua volta venir riconfermato sano), spero che, nel giro di qualche giorno, potrò tornare a queste pagine.

Mi concederò dunque ancora qualche giorno di vacanza, il tempo di riassestare alcune cose, relazioni, impegni mancati.

Ma, anche in questo semplice “Avviso”, direi che un libro ci deve stare. Ed ecco:

Creature di un giorno”, di Irvin D. Yalom, Neri Pozza 2015, Traduzione di Serena Prima, che porta, in esergo, un “pensiero” di Marco Aurelio

“Siamo tutti creature di un giorno; colui che ricorda e colui che è ricordato. Tutto è effimero, tanto il ricordo che l’oggetto del ricordo. Vicino è il tempo in cui tutto avrai dimenticato; e vicino è il tempo in cui tutti avranno dimenticato te. Rifletti sempre sul fatto che presto non sarai nessuno, e non sarai da nessuna parte.”

Oh, nel frattempo, mentre scriveva questi e consimili pensieri, l’indimenticato Marco Aurelio non ha trascurato,  nel suo breve giorno, di fare e vincere qualche guerra, di aprire qualche nuova via commerciale, di badare alla propria successione e dedicarsi a cosucce imperiali di vario genere.

Forse ha scordato di dire che il breve giorno è, dopotutto, importante, e che ognuno che viva sulla terra lascerà tracce che, se pure non ricordate, saranno indelebili e foriere di conseguenze nelle vite di chi ci seguirà.

Val dunque la pena di aver grande cura di questo breve giorno; di esserne responsabili e pure di goderne tutta la bellezza.

A prestissimo.