Buon 2022

Giuliano Scabia, Canti del guardare lontano” – con disegni dell’autore. Einaudi 2012

Canto del crinale

All’amica Euridice

E a tutti quelli che, stando sui crinali,

traducono i nomi dei venti

I.

La stagione si sgrana, sono

partiti diversi uccelli, sono

attenti a cercare cibo, hanno

godimento di volo, forse visioni.

È sera

2.

Sul crinale del vento nei faggi

la voce della selva è meraviglia

ascoltare. Forse

tutte le voci sono selva.

È inverno.

3.

Lo sa l’inverno dove va? Lo

sa. E noi che adesso per la selva

andiamo alla casa della sera

stando sul crinale, lo sappiamo?

Voi, passi, lo sapete?

4.

Quando in volo Amore sorse

forse sapeva dove andare. Forse

quando si sveglia Amore sa,

un poco si crede illuminare

la notte. Lui sa cos’è

la notte?

5.

È bellissimo l’andare. È

luce. Andar via, tornare. Trovare

tracce, orme, odori – occhi

in attesa di guardare. Vedere

dentro l’ombra.

6.

Tu, ombra, oltre la soglia stai

così calma, così pensosa.

Oltre ogni attimo stai. Così

nutri la luce. Così

il tempo si fa

sentiero illuminato.

7.

Così adesso il crinale prende

ombra, prende sera. Noi,

sulla porta, finalmente siamo

sul punto di entrare. Chi sia

la casa ancora non sappiamo. Il vento

la fa suonare – e la faggeta.

In questo passaggio d’anno – diverso – l’immagine del Crinale, che Giuliano Scabia ci regala, quale introduzione ai suoi “Canti del guardare lontano”, mi ha catturata.

Occorre aggiungere qualcosa?

Sì, immagino, ma – come dire; dopo? Forse? In un altro momento.

Per ora, solo l’ascolto di questo testo, in una magistrale interpretazione per voce e violoncello resa disponibile dal Teatro del Tempo su Vimeo[i]

Buon 2022.


[i] Canto del crinale
Compositore: Mario Pagliarani
Autore del testo: Giuliano Scabia
Violoncello e voce: Viola Mattioni
Video: Andrea Todaro
Produzione: Teatro del Tempo
Da: La Via Lattea 6, Veglia
Chiasso, Cinema Teatro, 12 settembre 2009

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