Avviso ai naviganti n° 19

Questi giorni di fine Aprile e il mese di Maggio costituiranno, almeno nelle mie intenzioni, un mio tempo-altro, diciamo un “tempo sabbatico”, finalizzato al una virtuale rivisitazione della libreria che, pur virtuale, necessita da tempo di una grande pulizia di primavera; e magari, perché no, anche a rabberciare la libraia che, diciamolo, desidera ritagliarsi un qualche tempo per sé – passeggio, amici, girovagare un po’ e, certo, leggere e scrivere e, perché no, studiare qualcosa: necessita di un tempo per consentire al pensiero il vuoto necessario a prender forma in libertà. 

Potrei fermarmi qui ma mi scappano ancora due chiacchiere, solo perché non riesco a non farle.

La libraia virtuale – il primo post porta la data del 15 febbraio 2014 – è entrata nel suo decimo anno di vita; in dieci anni molte cose sono cambiate nel mondo dell’editoria, delle librerie, nel mondo dei lettori. Nel mio e nostro mondo.

Sento anch’io, sentiamo tutti, credo, il cambiamento. Sentiamo le librerie, le Case Editrici, trasmetterci tutta la loro difficoltà nelle proposte, nella morsa del bisogno-volontà di fare il proprio lavoro, cocciutamente voluto, e nel bisogno-volontà di sopravvivere.

Nel mentre, fermo restando il piacere di leggere e il piacere del dialogo tra lettori, si percepisce (oppure percepisco fallacemente io?) una qualche difficoltà ad orientarsi nell’offerta del “prodotto-libro”. 

La grande editoria si sta allontanando sempre più dalla vicinanza, da un quasi rapporto diretto, tramite libraio, al lettore; sta sfumando  l’identità dei marchi storici; la critica letteraria ha troppo spesso un sentore di marketing – e tanto varrebbe chiedere all’oste se il vino è buono: a quando una bella stroncatura da parte di una voce qualificata? A quando un buon silenzio sul libro di un autore noto che, magari per una volta, non rende giustizia a se stesso? Quando cesseranno in programmi TV le presentazioni, a prescindere (perché può anche capitare, capita, che la qualità ci sia ma la foresta nasconda gli alberi) di libri di giornalisti da parte di colleghi? Quando avverrà il lancio, per semplice merito, da parte della critica – come vogliamo definirla: blasonata? – del libro di una/uno sconosciuta/sconosciuto, o la riedizione di un libro ingiustamente sparito dagli scaffali, ripubblicato da una piccola Casa Editrice? 

C’è il mondo dei blog letterari. Una realtà estesa, carsica; creativa; fonte sicura per orientarsi e dialogare. Che nasconde gioielli. Che orienta utilmente target di lettori diversi. Si tratta di una realtà in movimento; magmatica; cui vorrei dedicarmi per qualche settimana, in un tempo senza ansie produttive.

Vorrei ripensare queste mie pagine in un tempo nuovo che – e forse, ancora una volta, pare solo a me – vede scemare, assumere contorni incerti, la forma conosciuta di un mondo di libri e annessi, con le proprie certezze.

Vorrei regalarmi (sempre per un tempo limitato) brevi campagne-acquisto di sciocchezze di grande inutilità, un qualche attentato alla linea a base di pane e nutella – cosa che, è provato, previene le rughe e il malumore; cose così.

Assodato il fatto che, in effetti, trascorrerò questo tempo anche, in buona parte, girovagando, dedicandomi a raggiungere nipoti dispersi e luoghi altri, prevedo un’assenza da queste pagine che si protrarrà sicuramente fino a inizio giugno. 

Il mese di Aprile in corso, che sta terminando la sua fase discendente, mi ha visto scrivere poco, mentre rimugino, senza afferrarlo bene, il tema in corso: Case Editrici, librerie, biblioteche (di cui non sono una frequentatrice, pure se dovrei), lettori; interessanti riviste letterarie – per la maggior parte online, fluide, talora incerte nei confronti del proprio target di lettori. 

Sento affaticato il tempo dello studio, o quantomeno il tempo per appropriarmi di una comunicazione nuova, di quanto di altro, di quanto di rottura incontro rispetto ad un mondo sedimentato che (per ognuno, salvo i molto giovani) irrigidisce lo sguardo, facendo dimenticare che l’illusione più pericolosa è quella che esista una sola realtà”; facendo dimenticare come sia “la comunicazione a creare quella che noi chiamiamo realtà.* 

Mi ritrovo in difficoltà nel guardare a un <tempo del libro> che cambia; e disorienta: anche gli addetti ai lavori, credo. Mentre, forse, il tempo del libro, il suo significato da sempre multiplo, ci si presenta oggi in tutta (si fa per dire) la lampante multiformità del reale – della comunicazione, per l’appunto.

L’alfabetizzazione è diventata patrimonio di tutta l’umanità; e tutti, ma proprio tutti, leggono (guardano, ascoltano, scrivono): e questo ha fatto sì che il referente “lettore” abbia oggi tutto fuorché un significato univoco.

Oggi si legge poco? Quando mai! Si legge male, forse: anche, come sempre. 

Lo so, mi ripeto: ho forse bisogno di convincere me stessa. Ho forse bisogno di, semplicemente, adattarmi al fatto che il mondo, di cui i libri e i loro annessi sono parte, è sempre stato mutamento e la sola differenza tra un ieri mitizzato e un oggi (della <realtà>?) è l’impossibilità di vivere fingendo che non sia com’è; fingendo una vita dalle regole certe (come <ieri>, mentre <oggi> c’è la guerra, c’è l’insicurezza del lavoro, ci sono i campi cementati, i boschi che volevamo ospitassero l’orso e i lupi e ora non vogliamo più – sempre come ieri).

Potrebbe discenderne che mancherò di parola, che interromperò il mio <mese sabbatico> scrivendo qualcosa di estemporaneo: così come potrei ritrovarmi a prolungare (solo un po’) la mia sosta.

Le <pulizie di primavera> alla libreria potrebbero rivelarsi ardue; potrebbero far germogliare il desiderio di una ristrutturazione dei locali, per dotarli, che so, di nuovi obiettivi; potrebbero risolversi invece in un semplice spolvero.

Mi accorgo di provare un desiderio fattivo per questo momento di incertezza.

Così, se è vero che per me il mese di maggio, diciamo la primavera, è di regola il tempo della vacanza (in un ampio senso etimologico oltre che operativo) è pure vero che mi ritrovo con tanti bei nuovi libri da leggere (più un paio di bellissimi e importanti vecchi libri – in immagine – da far rileggere, nuovi, alla persona che sono oggi).

Mi ritrovo nel bisogno di dedicarmici senza fretta e, nel contempo, nella necessità di ridare a questo spazio un orientamento – non so come dirlo (vale a dire che non mi è chiaro) – maggiormente a fuoco.

Per dire: i libri, tutto bene ma, e la stampa, quotidiana, periodica; di area? La vogliamo dimenticare? E tutto ciò che accade nel mondo in cui i libri, con tutte le altre pagine, vivono; che i libri rappresentano – tutti, anche il fantasy, e la fantascienza, i distopici e gli altri. Compresi gli Harmony.

Vorrei, sento la necessità di, dedicare un qualche tempo non vincolato a leggere con maggior agio i blog degli altri. Mentre mi domando: cosa sta cambiando? Il cambiamento, forse.

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  • Paul Watzlawick, “La realtà della realtà. Disinformazione – Comunicazione – Confusione, ed. Astrolabio 1976