Sono trascorsi dodici anni da quando – era, credo, il 2006 – Amartya Sen ci ha regalato questo suo libro. Dopo le Torri Gemelle, Il problema dell’altro-nemico era, credevamo, al suo massimo. Ne avevo proposto la lettura – era il maggio 2015 – a distanza di nove anni; e a distanza di un anno dall’apertura di questo spazio, senza poter dare a questo libro una almeno minima visibilità.
Il libro è sempre in circolazione. Le edizioni sono state multiple; ed è purtroppo un libro sempre molto attuale. Che contiene, in chiusura, una speranza – razionale, limitata – che Amartya Sen esprime con il suo linguaggio caldo, semplice, chiaro, che aiuta chi lo condivide a trovare le parole giuste, e pacate, per dirlo: cosa non sempre facile.
Ve lo ripropongo: in questi giorni che non riesco a descrivere se non come paurosi.
Amartya Sen, “Identità e violenza”, Laterza 2006 (4a edizione 2011)
“L’Islam”, “i musulmani”, “i cristiani”, “lo scontro tra civiltà”, “loro”, “noi“. Sen affronta il tema dell’identità e del come questa diventi, necessariamente, una “identità violenta” quando, ponendosi come il tutto che definisce una persona, cancella la molteplicità delle appartenenze che ci caratterizzano. E questo avviene, in particolare, quando un’identità, resa cosignificante del tutto di un essere umano, è quella etnica (qualsiasi cosa ciò significhi, mi permetto di aggiungere) e religiosa.