“La letteratura dovrebbe non solo raccontare storie ma educare al dolore, alla gioia, alle sfumature dell’amore e della […]
lettura

“Un pensiero mi ha sorpreso, inatteso; un pensiero strano. Questo: forse, leggo troppo. Troppi libri, intendo. E il troppo impedisce il trattenere, e – non so.”
Avevo scritto questo, era il 23 novembre scorso, in un post (qui). Qualche riflessione un po’ a casaccio, forse un pensiero non ancora giunto a maturazione.

Al momento sto, dunque, leggendo Calvino; una lettura di oggi e di un ieri ormai lontano ma che si ricongiunge, oggi come allora, all’esperienza di essere una donna che legge (ne ho parlato nel precedente post) e che, al tempo, è stata sostenuta nel diventare una lettrice: un fatto non così scontato, allora, anche se oggi, si dice, le donne leggono più degli uomini.
A partire da questa lettura, e da questi pensieri, stanno scaturendo queste righe che, forse, parranno “fuori tema”, come si diceva al tempo della scuola. Pure, io non credo lo siano, poiché la lettura costituisce una relazione al reale. Sono, forse, solo prolegomeni incongrui ad un pensiero che fatica a dipanarsi.
Leggere è ciò che aiuta a orientarsi nel mondo e a conoscerlo – leggere è anche studiare, approfondire, annotare, rielaborare;
Leggere è vivere in un mondo di amici, da conoscere, scegliere, frequentare, che possono, come gli amici in carne ed ossa, orientare una vita;