Storie di ieri e anche no. Così sembra, ascoltando vecchi canti.
In Italia cerchiamo di non guardare, di non vedere, le condizioni in cui lavorano immigrati nei nostri campi, a raccogliere i pomodori; nelle concerie, …: privi di voce. Cui si aggiunge il nostro silenzio.
Nel mentre, il nostro lavoro – che cambia, che è precario anche quando non lo è – perde sempre più valore.
E il mondo del lavoro è il mondo, tutto, non solo casa nostra.
I vecchi canti hanno ancora voce. Ed è la loro ed è la nostra.
E no, l’ho detto: non scriverò, per un tempo breve.
Ma è trascorso il 25 Aprile, e siamo al 1° Maggio.
Vale cantare?
Debout les damnés de la terre!/ in piedi dannati della terra!
Debout les forçats de la faim!/in piedi forzati della fame!
Il lavoro non ha confini.
“Carichi sedici tonnellate e che cosa ottieni?
Un altro giorno più vecchio e più indebitato
S. Pietro non chiamarmi perché non posso andare
perché non posso andare, devo la mia anima all’azienda“
Il lavoro non ha tempo: le vittorie vanno difese. Ancora. Sempre. Daccapo.
Fino al giorno in cui…
E no, quel mondo e quel tempo non è un altro mondo, un altro tempo: quel mondo/tempo esiste ancora, anche ancora a casa nostra.
Poi un ricordo che, in questi ultimi giorni, mi è stato richiamato e che, ancora una volta, ha a che fare con il lavoro, nel contesto di un’idealità nata per rimanere tale, che tuttavia fa bene ricordare – e magari tenere a mente, anche solo come utopia cui tendere.
Il ricordo porta, ed è bene che sia così, anche frazioni di tempo che chiedono autoironia: un grande vantaggio sull’indifferenza. Che aiutano a guardare con speranza, e non con critica, i giovani/giovanissimi che oggi si stanno muovendo: pochi, da noi, solo perché sono pochi. Sono molti nel mondo. E sono belli. E il mondo sarà loro.
Chiudo dunque, perché mi dà piacere – e perché mi pare giusto – sbeffeggiando un po’ un certo “come eravamo”: con simpatia e, perché no, nostalgia; come anche Giorgio Gaber fa, e si sente.
E va bene, lo ammetto, è troppa roba (pure se ne ho lasciato fuori la maggior parte).
Ascolterete se ne avete voglia, ciò di cui avrete voglia.
Buon 1° Maggio!
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Immagine di copertina: Silvana Mangano nel film Riso amaro, di Giuseppe de Santis