Aimée Bender, Un segno invisibile e mio, Beat, 2011
Terminata la rilettura di questo romanzo ed eccomi qui. Perplessa? non proprio, non è questo; un po’ a disagio, sì, forse. Il romanzo è interessante. Aimée Bender è una scrittrice dotata di una voce originalissima. Da dove, allora, il disagio? Credo provenga da me, solo indotto dal romanzo, la cui lettura mi porta a interrogarmi su quanto poco io sappia notare ciò che mi circonda. E che il romanzo mi invita a vedere.
D’accordo, ho iniziato questa recensione in modo anomalo, ma trattandosi di questo libro, non riesco ad evitarlo.
C’è una ragazza, Mona Gray, che viene messa fuori casa dai genitori – in realtà dalla madre – secondo cui è tempo che la ragazza conquisti una propria autonomia. Riluttante, Mona si trova un alloggio, si trova lavoro come insegnante di matematica in una scuola primaria e di lì a poco, al compimento del ventesimo anno, come regalo per il proprio compleanno, acquista un’ascia.
