Case editrici e dintorni

Periodicamente ritorno al tema dell’editoria italiana; dovendo tuttavia dichiarare, fin da subito, che non so bene, al momento, né cosa scriverò di preciso né dove andrò a parare. So solo che andrò a chiudere da qualche parte. E mi consolo sperando di non essere la sola che utilizza la scrittura per pensare; sorprendendosi poi dei risultati, solitamente opposti a quanto vagamente atteso. 

Siamo al rush finale del Premio Strega, e questo ha un suo peso sul mio ritornare al tema editoria. Perché, a ben vedere, pure se i Premi Letterari sono nati per accreditare un libro e il suo autore, la vera gara si svolge tra Case Editrici. I Premi, infatti, ci dicono qualcosa sul benessere, sulle relazioni e, perché no, sul potere di cui le C.E. dispongono; sulla loro capacità di occupare/mantenere una posizione nel mondo dei libri; sul bisogno di confermare il loro essere principi regnanti di quel mondo, o dichiararsi impegnati a scalarne le vette. 

Il 7 luglio prossimo lo Strega verrà assegnato dunque ad un autore <E>, implicito e fondamentale, ad una Casa Editrice, arricchendone e qualificandone il Palmarès.

Vincitore Premio Strega Europeo 2022

Che dire, dunque, dei Premi letterari. Innanzitutto che sono un numero incalcolabile, un numero, credo, se non sempre in ascesa, sempre in movimento convulso: premi nascono premi muoiono senza lasciar traccia di sé; e sarà il tempo e, naturalmente, saranno le Case Editrici partecipanti, attraverso la reciprocità degli interessi, a certificarne la fortuna.

Il Premio vivrà se si mostrerà capace di accreditare  le scelte editoriali delle Case Editrici che, attraverso la propria partecipazione, accrediteranno il Premio: fondamentali saranno state le scelte editoriali operate e la capacità del Premio di sostenere, con la propria reputazione, la scommessa sulle vendite.

Il Premio Strega è il solo, credo, che nel suo regolamento, all’art. 7 preveda come obbligatoria la presenza di un piccolo-medio editore [i]. Ed è interessante constatare come, nei nove anni in cui è stato assegnato il Premio Strega Europeo, dal 2014 a questo 2022, né Mondadori  né Einaudi lo abbiano vinto. Le due grandi C.E. infatti, insieme, hanno accumulato, ad oggi, un approssimativo 50% dei vincitori nazionali, 37 vittorie su 75: il 2022 sarà dunque decisivo per il superamento del quorum.

All’Europeo sono stati premiati finora autori di elevata qualità che hanno pubblicato con, rispettivamente: Elliot, Adelphi, L’orma, Sellerio, Guanda, Neri Pozza, Nottetempo e Voland (quest’ultima ha vinto le due ultime edizioni!).

Il Premio Strega nazionale, nato nel 1947, è sicuramente il più importante, e il più remunerativo in termini di ricadute sulle vendite e sulla certificazione di un autore e di una C.E. La sua storia è nota[ii]. La primogenitura dei Premi Italiani va tuttavia al  Premio Bagutta, nato nel 1926, in un’osteria, dall’idea di un gruppo di amici che, come ha scritto Paolo Monelli, formavano un gruppo eterogeneo del quale facevano parte “due giornalisti, due pittori, un avvocato, un commediografo, tre letterati e un dandy”.[iii]

Il Premio Bagutta, vinto quest’anno da Benedetta Craveri con il romanzo “La contessa”, ed. Adelphi, ha interrotto la propria attività, per scelta dei fondatori, solo negli anni 1937 – 1946, per non essere vincolato dal regime fascista, cui erano legati alcuni dei giurati.

Amélie Nothomb, 2015 (Wikipedia)

Oggi tuttavia è sicuramente lo Strega a tener banco; un premio che ha, a suo modo, natali simili, pur se più blasonato del Bagutta: in ambedue i casi, nasce per iniziativa di un gruppo di amici che si trovano regolarmente a parlare di libri: gli uni (lo Strega) in un ricco salotto, gli altri (il Bagutta) in un’osteria.

Io chiacchiero; ma mi è ben chiaro che non mi so districare nel mondo dell’editoria italiana. Mi diverte pensarlo abitato da confraternite, i cui membri siano adepti di sette diverse, ognuna ostile alle altre ma tutte insieme coalizzate nei confronti del nemico esterno; impegnate a condividere “segreti”, a protezione di un mondo complesso, dalle vie di accesso imperscrutabili; rese ostiche per chi volesse accedervi, da prove, sbarramenti, riti di iniziazione e cose così. Come non esserne attratti!

La realtà? Un mondo dove è accaduto e sta accadendo molto. E dove il lettore dovrà ben aggirarsi: dovendo scegliere l’acquisto di un libro, dovendo individuare un nuovo autore su cui investire i propri soldini e, soprattutto, il proprio benessere, la qualità della propria vita, le proprie opzioni di crescita (perché questo fa un libro per chi legge), la C.E. che lo garantisce è fondamentale.

La C.E. è quel qualcuno che, forte di una fiducia conquistata sul campo, ci presenta un autore e la sua opera; ed è anche attraverso tale accreditamento che seguiremo uno sconosciuto: cioè uno che, come ben si sa, soprattutto come le donne ben sanno, mai andrà incoraggiato a farci compagnia; e meno che mai andrà accolto nella nostra casa, per non dire nel nostro letto, senza esserci stato almeno presentato!

Per non dire di quel non piccolo problema che è la distribuzione: quanti buoni libri perdiamo, editati da case editrici piccole, che non riescono a superare una faticosa distribuzione locale?

Ci vuole, dunque, una C.E. che presenti il libro. Che ne assicuri, oltre al contenuto di qualità, la cura editoriale attesa e il suo buon confezionamento. Andrà bene anche una C.E. nuova? Una sconosciuta? Ci può stare. Potrà ben vincere, con le dovute accortezze, la curiosità verso qualcuno tanto audace, in questi tempo bui, da avviare una nuova Casa Editrice.

Sarà, tuttavia, un affidamento non facile – se, ad esempio, sei la nuova C.E., nata da solo un paio d’anni se non meno, giusto il tempo di pubblicare i primi sei – dieci libri; e ti chiami, per dire, prendiamone una a caso: Editrice 21 lettere.

Difficile crederci subito; impossibile, a ben vedere, a meno che tu non incappi in quel grande presentatore – di libri, certo, ma anche, primariamente, di Case Editrici – che è, per l’appunto, Il Premio Letterario. E non uno qualunque: lo Strega. Chi altri?

Quando La Feltrinelli, nata nel 1954,  nel 1957 pubblicò “Il dottor Zivago” che, l’anno seguente valse il Nobel per la letteratura a Boris Pasternak; e nel 1958 vinse lo Strega con “Il Gattopardo”, libro rifiutato, narra la leggenda, da altri editori; quando tutto ciò accadde la Feltrinelli divenne, sia pur rimanendo, nel panorama italiano, una C.E. di medie dimensioni, una fonte di certificazione indiscutibile, rafforzata, nel prosieguo, dalla catena delle sue librerie – la distribuzione, per l’appunto.

Nel mondo dell’editoria italiana sono avvenute cose, in anni recenti: a cui sono seguite cose.

Lo scenario editoriale è, oggi, dominato da due grandi Gruppi: il Gruppo Mondadori S.p.A. (che comprende, tra altre C.E., Rizzoli ed Einaudi) e il GeMS – Gruppo editoriale Mauri Spagnol, con almeno venti C.E. associate, la maggior parte delle quali storici marchi di comprovata affidabilità.

Fanno corona ai due gruppi un numero di medie C.E. indipendenti – vedi elenco in nota[iv] da cui mancano, ad esempio, e se non mi sbaglio (probabilmente perché considerate grandi C.E.?),  Marsilio, Neri Pozza, Adelphi, Bompiani, La Nave di Teseo…

Come dicevo: ci capisco poco, ma vorrei davvero capire.

La formazione dei due grandi gruppi, Mondadori e GeMS, comunque, ha creato  un sommovimento del quadro ancora tutto da conoscere, in un contesto che vede mancare, parzialmente ma in modo significativo, la vasta area in fieri del mondo degli e-book; mentre cresce una ancora indecifrabile area del self publishing – nonché quel tramite, non unico ma sicuramente prevalente pur non essendo una C.E., di nome Amazon che, a proposito del tema-problema della distribuzione, consente ai piccoli e anche piccolissimi editori di acquisire una sia pur relativa visibilità, nonché di espandere le proprie vendite al di fuori del contesto locale cui appartengono. E non è poco.

Nel gennaio di quest’anno, illibraio.it scriveva, in proposito: …”al gruppo Mondadori manca la vittoria del premio Strega, in cui nel quindicennio precedente, non senza polemiche, aveva dominato o quasi con le sue case editrici. Ed è dallo stesso anno, quando a trionfare al Ninfeo di Villa Giulia fu Paolo Cognetti con Le otto montagne, che Einaudi non porta a casa l’ambito riconoscimento.” (qui)  .

Ad oggi, i sette libri finalisti (vedi qui , ne scrive Pina Bertoli) paiono ricondurre  sul podio i grandi gruppi editoriali, con la sola eccezione di Adelphi che, nei 75 anni di vita del Premio Strega, mai lo ha vinto.

Nel frattempo, per questo 2022, è stato assegnato il Premio Strega Europeo ex aequo a:

Mikhail Shishkin, 2010 (Wikipedia)

Amélie Nothomb, “Primo sangue”, ed. Voland 

Mikhail Shishkin, “Punto di Fuga”, ed. 21 lettere.

Ed ecco un ultimo elemento di interesse: La Voland, Casa Editrice nata nel 1994, e che da subito si è segnalata per la sua ottima produzione, è stata la casa editrice che ha fatto conoscere in Italia Mikhail Shishkin, ora vincitore del Premio Europeo con 21 Lettere, Casa Editrice nata nel 2021: quello che si dice un botto! E un curioso cambio di C.E. da parte dell’autore, se così si può dire.

Voland peraltro si era aggiudicata il Premio europeo anche lo scorso anno con “Cronorifugio” di Georgi Gospodinov: e anche vincere per due anni di seguito lo stesso importante premio non è da poco. Va anche detto che, se Voland avesse, come di regola, pubblicato Mikhail Shishkin, un premio sarebbe andato perso (così come un battesimo alla grande per una neonata casa editrice che dovrò assolutamente conoscere).

Come novità, pregevole, il Premio Europeo è stato assegnato, oltre che agli autori anche alle traduttrici delle due opere, Federica Di Lella  (per la traduzione di “Primo sangue”) e Emanuela Bonacorsi (che ha curato tutte le traduzioni delle opere di Mikhail Shishkin).

Argomento infinito. Magari, potrei dichiarare un <segue>. Mi piacerebbe, lo ammetto.


[i] Art. 7: “Con il primo scrutinio vengono designati i cinque libri che hanno ottenuto il maggior numero di voti, i quali entrano di diritto nella lista per la seconda votazione. Se nella graduatoria dei primi cinque non è compreso almeno un libro pubblicato da un editore medio-piccolo (così definito secondo la classificazione delle associazioni di categoria e le conseguenti valutazioni del comitato direttivo), accede alla seconda votazione il libro (o in caso di ex aequo i libri) con il punteggio maggiore, dando luogo a una finale a sei (o più) candidati.

[ii] Ideato nel 1947 dalla scrittrice e traduttrice Maria Bellonci, all’interno del suo salotto letterario (“gli Amici della domenica”), e da Guido Alberti, produttore del liquore Strega, il premio viene assegnato ogni anno all’opera di un autore o autrice pubblicata in Italia. Nel 2014 nasce il Premio Strega Europeo, che omaggia il lavoro di autori internazionali che abbiano già ricevuto un importante riconoscimento nel loro Paese. Nello stesso anno parte anche il Premio Strega Giovani: la selezione delle opere è la stessa, ma vengono giudicate dai ragazzi provenienti dalle scuole secondarie superiori. In: https://www.illibraio.it/news/editoria/premi-letterari-1233707/

[iii] Vedi in: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_aprile_05/bagutta-locale-intellettuali-tavoli-scoperti-bacchelli-d2c52868-faef-11e5-be4b-a5166aa85502.shtml

[iv] Le prime dieci in classifica sono: Iperborea, L’Ippocampo, Fazi, Interno Poesia, Minimum Fax, Edizioni e/o, Il Saggiatore, Fandango Editore, Nottetempo, Marcos y Marcos

Da Sfoglialibri che, per il 2022, ne elenca 245 appartenenti alla media, piccola e micro editoria, qui: https://sfoglialibri.wordpress.com/2022/04/26/classifica-case-editrici-indipendenti/#classifica