John Steinbeck, 1962. Da: Wikipedia

È stato un strano agosto.

Accumulo libri, attese di lettura che chiedono il giusto momento per venir apprezzate. Accumulo letture che apprezzo ma che, trascorso il breve tempo necessario a completarle, mi lasciano insoddisfatta. C’è qualcosa che non va, o forse manca qualcosa, nei nuovi libri che sto incontrando; qualcosa che non mi porta, se non in pochi casi, il desiderio di darne una restituzione.

Incontro cose già lette, storie che, sotto nuove apparenze, ripetono paradigmi noti. E penso che, certo, è anche l’età che porta con sé un ridotto interesse per temi in altri tempi di grande fascino.

Astrid LIndgren, “Pippi Calzelunghe“, Salani Editore 1988

Traduzione di Donatella Ziliotto e Annuska Palme Sanavio

 

In questo agosto troppo caldo e, diciamolo, preoccupante su molti fronti, la ricerca di “cosa leggo stasera” è un tormentone.

Sono distratta, fa caldo, sono stanca; alle prese con una serie infinita di desideri incerti, con la voglia di recuperare “libri mattone” che il momento, la cronaca a rischio di farsi biecamente storia, chiama a rileggere, ripensare; desideri che il caldo e la stanchezza afflosciano.

Così, sul mio tavolo si accumulano vecchi libri, senza un loro vero richiamo. O meglio, senza l’energia, la fiducia necessaria ad affrontarli.