Buon Natale a tutti noi

Non so perché, quest’anno, cosa che non mi accade mai, sento il bisogno di augurare Buon Natale a tutti. Non Buone Feste. Proprio “Buon Natale”.

Nello stesso momento sento, forte, la consapevolezza che no, non è possibile. Che solo un ascolto silenzioso del Natale in un mondo silenzioso sarebbe una cosa buona, per chi è legato a una fede e per tutti gli altri.

Troppo di tutto va male. Mentre non so da dove, non so perché, sento il mio augurio provenire da una strana, illogica, speranza. Di un tempo che sta giungendo, che ha la possibilità di essere un tempo buono.

Se faccio silenzio, il mio Buon Natale forse si trasmetterà. A ognuno il suo.

Stasera ho guardato la TV. La7 trasmetteva “La vita è meravigliosa” di Frank Capra (costa poco? Diritti scaduti?) e me lo sono guardato, commuovendomi senza ritegno, presa tra l’immagine bella di una provincia americana che non c’è più e, se anche non ci fosse mai stata, che veniva propagandata così: non ditemi che era poco. Ricordando che nel frattempo, in quel mondo, imperversava il maccartismo, che creava da sé i suoi anticorpi. Vuoi vedere che Trump funzionerà da vaccino?

Tempi diversi ma la potenza e i denari di Hollywood funzionavano già benissimo allora nel creare immagini di buoni sentimenti per un giorno, da insegnare ai bambini, e non solo, quando a tutti si insegnava anche a parlare ammodo, a misurare le parole, e l’angelo Clarence poteva avere con sé, e poi lasciare in regalo, un libro, appena pubblicato, dice lui – l’angelo Clarence fa un po’ di confusione oppure in Paradiso il libraio non è molto aggiornato. È dovuto scendere ad aiutare un uomo, siamo nel 1946, la guerra è finita, tornano gli eroi: e Clarence, angelo di seconda classe, ancora senza le ali, ha con sé “Le avventure di Tom Sawyer” di Mark Twain, fresco di stampa del 1876.

A proposito di libri per ragazzi. Ho amato molto questo libro, e anche il suo seguito, “Le avventure di Huckleberry Finn” e ora mi accorgo di ricordare la grande emozione di queste letture ma non le storie.  Non proprio. Se ne sono andate, con la mia infanzia, rimanendo tuttavia in un qualche loro modo con me. Sono, me. Io sono tutti i bei libri che ho avuto la fortuna di leggere.

Resta il desiderio di augurare Buon Natale a tutti e un sentimento che mi chiede di non farlo. Per la difficoltà a distinguere, per la difficoltà a prescindere da tutte le luminarie, gli addobbi, i pacchetti regalo che si ammonticchiano.

A Como, ma anche da molte altre parti, si è provveduto affinché i poveracci non disturbino le coscienze e la vista dei consumatori festaioli a passeggio per acquisti.

Pure, la gioia dell’acquistare regali per i bambini fa superare qualunque vergogna.

Altra cosa! Quello è il Babbo Natale della Coca Cola: e nessuno dice Buon Babbo Natale.

Ma chi lo confesserebbe mai ai bambini! Lo sapranno presto. Fingeranno ancora per un po’ con i loro adulti, piacerà farlo agli uni e agli altri. Perché no. In seguito, ci si scambieranno regali senza ricorrere a figure magiche e sarà, o potrebbe essere, ancora più bello.

E tuttavia: “Regali”, non “Doni”: non è la stessa cosa.

Ma anche Doni. Con le persone che amiamo. Ed è bello.

Così come è bello augurare davvero Buon Natale, mentre la luce del giorno si allunga a poco a poco e tutto rinasce. E perché no un Bambino, tutti quelli che nascono oggi e in ogni altro giorno dell’anno? Chissà cosa ci porterà ognuno di loro.

Canticchio una canzone di Natale, da figlia dei miei tempi. Cerco il video.

Le parole e le immagini si scoordinano, mescolando i quattro di Liverpool che si scambiano pacchetti regalo a profluvio sotto un albero illuminato con le figure severe di John Lennon e Yoko Ono che espongono il loro cartello: War is over.

Oggi l’apparato di registrazione, il coro, i costi di produzione, si percepiscono tutti; e pesano. Non mi si salva neppure una canzone?

Non va. C’è stato un tempo in cui pareva che anche una canzone servisse; e non è stato così.

O forse sì. Forse è servita. Con tutte le altre. Con gli auguri di Buon Natale. Come il ricordo e la memoria da mantenere di una possibilità.

È ancora una buona canzone, con la possibilità intramezzata; e la contraddizione fa sempre bene. Contiene la verità.

Mi par bene anche il bianco e nero. I colori dovremo metterceli noi.

Buon Natale, dunque. Dal profondo del cuore.