Bene. Eccomi qui con una piccola (per ora) scorta di nuovi libri. Non è completa. Occorre girare per qualche altra libreria.
Nel frattempo, sto leggendo (in e-book: seguirà acquisto) “Un segno invisibile e mio” di Aimée Bender. Per la verità, lo sto ri-leggendo. La prima lettura mi aveva lasciata perplessa, un apprezzamento discontinuo, ma comunque apprezzamento. Sentivo, tuttavia, il rischio di lasciare a metà il libro che non mi provocava, come solitamente mi succede, la ricerca spasmodica di tempo per continuare la lettura, per non essere interrotta, disturbata. Dunque: in prima lettura temo di averlo leggiucchiato, consapevole, tuttavia, che meritava altro. Richiedeva una nuova lettura, forse più attenta? Forse al momento giusto? Capita, per così dire, di ‘perdere’ un libro interessante per i più diversi inciampi che interferiscono con la lettura. Per quanto riguarda questo libro, un fattore può essere stato proprio l’e-book, che, in questo caso, era stato la scelta di un acquisto passatempo, un acquisto non meditato, – visto il libro, detto toh! Potrebbe andare, stasera non ho niente che mi vada da leggere, ma sì. Click! Ora penso che ne farò una recensione, vedremo, e credo che leggerò altro dell’autrice.
Nota a margine: mi ha colpito l’immagine di copertina, e la falsa somiglianza, nella totale diversità, con la copertina di “Verso un’altra estate”. Vero: celare, timidamente, un fiore con le mani dietro le spalle e nascondere, dietro le spalle, un’ascia, non si equivalgono. E però! Le due autrici sono, con ogni evidenza, quanto di più diverso uno possa immaginare, per storia, epoca di vita, scrittura, tutto. Eppure.
Ma passiamo ora ai nuovi acquisti:
Magda Szabò, “La porta”, Einaudi. Non ho mai letto questa autrice, restava in attesa. Ho una grande aspettativa.
Jorge Luis Borges, Adolfo Bioy Casares, “Sei problemi per don Isidoro Parodi”, Adelphi. È stato rieditato da un po’, da Adelphi. Mi era sfuggito. Interessante il fatto che ogni nuova edizione di questi racconti cambia editore. Era già stato editato, negli anni ’70, prima dei tipi di Studio Tesi del ’90. Edizioni uniche, a quanto pare. Oggi, forse, è solo una curiosità. Ma ne fa parte Borges, autore, credo, tanto esaltato quanto poco letto, da noi. Ma forse mi sbaglio. E questo per me basta.
David Foster Wallace, “La scopa del sistema”, Einaudi. Terza edizione. E’ il primo romanzo di Wallace, di cui non ho mai letto nulla. Perché? Per quanto riguarda Infinite Jest, l’ho sempre escluso per la mole. Mi piace (moderatamente) il genere, ma di fronte a più di 1200 pagine uno ci pensa, almeno io. Certo, c’è molto altro da leggere di questo autore. Rimediare.
Giuseppe Berto, “Il male oscuro”, che pare sia scomparso dalle mie scaffalature: i miei libri sono in disordine, non c’è dubbio, e non può essere che così, ma non esiste che non si trovino. La scomparsa credo debba venir attribuita ad un antico prestito. Non rileggo quel libro da anni e me ne è tornata la voglia. E’ stato per me un libro importante. Con una sua storia. Questa.
Quando è uscito ero una giovane liceale in preda a delirio intellettuale, come tipico dell’età. Era, credo, il 1964 o il ‘65, e noi, (il plurale è d’obbligo: il gruppo), a quel tempo e a quell’età, ci siamo sentiti pronti a leggerlo. Orrore!!! Da grandi saputelli l’abbiamo praticamente cestinato, sputando lapidarie sentenze su: ma qualcuno gli ha insegnato a costruire una frase? La maestra non gli ha insegnato la punteggiatura? Ma di cosa parla, illeggibile!!!
Il libro è rimasto non letto dopo le prime, temo, venti pagine al massimo. Ma è rimasto, e mi ha seguito nella mia vita adulta, e nei traslochi (I libri non si buttano!), finché un giorno, giunta ad un’età molto adulta, me lo sono ritrovato in mano.
Era un periodo per me faticoso, uno di quei periodi scemi in cui si è preda, come dire, di crisi esistenziali (?!) senza oggetto, capita. Ma era un periodo nero, di quelli che fanno resistere un marito solo se ti ama molto, o se, quantomeno, è molto restio ai cambiamenti, non sono nelle sue corde.
È stato in quel momento che, quasi come punizione, quasi per – cos’è quella cosa che fanno i maiali? Sì – voltolarmi nel fango della depressione, ho ripreso in mano “Il male oscuro”: il libro giusto, quello che poteva dare la conferma e il suggello alle mie sofferenze. E invece.
Ho riso, riso, riso, tutta una notte. Su, e di, me stessa, ovviamente. Al mattino, e a lettura finita, ero guarita. Il sole era tornato a splendere.
Se non ne capite il perché significa che: a) non avete letto “Il male oscuro”: rimediate subito; b) lo avete letto nel momento sbagliato – ad esempio, troppo giovani, appunto, è un libro della maturità; c) è un grande libro e parla ad ognuno secondo il suo bisogno del momento – e dunque dirà cose diverse a persone e momenti di vita diversi.
Rileggetelo. Credo sia stato Valentino Bompiani, potrei sbagliarmi, a dire che un libro che non merita di essere letto una seconda volta, non meritava neppure la prima lettura.
Esistono i momenti giusti per il libro giusto, Esistono addirittura i momenti in cui un libro può salvarti, se non la vita, sicuramente la qualità della vita. Ora per me è il momento di rileggerlo in uno stato emotivo diciamo così, normale. Scoprire che dice altre cose. Salutarlo e ringraziarlo. Alla prossima, chissà.