Avviso ai naviganti, o forse no

Domande. Incertezze.

Quali nuovi libri entreranno in questa piccola libreria? Occorrerà domandarsi, per qualsivoglia genere, cosa sia, oggi, un Libro: uno splendido, insostituibile strano <oggetto di consumo>? Tuttavia durevole, che ogni lettore, fruendone, rinnova; che non decade dalla propria natura per il fatto di essere di piacevole, facile fruizione (solitamente, anche se molti non lo credono, sono tali i capolavori); e neppure per essere invece una montagna da scalare, la cui vetta apre panorami incomparabili e irrinunciabili? O non invece, anche, un qualcosa destinato a sparire in breve tempo per essere sostituito da un profluvio di altri <libri> che nasconderanno, o su cui svetteranno, <I Libri> destinati a salvarsi. 

C’è, oggi (c’è sempre stata? Oggi di più?) una frizione nell’unicità significante-significato della parola <libro>; nella sua referenza. C’è confusione nel mondo del Libro.

Foto da sito Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Chi siamo*

C’è confusione e malessere nel mondo; ci sono dolore e devastazione; la nostra stupidità impera e, con essa, il mal di vivere di tutti – di troppi, oltre un pensabile, tale da farci volgere, colpevolmente impotenti, lo sguardo altrove. 

Anche i Libri stanno nel mondo, ne condividono la qualità d’essere e i destini. Tra di essi ci sono gemme nascoste: a rischio la loro salvezza.

Dopotutto – sparita, parrebbe, la critica militante – il cosiddetto Canone si costituirà comunque tra i salvati, cosa che oggi significa tra i <venduti e acquistati>: e chissà, forse le cose non andranno peggio.

Il problema sta nella foresta del banale che toglie ossigeno al lettore.

Come potrebbe essere diversamente? – i libri vivono nel mondo, sono il mondo: e ce lo raccontano. Mentre noi tutti siamo esattamente ciò: il racconto che facciamo, e condividiamo, di noi. 

È già domani. Depongo il libro che sto leggendo. Cerco una lettura (leggera, per la notte), da reperire al volo. 

L’e-book è un libro? È tale pure in assenza di relazione al libro cartaceo che lo certifichi? 

L’e-book, l’e-reader, sono la soluzione a un bisogno. Senza, necessariamente, essere <Il Libro>? Vivendo provvisoriamente in un formato che, rapidamente, scomparirà? 

E che dire – oggi – dell’editoria? dell’editore? Ha ancora, di necessità, a che fare con la pubblicazione/distribuzione del prodotto libro? Per alcuni versi parrebbe di no, anche se, almeno per ora, direi proprio di sì. Se non altro nelle vesti di qualcuno che, scegliendo di fiore in fiore, avrà accolto nella propria scuderia, certificandolo, un autore e la sua opera: sempre più, va detto, ambedue già accreditati dai lettori. 

Vale a dire commercialmente affidabili? O che sia possibile rendere tale? Sta qui il discrimine?

E dunque: l’editore è ancora quel tale che propone, a proprio rischio (certificando con ciò la propria funzione e il proprio valore) l’opera di un autore sconosciuto, facendone conoscere <al mondo> il valore letterario? È ancora quel  tale che boccia l’opera di uno sconosciuto perdendosi un capolavoro?

Lo so, c’è un bel po’ di fantasia in questa immagine della figura di un editore: tuttavia irrinunciabile, non vi pare? O sono, siamo (la mia generazione, quantomeno: ultima di un mondo) gli illusi di un tempo che non c’è più? Che fu illusione pure allora? 

Tra parentesi: non ho mai letto “Il dottor Zivago”; e non riesco a desiderare di leggerlo. Sento ancora le chiappe doloranti per la noia e la lunghezza del film – ma era il 1965, ero molto giovane e poi, forse, davvero, quel film sarà stato una noia: dovrei rivederlo; poi forse (dubito) mi prenderà l’uzzo di leggere il libro.

Seguì la pubblicazione, nel 1958, di “Il Gattopardo”, il cui autore era morto l’anno precedente; un capolavoro il cui manoscritto Einaudi e Mondadori non avevano accolto. Nel 1959 avrebbe vinto il Premio Strega.

Il resto è storia. Ed è storia l’espulsione dal PCI di Giangiacomo Feltrinelli proprio a causa della pubblicazione di un’opera censurata in URSS.  Sarà ancora storia, mai chiarita, o forse sì, la sua morte. Era quel tempo lì.

La Feltrinelli, non solo con i suoi libri, anche con le sue innovative Librerie modello self service, ha creato una cesura nella vita sociale del libro; ed oggi è Feltrinelli lo standard di (quasi) ogni libreria: vale a dire un luogo dove si entra, si maneggiano i libri, si spostano, si riprendono; dove è possibile neppure salutare il librario: proprio come al supermercato.

Sarà nata da qui, effetto collaterale perverso di una buona idea, la caduta (commerciale), con le librerie, della figura del libraio? con la democratizzazione, con la caduta della “sacralità” della Libreria, in precedenza, come le Biblioteche, luogo per pochi intimi, pareti quasi intoccabili di libri presidiati da librai-sacerdoti officianti della letteratura? 

Di Euku – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15337884

Non per niente, in un tempo ormai scordato ma neppure troppo antico, libraio ed editore erano stati la stessa figura. Dove oggi, per certi aspetti, il libraio pare (solamente pare?) vittima dei Grandi Gruppi Editoriali: che, a loro volta, non sono più “l’editore”. Sono un brand: altra cosa.

Permane un’idea, un dover essere che le piccole-medie librerie indipendenti insistono a far vivere: e ci riescono pure.

Una storia complessa. C’è speranza? Occorrerà dire di sì.

La lettura è oggi una funzione di massa, ma solo relativamente pochi, selezionati lettori intrattengono una relazione con il libraio – e la Lettura – maiuscola – resta, com’è sempre stata, una funzione di élite: rimanendo tale, come lo è sempre stata, la funzione del Libraio.

Ed ecco: librerie chiudono, sopraffatte da una produzione libraria che esige grandi numeri e grande distribuzione; librerie vivono (pur senza arricchire nessuno, sia chiaro: proprio come l’editoria di cui dicevamo).  

Ed ecco la preminenza (davvero?) sul mercato librario dei grandi gruppi mentre piccole-medie Case Editrici di qualità vivono e svolgono il lavoro di scouting, un tempo missione e vanto dell’editore-persona; osando, rischiando. Pur sempre, ormai di necessità, facenti parte, ognuna, di un gruppo: con importanti eccezioni. In forza di persone eccezionali.

Alla mente mi si presentano coloro che, di recente, ci hanno lasciato: Inge Feltrinelli, Elvira Sellerio, Roberto Calasso… .

Di “Il Gattopardo” (pure un bellissimo film) vengono ricordate, di regola, le parole di Tancredi Falconeri, il giovane, nobile e garibaldino nipote del Principe di Salina – «Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica in quattro e quattr’otto. Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi». 

Nel mentre, sarà il vecchio Principe a far sintesi; a farla davvero:

«Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra».

C’è tuttavia un filo, una continuità, nella storia degli anni che sono seguiti, che hanno portato al nostro confuso ora; e non è detto che ciò che sta accadendo sia, o almeno non solo, qualcosa di negativo. 

Version 1.0.0

È una <crisi>, vale a dire <un tempo di passaggio>, dentro un tempo accelerato che pare non permettere stabilizzazione alcuna: che chiede, mai come ora, memoria: per venir compreso e, con ciò, orientato (almeno illusoriamente: non sarebbe poco). 

È là, quel filo; mi par di coglierlo, senza mai poterlo afferrare. 

Mi illudo ci sia; mentre i destini del mondo, e del Libro, percorrono la loro strada, indifferenti a un agglomerato di microbi che insistono a credersi il sale della terra. 

Oggi i libri sono (anche) altro: prodotti di consumo, che forse non val la pena possedere/conservare, una volta letti. 

E che ne sarà degli e-book; dei diversi e-reader, materiale “d’uso” che non ha in sé, come il libro cartaceo, il fine di venir conservato.

Restano, fondamentali, le Biblioteche. Se ne parla poco. 

Chiuso il “primo” decennio di vita di questa nascosta piccola libreria virtuale…  

(ma ehi, in quanto virtuale, chi vuole che un libro ci stia lo potrà trovare, a partire da quello che c’è. Basterà, qua e là, agganciare un filo e seguire un viottolo secondario che diventerà una strada, un viale, ed ecco: ci sarà tutto; e ognuno potrà arricchire la libreria da sé, con tutti i libri che vorrà).

… mi si pone dinanzi la domanda su: cosa? Il <secondo> decennio? Come proseguire in un nuovo tempo, anche mio?

Questa minuscola libreria, in quanto virtuale, capace di accogliere ciò che non c’è ma che può venir incontrato nel percorso, non chiuderà, e chi vorrà potrà continuare a trovare aperta la porta; all’interno ci sarà sempre la libraia impegnata, temo, a leggere e sempre meno a scrivere.

Chi lo sa se, invece, la libraia non verrà colta dal ghiribizzo di condividere, a sbalzi e a saltelloni, una novità, una riflessione; oppure di ripercorrere le pagine di un vecchio libro, tanto per (illudersi, forse, di) afferrare quel filo, intuito, nulla di più, ma che non le è possibile lasciare. 

Ho iniziato questo nuovo decennio (si fa per dire) riducendo, di fatto, la mia scelta di libri da accogliere nella mia stanzuccia-libreria virtuale.

Forse è giunto il tempo di prenderne atto: Mai, finché sarà nelle mie possibilità, queste porte verranno chiuse ma sicuramente faticheranno un po’ a mantenere il passo, ad accogliere novità.

Forse si impegneranno in un lento, saltuario, “mi ricordo”.

Forse, domani o mai, ribolliranno di chiacchiere. In vostra compagnia, naturalmente. Di cui ringrazio.