jean_baudrillard_recensioneJean Baudrillard, Perché non è già tutto scomparso? Castelvecchi Editore 2013

Abbiamo chiuso la riflessione sul testo di Aime, affermando che era bene partire dalla realtà, dalla comune percezione del mondo che ci circonda, nel quale viviamo e di cui facciamo parte.
Ed ecco il problema: quando diciamo <il mondo che ci circonda> e <nel quale viviamo>, in qualche modo poniamo <due> soggetti del discorso: noi, e il mondo. Come dire che <il mondo> circonda <noi>, <noi> siamo una cosa, il <mondo> è un’altra. Poniamo una separazione per la quale esiste un <noi> ed esiste un <mondo>, dato, sul quale operiamo. Ne siamo, in un qualche senso, al di fuori; ci aspettiamo di poterlo guardare, maneggiare, modificare senza che ciò si riverberi su di noi.

marco aime_recensioneMarco Aime, La macchia della razza. Storie di ordinaria discriminazione, elèuthera 2013. Premessa di Marc Augé. Postfazione di Guido Barbujani

Con questo libro, siamo nei dintorni. L’autore, Marco Aime, è un antropologo, docente di Antropologia culturale all’università di Genova ma soprattutto ricercatore con al suo attivo importanti esperienze e conoscenze in particolare nel Sahel.

Si tratta di un piccolo volume, un centinaio di pagine tutto compreso, che tuttavia, in modo molto chiaro, ci parla del quotidiano razzismo che pervade gesti, parole, pratiche, burocratiche ma non solo, che caratterizzano il nostro rapporto con ‘lo straniero’ che viene in Italia.

Giorni fa Remo Bodei, intervistato da Concita De Gregorio nel corso della trasmissione Pane Quotidiano ha fatto una interessante affermazione. Ne trascrivo il senso: “Se la puntualità è la cortesia dei re, la chiarezza è la cortesia del filosofo”.

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Il pensatore, di Auguste Rodin

Vorrei partire da qui per parlare di temi che vengono ascritti alla ‘competenza’ della filosofia. D’accordo, dovrei dire ‘scrivere’, non parlare, ma il senso che voglio dare a questa scrittura è quello del parlato, del colloquio, anche perché, se si tratterà di filosofia, essa è questo, è colloquio, dialogo. Non si filosofa da soli, nonostante una becera immagine invalsa collochi i filosofi (non senza loro colpa) in una specie di soliloquio che gli altri hanno l’onore (ovviamente scarso) di leggere/ascoltare: nel caso (frequente) che il discorso sia confuso, incomprensibile, noioso e faticoso, ciò dovrà essere ascritto alla incompetenza del lettore e alla profondità inarrivabile del pensiero del tale filosofo.