
La maggior parte dei libri che leggiamo, degli autori che apprezziamo, è straniera; così come lo sono la maggior parte dei film che vediamo e della musica che ascoltiamo. Non si tratta, in questo caso, della nota esterofilia italiana: gli autori italiani sono apprezzati, mi pare, dai lettori e tuttavia, in un mondo globalizzato, dove tutti esportano i propri prodotti e il mercato è globale, dove sono globali la comunicazione e il bisogno di conoscere, non può essere che così.
Ed ecco aprirsi il tema della centralità che assume, o dovrebbe assumere, in un mercato di questo tipo, il traduttore letterario.