Ripartendo, dunque, da chiacchiere già condivise: “E che dire, oggi, dell’editoria? dell’editore? Ha ancora, di necessità, a che fare con la pubblicazione/distribuzione del prodotto libro? (…) nelle vesti di qualcuno che, scegliendo di fiore in fiore, avrà accolto nella propria scuderia, certificandolo, un autore e la sua opera (…)? qui
La scorsa settimana sono stata, toccata e fuga, a “Pordenonelegge” (Qui). Obiettivo, non unico ma particolare: fare una incetta contenuta (causa portafoglio e spazio in casa) di libri di Angelo Floramo (qui) allo stand di Bottega Errante Edizioni (BEE).
BEE è (anche) la Casa Editrice che ha rilevato le Edizioni Santi Quaranta di Treviso, dopo il “pensionamento” dell’editore Ferruccio Mazzariol*: le due Case Editrici hanno condiviso un aspetto di contenuto centrato sul/sui territori e, nel caso di BEE, sul tema della frontiera; con attenzione, a partire dal nostro Nord-Est, alla letteratura dell’Est europeo e in particolare dei Balcani; con attenzione a un confine segnato da una storia di legami e di respingimenti, di relazioni e di fratture; dove la multietnicità, le diversità religiose, le specificità culturali, conoscono e hanno intrecciato i modi della convivenza nella riconosciuta e ricca diversità.
Non è secondario il fatto che BEE, come l’Editrice Santi Quaranta, si qualifichi, tra le Case Editrici indipendenti, all’interno di un progetto editoriale di tutto rispetto per la scelta e la cura dei testi, misurando il numero di uscite annue ad una programmazione che pone e realizza, quale primo impegno, la cura della qualità – delle scritture, della loro coerenza con gli obiettivi del progetto editoriale, che si estende alla cura dell’oggetto fisico-libro, a testimonianza della preziosità dei contenuti. (Qui)
È peraltro una Casa Editrice che gode di buona compagnia nel panorama delle piccole Case indipendenti italiane: realtà culturali e imprenditoriali troppo sottaciute, che meriterebbero una grande attenzione a partire dalla possibilità di una efficace distribuzione.
Si apre, su questo, un mondo; di cui poter dire, solamente: l’editoria esiste, accidenti se esiste.
Qualche nome? A caso, solo esemplificativo, senza alcuna impossibile classificazione: Minimum Fax, e/o, La vita felice, L’orma editore, Keller editore, Marcos Y Marcos, Voland, Racconti Edizioni… e molte altre. Sono realtà editoriali declinate in modi diversi, come giusto; caratterizzate dalla singolarità del proprio progetto, riconoscibili per una grafica, un formato, che consentono loro di presentarsi ai lettori con una precisa identità – fatto salvo il fatto, non secondario, di una faticosa presenza nelle librerie, causa la preminenza, commercialmente obbligata, dei grandi gruppi editoriali: che infatti, non di rado, cannibalizzano il lavoro di scouting delle piccole case editrici.
Posso dire? Non mi piacciono gli autori/le autrici che lasciano la piccola Casa Editrice che ha scommesso su di loro per finire, talvolta, con il perdere la propria autonomia creativa in obbligo al marketing.
Capisco, tuttavia. Non apprezzo. Penso che la fidelizzazione di un autore alla CE che ha scommesso e ha investito, a rischio, su di lui, abbia a che fare con la sopravvivenza della stessa CE, con la conseguente presenza in libreria.
Avete notato inoltre come, solitamente, il costo di un libro si equivalga, qualunque sia la CE che lo pubblica (per formato, numero di pagine), senza differenziare il costo del prodotto sulla base della qualità? Sulla base del valore dell’opera, così come della cura editoriale, tipografica; della carta; a parità di rilegatura?
Non è una cosa strana che l’intervallo di prezzo tra i prodotti di una o di un’altra CE non presenti significativi intervalli, come avviene, che so, per un abito, per un paio di scarpe, per un orologio; se non per casi particolari, che abbiano a che fare con il collezionismo – so che mi spiego male ma il concetto credo sia chiaro: il costo di un volume della Collana Editoriale Harmony (Ex Mondadori, ora Harper Collins) non si differenzia sostanzialmente dal costo di un volume Adelphi, Sellerio, Mondadori o, per l’appunto, Bottega Errante Edizioni.
Vi pare giusto? Non vi pare strano? Non dovrebbe valere una differenza tra un lavoro “artigianale” di alta qualità e un lavoro – detto così è improprio ma capitemi – in serie?
La <riuscita commerciale> di un libro è correlata, certo, al giudizio dei lettori ma anche, e non poco, alla possibilità della Casa Editrice di investirci pubblicitariamente. Su questo non possono esserci dubbi.
E le librerie? E i librai? Come possono sostenersi – dopotutto sono (necessitati ad essere) un’impresa commerciale – nel confronto con un mercato che vede la libreria, indipendente o meno che sia, praticamente obbligata a tenere i libri dei grandi gruppi, capaci di determinare, per tutti, il costo-libro, con la conseguente impossibilità dei piccoli-medi di affrontare una distribuzione che la grande editoria monopolizza?
E dove sta la funzione di una critica indipendente? Esiste ancora?
I grandi gruppi – Mondadori, Giunti, GeMs (Gruppo Editoriale Mauri Spagnol), Feltrinelli, De Agostini – hanno un loro forte motivo d’essere. Consentono a un’editoria italiana di qualità, di reggere (a fatica) il confronto con l’internazionalizzazione del mercato e a far così conoscere autori di ogni parte del mondo, acquistando i diritti di traduzione; e ai nostri autori di proporsi al di fuori dei nostri confini.
I grandi gruppi hanno consentito la sopravvivenza anche dei medi editori di qualità che si sono aggregati, consentendo loro, forse, di mantenere la propria identità, il proprio progetto editoriale. Senonché: come si posizionano i nostri grandi gruppi nell’editoria internazionale? Sono davvero in grado di essere “grandi” a sufficienza?
Anche sì, pur se, diciamolo, oltre una certa soglia di produzione non pare esserci progetto editoriale, identità editoriale che tenga.
Cessata la cura in proprio del libro, l’attività di scouting demandata alle piccole-medie CE del gruppo – ammesso che, in tale contesto, queste ultime possano mantenere una propria indipendenza attraverso l’assunzione del rischio, e la progettualità propria della professionalità di un editore – il grande gruppo inevitabilmente dovrà dimensionare la qualità alla necessaria quantità.
Ed ora staremo a vedere il futuro di Adelphi.
Che dire. Alla fin fine, viva Amazon, un non-editore (che non può, pertanto, essere la risposta, anzi!) che fornisce una qualche visibilità alla piccola editoria (senza porselo come obiettivo, ovvio), e le consente di raggiungere i territori.
Mentre mi ritrovo preda di uno brainstorming delirante tra me e me (e ancora me e me), e con voi, le fantasie sul tema mi servono, così fingo, per poter, scartandole in libertà e idealmente in compagnia, chiarirmi un po’ le idee: e, nel sogno-speranza di trovare interlocutori per confrontarle.
Nel mentre, torna, canta nel mio pensiero, “La Cattiva strada” di De André che potrebbe ben chiudersi con “amore per tutti“: per le strade perse; per le strade dissestate; per le opportunità erronee; per le ragioni di tutti e di ognuno.
E che dire, in questo oggi dove tutto accade, anche nel mondo dei libri che sta dentro il mondo tutto e lo rappresenta? Dentro un mondo neppure impensabile, a ben vedere, dato che abbiamo già visto tutto; e pare ci piaccia rivederlo, soprattutto il peggio.
Rimane quel pensiero, balordo e cocciuto; quello per cui se si salveranno i libri ci sarà futuro; ci salveremo. Non tutti ma insieme.
Non c’è nulla da fare. Su questo tema, sui miei rimuginamenti, e in questo nostro tempo più che mai, il fuori tema da parte mia è assicurato.
Riprendo dunque (ci provo) dall’inizio.
Ho fatto visita, toccata e fuga, a Pordenonelegge 2024. Ed ecco i libri venuti a casa con me – molti meno di quanti avrei desiderato, ma va bene così. Mi piacerebbe raccontarli, uno per uno: occuperanno quasi sicuramente il mio prossimo tempo di lettura: e non è poca cosa la certezza di avere di che nutrirsi nel proprio tempo.
Nel mentre, date loro un occhio: potrebbero interessarvi.
Alfredo Stoppa, “La pietra che ride”, Siké (marchio di Euno Edizioni) 2024. Un caso editoriale interessante. Capace di coniugare il Friuli Venezia Giulia con la Sicilia. Sottotitolo “Streghe e orchi, folletti e sirene nel reame delle fandonie”. Una storia particolare, narrata da un vecchio “prete con la tonaca” – dice il risvolto di copertina – “…(un sopravvissuto, un bastian contrario. Un uomo libero?) che passa i giorni in un borgo di montagna. Qui, fra gli altri, vivono: un boscaiolo duro e taciturno (che viene rapito dagli sbilfs, fantasmagorici folletti nostrani), un sindaco ingegnere dal fare arrogante (che viene rapito da esseri infernali e lasciato nelle mani di una strega), un contadino complottista e poco amante del meridione (che viene rapito da alcuni mostri siciliani), una mesta e modesta “fanciulla” (che viene rapita dalle agane, metà ninfe, metà sirene friulane). Cosa separa la patetica razza umana dal popolo di mostri, orchi e spauracchi?. Presto detto: il Confine! Lo scavalchi e sei di là, un passo a ritroso e sei di qua. (…)”
E poi:
Jeanne-Marie Leprince De Beaumont “I tre desideri“, Edizioni C’era una volta…” 1996. Un libricino bellissimo, un regalo dell’editore, Alfredo Stoppa, di una Casa Editrice che non c’è più; che dovrebbe esserci, a fronte della qualità dei suoi prodotti e dei Premi ottenuti.
E, come da programma:
Angelo Floramo, “La veglia di Ljuba”, BEE (Bottega Errante Edizioni), 2023;
Angelo Floramo, “Breve storia sentimentale dei Balcani”, BEE (Bottega Errante Edizioni), 2024
Hans Kitzmueller, “La casa delle viennesi”, Vita Activa 2022
Claudio Segat, “Una sognatrice a Trieste, Edizioni Santi Quaranta 2017.
Ultimo ma non ultimo, sul mio tavolo c’era già, a casa, ad attendermi: Angelo Floramo, “Garneriana segreta”, BEE (Bottega Errante Edizioni), 2021.
Per concludere (ma forse l’avevo già nominato), in lettura c’è pure, di Bernard Quiriny, “Vite coniugali”, L’orma editore 2019.
Buone letture a tutti!
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- Recensioni di libri, preziosi, delle Edizioni Santi Quaranta, che trovate, se volete, nel blog.
Cristiano Caracci, “La luce di Ragusa”,
Cristiano Caracci, “Adriatico insanguinato, Genova, Aquileia, i Carraresi, l’Ungheria contro Venezia“
Theodore Fontane, “Infanzia sul Baltico”
Paolo Malaguti, “Sul Grappa dopo la vittoria”
Paolo Malaguti, “I mercanti di stampe proibite”
Robert Louis Stevenson, “Viaggio con un’asina nel cuore della Francia”



