Giuliano Scabia, “Canti del guardare lontano” – con disegni dell’autore. Einaudi 2012
Canto del crinale
All’amica Euridice
E a tutti quelli che, stando sui crinali,
traducono i nomi dei venti
I.
La stagione si sgrana, sono
partiti diversi uccelli, sono
attenti a cercare cibo, hanno
godimento di volo, forse visioni.
È sera
2.
Sul crinale del vento nei faggi
la voce della selva è meraviglia
ascoltare. Forse
tutte le voci sono selva.
È inverno.
3.
Lo sa l’inverno dove va? Lo
sa. E noi che adesso per la selva
andiamo alla casa della sera
stando sul crinale, lo sappiamo?
Voi, passi, lo sapete?
4.
Quando in volo Amore sorse
forse sapeva dove andare. Forse
quando si sveglia Amore sa,
un poco si crede illuminare
la notte. Lui sa cos’è
la notte?
5.
È bellissimo l’andare. È
luce. Andar via, tornare. Trovare
tracce, orme, odori – occhi
in attesa di guardare. Vedere
dentro l’ombra.
6.
Tu, ombra, oltre la soglia stai
così calma, così pensosa.
Oltre ogni attimo stai. Così
nutri la luce. Così
il tempo si fa
sentiero illuminato.
7.
Così adesso il crinale prende
ombra, prende sera. Noi,
sulla porta, finalmente siamo
sul punto di entrare. Chi sia
la casa ancora non sappiamo. Il vento
la fa suonare – e la faggeta.
∞
In questo passaggio d’anno – diverso – l’immagine del Crinale, che Giuliano Scabia ci regala, quale introduzione ai suoi “Canti del guardare lontano”, mi ha catturata.
Occorre aggiungere qualcosa?
Sì, immagino, ma – come dire; dopo? Forse? In un altro momento.
Per ora, solo l’ascolto di questo testo, in una magistrale interpretazione per voce e violoncello resa disponibile dal Teatro del Tempo su Vimeo[i]
Buon 2022.
[i] Canto del crinale
Compositore: Mario Pagliarani
Autore del testo: Giuliano Scabia
Violoncello e voce: Viola Mattioni
Video: Andrea Todaro
Produzione: Teatro del Tempo
Da: La Via Lattea 6, Veglia
Chiasso, Cinema Teatro, 12 settembre 2009