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Category Archive: Poesia
Giuliano Scabia, “Canti del guardare lontano” – con disegni dell’autore. Einaudi 2012 Canto del crinale All’amica Euridice E […]
Fosco Maraini, “Gnosi delle fànfole”, La nave di Teseo 2019 – Breve genesi e storia delle fànfole. Introduzione […]
Poi, a bancarelle (una, per ora, ultima volta, maledetto lockdown, che già scriverne la parola!) si fa incetta […]
E per iniziare questo 2021, un pensiero: ai ragazzi, ai ragazzini e ai giovani donne e uomini che, […]
Costantinos Kavafis, (29 aprile 1863 – 29 aprile 1933) è un poeta che mi ha sempre affascinato e, […]
Ferdinando Pessoa, “Poemi di Alberto Caeiro”. A cura di Pierluigi Raule. Testo portoghese a fronte, Edizioni La vita felice, 1999, 2007
Il custode di greggi
“Pref.
“Leggo, e sono limpido nelle mie intenzioni; ciò che c’è di febbrile nella semplice vita mi abbandona; una calma completa mi invade. Tutto il riposo della natura è con me.”

È giunto il tempo, per me, quello giusto, spero, per vivere pagine lontane, lasciate molte vite fa, senza che mai mi avessero lasciato. Non so se ne sarò capace. Né se potrò, riuscirò a, condividerne qualcosa.
Jack Kerouac: Jean-Louis Kerouac, 1922 – 1969, considerato <il> fondatore del movimento beat (e verrebbe da aggiungere, al solito: “qualsiasi cosa ciò significhi”) è stato, in realtà, e a suo modo, un outsider nel <mondo> che ha creato – come avesse dato il via a qualcosa e, nello stesso tempo, se ne fosse distanziato; è stato seguito da un mondo che, anche sulle sue orme, si andava facendo, mentre è parso non aver mai chiesto ad alcuno di seguirlo.
Lawrence Ferlinghetti, “Scoppi urla risate”, Edizioni Sur 2019
Traduzione di Damiano Abeni
Con una Nota dell’editore, Marco Cassini
Un poeta: lo si legge per dare una forma al tempo che stiamo vivendo.
La poesia è concretezza di una nostra ora, di un luogo, ma anche dell’ovunque cui la nostra ora e il nostro luogo partecipano. Da incarnare.
Non si legge un poeta a caso.

Terminata la lettura di “Il narratore” di Walter Benjamin, mantengo un debito di restituzione di quest’opera sentendo, tuttavia, per un verso di averne già dato un’indicazione e che sarebbe, almeno al momento, inopportuno insistervi mentre, per altro verso, il libro è davvero interessante, denso di contenuti – in aggiunta, ben rilevati e riletti da Alessandro Baricco che, per altro verso ancora (lo dico sommessamente e solo dal mio punto di vista) ridonda e, forse, non sempre è condivisibile.
Parole scritte, parole cantate, in un altro tempo – che forse prefigurava?
Era un altro tempo?
Oggi le reincontro. Mi pare di non doverle perdere.
Ascanio Celestini, 2007
Cadaveri vivi
Jorge L. Borges, “Rimorso per qualsiasi morte” e “Assenza”.
In: “Fervore di Buenos Aires”, Adelphi 2010
Traduzione di Tommaso Scarano
La poesia parla di ciò che non dice. È monca, come il dolore dell’ignominia.
Questo fa, sempre, la poesia. Evoca, tace, dice, chiede silenzio.
Ogni volta, un seme metterà radici nel tempo di ognuno.
Ogni volta, ci ritroveremo a tendere l’orecchio, ad ascoltare l’immenso non detto.
Sono arrabbiata. Molto. La quotidianità del mondo e di casa nostra investe e travolge la lettura, la scrittura, il pensiero.
Travolge vite. Il quotidiano di casa nostra, che è anche il mio, è ogni giorno più impastoiato nelle difficoltà.
E ci si mettono pure quelli che vogliono uccidere la mia lingua-mamma, la voce della mia terra veneta ormai sventrata, annerita, soffocata da figli degeneri che vorrebbero, sia mai, INSEGNARE NELLA SCUOLA UNA “LINGUA VENETA” TAROCCATA INVENTATA MALNATA – ma come, ma cosa – e con ciò seppellire, senza funerale, mandare in discarica, parole e costrutti linguistici che sono casa, intimità, latte materno; amatissimi lessici familiari.