…e dunque, val la pena di rimanersene, per un qualche tempo ancora, in campagna, con Giovanni Boccaccio e in bella compagnia, a spettegolare, con la scusa di narrare novelle, quale allegra, quale triste, qual altra un poco ardita e tale da far arrossire le fanciulle del tempo (e anche no); quale densa di insegnamenti morali (si fa per dire) o, più utilmente, su storie di vita tali da renderci accorti, accrescendo la nostra esperienza sui fatti del mondo.

Cento storie, dieci al giorno, cariche di ameni pettegolezzi su fatti chiacchierati, costituiscono un bel mucchio (anche) di malignità succose, per quanto le si voglia acconciate in forma letteraria; quantomeno, costituiscono un bel malloppo di informazioni d’epoca rivelatrici su usi, costumi, credenze, stili di vita, buone azioni e comportamenti censurabili, beffe e quant’altro.

Peste del 1656. Wikipedia

La frase di prammatica è: da dove comincio?

La risposta, scontata: diciamo dall’inizio

Prima giornata

Prima novella: narratore Panfilo

Il protagonista della prima novella, di professione notaio, è uomo specializzato in false testimonianze, spergiuri, frodi, così come uso a trovar piacere nella violenza e persino nell’omicidio. Quel che si dice una brutta persona, felice di esserlo e sicuramente utile a chi avesse bisogno di condurre affari disonesti senza farsene carico.

Sono, questi, giorni in cui, almeno nell’immaginario, chiusi in casa, magari pure in pigiama, si legge, si scrive: nell’immaginario, perché poi, no, non è così.

C’è qualcosa che non torna, in questi giorni, nel leggere, nello scrivere; c’è molto di strano nel ritagliare, dentro la propria giornata, uno spazio di “normalità” – non che ci sia qualcosa di veramente “normale” nel leggere; non parliamo poi dello scrivere. Ma sarebbe un lungo discorso.

Quale tempo potresti ritagliare se, essendo sola o giù di lì, ti trovi a vivere ore collocate nel nulla di un tempo ciondolante e vuoto, o a vivere un tempo estenuante, agitato ed esasperante, se in casa rinchiusi ci sono bambini, o persone in uno stato di dipendenza – con tutte le varianti possibili tra un estremo e l’altro, dal tragico al grottesco. Divertente, temo quasi mai. Solo talvolta.