Antoine Volodine

C’è quel particolare momento in cui, nel girovagare tra libri i più diversi, ci imbattiamo in un autore a noi sconosciuto: a noi, beninteso.

Solitamente accade nei giorni in cui, per i motivi più disparati, tra noi e i libri che stiamo leggendo, si è venuta a creare quella certa atmosfera da matrimonio di lunga data: ci si ama, certo, o forse l’espressione più adatta sarebbe “ci si vuole molto bene”, e anche quel po’ di noia è rassicurante. È una conferma.

Eppure, qualcosa manca. Lo stupore, la scoperta; con quella punta di desiderio di andare a vedere cosa c’è là fuori, mentre si arretra, ci si rifugia nella sicurezza di ciò che è noto, amando e riconoscendo i propri compagni di vita (plurale, attenzione: stiamo parlando dei libri, dei compagni di una vita che non si lasciano mai!).

Strana gente “i lettori”. Meglio sarebbe dire: strana non-categoria.

Perché i lettori sono gente, che attua un insieme di comportamenti che più vario non si può, non una categoria; e forse dovrei dire strana la gente – e dunque anche i lettori. I falsi sillogismi possono tornare utili; quando una incongruenza è difficile da mettere a fuoco.

Essere una lettrice, un lettore: ognuno a modo suo; chi legge cosa, quando, quanto, come e perché. Non esiste, nel nostro mondo, chi non legge “mai”, “nulla”. Tra i due insiemi – lettori e non-lettori – non esiste una vera soluzione di continuità.