E rieccomi sul tema. Ma oggi lo farò proponendo libri. E storie di lettura. Quanto ho scritto nella […]
Sulla servitù delle donne
Se Dio vuole, arriverà il 9 marzo. Anche per quest’anno, sarà chiusa la faccenda. Senza che sia chiuso il problema, ma almeno non sarò nella solita difficoltà: questa mattina non sapevo, al solito, come fare: se arrivavo a casa con il mazzolino di mimose se la sarebbe presa, se non lo facevo, si sarebbe arrabbiata, mi avrebbe detto puoi pure non venire al corteo, tanto non è un problema tuo.
Ho preso una rosa e una scatola di cioccolatini. Sembra l’abbia presa meglio. Se capisco bene, per lei è come se, porgendo un mazzolino di mimose, chiedessi scusa senza prendere alcun impegno, senza farmi carico del problema.

Negli ultimi mesi ho fatto una vera abbuffata di narrativa, di libri che ho apprezzato moltissimo. Sento una forma di speranza, quando un libro mi regala pensieri e mi aiuta nel bisogno di interpretare ciò che avviene in me e nel mondo che abito. Perché è così: un buon libro può dare persino una sensazione di rinascita, come se ci venisse offerta l’opportunità di un nuovo inizio.
Ora, tuttavia, e forse proprio perché il nutrimento è stato sufficiente, credo sia il momento, mentre le cose lette, le sensazioni, le emozioni, si sedimentano, di lasciare la narrativa per altri generi che, ultimamente, ho solo spiluccato, lasciato in attesa, ancora trattenuta da ciò che stavo assaporando.