Timshel. Tu Puoi

John Steinbeck, “La valle dell’Eden”, Bompiani 2014

Traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini

 

“Quando sei bambino, sei il centro di tutto. Tutto succede per te. Gli altri? Solo fantasmi che sono lì perché tu abbia qualcuno con cui parlare. Ma quando cresci, occupi il tuo posto, hai certe dimensioni, una certa forma. Le cose vanno da te agli altri, e dagli altri a te. È peggio, ma è anche meglio.”

 

Avevo lasciato questo libro con la mia adolescenza. La mia età adulta lo aveva quasi scordato, dopo averlo letto fino alla consunzione delle pagine.

Talvolta ero raggiunta dal pensiero, che non si traduceva tuttavia, non ancora, in desiderio, di doverlo rileggere.

Ora credo di sapere il perché: ero adulta, avevo occupato, oppure ero intenta, o almeno così credevo, a occupare il mio posto, ad assumere la mia dimensione, la mia forma.

E ora? Il tempo <adulto> è alle mie spalle; e l’età anziana richiama la prima giovinezza, quel tempo, più o meno lungo, nel corso del quale l’infanzia e il tempo della crescita non sono ancora perdute, lasciate.

Credo si tratti di qualcosa come il bisogno, o semplicemente il tempo giusto per una verifica – un inventario? per il bisogno di far ordine <con> se stessi: vuotare gli armadi, fare bilanci, scegliere le cose da portare con sé in questa fase della vita.  Cose da gettare, cose da riscoprire.

Occorre una mappa: per guardare il percorso compiuto, fare il punto, e individuare un ultimo tratto da percorre. Per giungere al tesoro?

È giunto il tempo – l’urgenza – di riprendere “La valle dell’Eden”.

Possedevo una vecchia edizione Oscar Mondadori, tre volumetti, che non ho ritrovato. Dovrò cercare meglio, ci devono essere; e sono importanti perché sarebbe bello, oggi, rivedere le sottolineature di allora. Ci saranno state note a margine? Forse no, forse allora me ne ero astenuta: i libri appartenevano alla casa (dei genitori); venivano letti da altri, soprattutto da una mamma, cui mai avrei lasciato indicazioni sui miei pensieri; proprio mai. Erano gli anni della segretezza, quella del seme che se ne sta, sottoterra, e attende, a lungo, prima di rivelarsi.

Chi avrebbe potuto sapere, a quel tempo, che mai ci sarebbe stato, stabile, definito, un posto, una dimensione, una forma, certi?

Ho tremato di meraviglia quando ho ritrovato queste parole di cui, fino a un attimo prima, non sapevo il ricordo. E non ne avevo potuto conoscerne l’illusorietà.

Non posso attendere, quando un libro urge: oggi l’e-book risolve, nell’attesa di un ritrovamento, di un riacquisto (che non è la stessa cosa ma insomma).

È un grande libro, una grande storia, la cui lettura scorre veloce e neppure si notano le soste, incantate, per ciò in cui ci si è imbattuti: la Genesi, il viatico per un percorso a scelta, per ogni età, per ognuno il suo, in forza di un appiglio al mito fondativo, foriero di pensieri, scelte, opportunità.

Prima edizione 1952

“C’è dentro tutto quello che ho” – dice John Steinbeck, dedicando questo libro al suo editor Pascal Covici – e non è ancora piena. Ci sono dolore ed euforia, momenti buoni e cattivi, pensieri buoni e cattivi…Il piacere del progetto e un po’ di disperazione e l’indescrivibile gioia della creazione. (…). Eppure ancora non è piena”

È un libro affollato di protagonisti, ognuno dei quali archetipico di un modo di stare nel mondo e di confrontarsi con il mondo.

Apre il racconto la valle del Salinas – “…una lunga gola … stretta tra due catene montuose: il fiume si snoda e serpeggia nel centro, finché non si getta nella baia di Monterey.

Ricordo i nomi che davo da bambino alle piante e ai fiori segreti. Ricordo dove si può trovare qualche rospo, e a che ora si svegliano gli uccelli d‘estate; e il profumo degli alberi e delle stagioni, l’aspetto che aveva la gente, come camminava e persino l’odore che aveva. La memoria olfattiva è molto potente.”

Il luogo, che fa da contenitore alle vicende, è una biblica “Terra di Nod”, da cui trarre la vita; la terra dell’uomo, che accolse Adamo ed Eva e la loro progenie – noi, la progenie di Caino – dopo la cacciata dall’Eden.

Narra la vita di due famiglie, gli Hamilton e i Trask, che hanno abitato la valle dal tempo della guerra di secessione per chiudersi nel corso della prima guerra mondiale.

La voce narrante della storia, assegnata ad un nipote di Samuel Hamilton, è la voce di John Steinbeck, che a Salinas è nato e di quella terra, e della sua gente, ha ripetutamente narrato.

Samuel, immigrato dall’Irlanda, abita una terra povera, priva d’acqua, che non dà sufficiente cibo. È un uomo giusto, fiducioso e creativo, capace di sostenere la sua famiglia, ricca di molti figli. Ed è un punto di riferimento per la comunità. Samuel è un rabdomante, e sa inventare strumenti e tecniche per la perforazione del terreno, e aiuta altri a raggiungere l’acqua che a lui manca.

Liza, sua moglie, è una donna severa, rigida nell’osservanza dei precetti religiosi, sicuro riferimento per la famiglia e per la sua solidità.

Adam e Kathy Trask si stabiliscono a Salinas quando Kathy è in gravidanza. Adam, molto innamorato della moglie, non comprende che la donna non desidera vivere con lui, che lo ha sposato unicamente per sfuggire a una difficile situazione.

Alla nascita di due gemelli, Kathy, la rappresentazione del Male, lascerà figli e marito e non darà più notizie di sé, pur non essendosi allontanata dalla zona.

Samuel Hamilton sarà, per Adam rimasto solo con due bambini da crescere, una importante figura di riferimento, a partire dalla necessità, Bibbia alla mano, di dare un nome, Aron e Caleb, ai due bambini.

Adam avrà inoltre, quale ulteriore e fondamentale sostengo, la presenza del suo domestico, Lee, un giovane americano di origini cinesi, che incarna il punto di ricaduta, il punto-messaggio, delle vicende che vedranno intrecciarsi la vita di Adam con quella di Samuel, la vita di Kathy con quella del mondo che la circonda e, infine, con la vita dei suoi figli; e con altre vite.

Filo conduttore e punto di sintesi della storia uno dei versetti del Libro 4 della Genesi[i], e la sua interpretazione – là dove le traduzioni del termine ebraico “Timshel” con cui Dio pare “ordinare” a Caino di dominare il peccato, o “promettere” a Caino che sarebbe giunto a dominarlo interrogano Lee che, parlandone con Samuel e Adam, narra di essersi chiesto

“… quale fosse la parola originale, quella dell’autore, che aveva permesso traduzioni così diverse.”

“Pensavo che l’uomo che aveva concepito quella grande storia dovesse sapere bene quello che voleva dire e che non ci potesse essere confusione nella sua affermazione.”

Sarà un piccolo gruppo di vecchi saggi cinesi, che Lee avrà interpellato, a dedicarsi allo studio dell’ebraico fino a proporre una diversa, altamente significativa traduzione, capace di aprire l’azione umana alla libertà e alla responsabilità.

“Timshel”: “Tu puoi”. Con tutto ciò che ne segue. Nel bene e nel male.

Non sapevo, davvero non lo sapevo, che questo era stato, per me, il libro della vita; come lo è sempre, per sua natura – un mito; e insieme, alla rilettura, nella distanza, l’evidenza di una mappa.

Un libro fa anche questo: propone un percorso, dotandolo di significato, e di libertà di scelta. Mostra un percorso compiuto, e la strada sempre aperta.

Ora so perché, in cammino, non ho sentito il bisogno di rileggere queste pagine. Erano dentro di me, avevano assolto il loro compito.

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[i]  e le diverse vulgate riscontrabili dal confronto tra la Bibbia di  Re Giacomo e la American Standard Bible.

Da: La Bibbia di Gerusalemme, Edizioni Dehoniane Bologna, 1974

Genesi, Libro 4 – versetti 1 – 16

Caino e Abele

«Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: “Ho acquistato un uomo dal Signore”. Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo.

Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu moto irritato e il suo volto era abbattuto.

Il Signore disse allora a Caino: “Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dominalo.”

Caino disse al fratello Abele: “Andiamo in campagna”. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: “Dov’è Abele, tuo fratello?” Egli rispose: “Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello? Riprese: “Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. Quando lavorerai il suolo esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra.

Disse Caino al Signore: “Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono? Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere.”

Ma il Signore gli disse: “Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!” Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque lo avesse incontrato. Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.»