Scriveva John Stuart Mill, nel 1869: “Nessuno schiavo è schiavo in modo così completo, e nel pieno senso […]
femminicidio
Se Dio vuole, arriverà il 9 marzo. Anche per quest’anno, sarà chiusa la faccenda. Senza che sia chiuso il problema, ma almeno non sarò nella solita difficoltà: questa mattina non sapevo, al solito, come fare: se arrivavo a casa con il mazzolino di mimose se la sarebbe presa, se non lo facevo, si sarebbe arrabbiata, mi avrebbe detto puoi pure non venire al corteo, tanto non è un problema tuo.
Ho preso una rosa e una scatola di cioccolatini. Sembra l’abbia presa meglio. Se capisco bene, per lei è come se, porgendo un mazzolino di mimose, chiedessi scusa senza prendere alcun impegno, senza farmi carico del problema.

Al momento sto, dunque, leggendo Calvino; una lettura di oggi e di un ieri ormai lontano ma che si ricongiunge, oggi come allora, all’esperienza di essere una donna che legge (ne ho parlato nel precedente post) e che, al tempo, è stata sostenuta nel diventare una lettrice: un fatto non così scontato, allora, anche se oggi, si dice, le donne leggono più degli uomini.
A partire da questa lettura, e da questi pensieri, stanno scaturendo queste righe che, forse, parranno “fuori tema”, come si diceva al tempo della scuola. Pure, io non credo lo siano, poiché la lettura costituisce una relazione al reale. Sono, forse, solo prolegomeni incongrui ad un pensiero che fatica a dipanarsi.