Così, ho guardato bene i titoli in gara per lo Strega – per antico affetto, direi, per un Premio che ha avuto, nel tempo, un suo significato assolutamente di rilievo, il cui esserci è stato importante, utile; e che oggi, non potendo se non vivere, esserci, per l’appunto, nel mondo della comunicazione attuale, inevitabilmente risulterà figlio di un meccanismo di selezione della qualità obsoleto, a rischio di venir travolto da regole di mercato impensabili alla sua nascita; dal rumore di fondo della comunicazione multimediale che lo circonda, dove il libro si deve confrontare con altri mezzi che ne tradurranno, e distorceranno, il messaggio, la fruibilità; che soli ne decreteranno un qualche (siamo in Italia) successo commerciale sui grandi numeri (sempre italiani, è chiaro).
Voland
Michaël Uras, “Io e Proust”, Voland 2014
Tanto mi è piaciuto questo libro quanto trovo difficile scriverne e il perché è presto detto. Lasciando da parte il fatto, tutt’altro che secondario, del divertimento che si ricava dalla lettura, c’è che ognuno, leggendo questo libro, poi lo riscriverà da sé e per sé.