Giorgio Scerbanenco, “I centodelitti”, La nave di Teseo, 2019 Giorgio Scerbanenco fu un uomo dalla vita e dalla […]
Category Archive: Classici
Alba De Céspedes, “Dalla parte di lei”, Mondadori 2021 È stato più del solito difficile, per me, scrivere, […]
Aino Kallas, “La sposa del lupo”, Sperling&Kupfer 1934 Tradotto dal finnico da Paola Faggioli Prefazione di Paolo Emilio […]
Antonio Tabucchi, “Sostiene Pereira. Una testimonianza”, Feltrinelli “Era il 25 venticinque di luglio del millenovecentotrentotto, e Lisbona scintillava […]
Dopo Erewhon, è quasi d’obbligo proseguire un viaggio nel tempo, retrocedere di quasi centocinquant’anni (dal 1872, tornare al […]
D’estate si legge – come sempre, ma diversamente. Anche i libri vengono richiesti di far parte della vacanza; […]
(segue) Tra poco è Natale: un caso, per un Natale che interroga. E a me non resta molto […]
Vintilă Horia, “Dio è nato in esilio. Diario di Ovidio a Tomi“, Ed. La vita felice 2017 “Chiudo […]
Multatuli, “Max Havelaar. Ovvero le aste del caffè della Società di commercio olandese”, Iperborea 2007 Traduzione di Piero […]
Virginia Woolf, “Oggetti solidi. Tutti i racconti e altre prose”, Racconti edizioni, 2016. Traduzione di Adriana Bottini e Francesca Duranti
A cura di Liliana Rampello
Avevo già accennato a questo libro, (qui) che Racconti edizioni aveva proposto nel 2016; che mi era vergognosamente sfuggito.
È stata una lunga lettura, pagine che regalano tempo alla vita (e portano a interrompere le ferie: cui torno, credo).
Fernando Pessoa, “Lettere alla fidanzata”, Adelphi 2012
Con una testimonianza di Ophélia Queiroz
A cura di Antonio Tabucchi
Un prezioso piccolo Adelphi; una lettura che, per me, è stata una interruzione-inserto dentro il percorso (necessariamente lento) nel “Libro dell’inquietudine” di “Bernardo Soares”, semi-eteronimo di Fernando Pessoa, il suo “Io mutilato”, a detta del suo ortonimo; il solo vero pseudonimo, forse, che ha anticipato gli eteronimi Alvaro da Campos, Ricardo Reis, Alberto Caeiro.
David Garnett, “La signora trasformata in volpe”, Adelphi 2020
Traduzione di Silvia Pareschi.
Con dodici illustrazioni di R.A. Garnett
Avevo già iniziato a raccontare di questo libro (qui). Ero incuriosita e pressata dalla voglia di leggerlo, subito, senza por tempo in mezzo. La sua storia editoriale; quel titolo accattivante; il mondo di Bloomsbury, che oggi temo faccia, ormai, un po’ radical chic – Virginia Woolf a parte, o meglio: senza di lei, chi lo ricorderebbe – ma insomma…concediamocelo. La mia generazione sarà forse l’ultima a conoscerne il fascino, un po’ romanzato, certo, a torto o a ragione.
Ivy Compton-Burnett, “Il capofamiglia”, Fazi editore 2020. Traduzione di Manuela Francescon
Attendendo le prossime pubblicazioni, e traduzioni di libri di Ivy Compton-Burnett, appena terminata la lettura di “Il capofamiglia”, ho con molto piacere trovato tra i miei contatti due belle recensioni di questo romanzo (qui e qui). Con piacere, dico, e molto, perché si tratta di un’autrice, una grande del ‘900, che a lungo, e inspiegabilmente, era stata assente dai cataloghi delle CE italiane, con poche benemerite eccezioni che, viene da pensare, abbiano dovuto recedere dal proseguire a pubblicarla non avendo incomprensibilmente trovato riscontro da parte dei lettori.
Michail Bulgakov, “Cuore di cane”, Traduzione di Viveca Melander, Newton Compton 1975.
Lasciato il topolino Algernon, andando a ritroso mi sono ritrovata tra le mani “Cuore di cane” (1925): non lo rileggevo da molti anni (decenni?) e se le due storie non hanno alcun rapporto tra loro, qualcosa tuttavia c’è, come buona e giusta conseguenza della riscrittura che ogni lettore opera di un libro che, da un tempo altro, arrivi ad abitare il suo oggi.
Ed ecco: non che, al momento in cui è stato scritto, questo lungo racconto sia stato figlio di un mondo migliore o peggiore. È stato scritto in un tempo in cui il mondo era vasto e, se in un <qui> le cose andavano male, c’era il miraggio di un <là> dove avrebbero potuto andar bene; il sogno di un <domani>; di un dopo di noi: che oggi temiamo di perdere; o che sia devastato senza ritorno, mentre insistiamo, come comunità e come singoli, a ricercare una salvezza di qualche tipo, ognuno solo, ognuno per sé.