Questi giorni di fine Aprile e il mese di Maggio costituiranno, almeno nelle mie intenzioni, un mio tempo-altro, […]
libri
Giungo molto in ritardo, quest’anno, nel porgere gli auguri a tutti noi, come sarebbe d’uso tra gente civile; […]
Solitamente parliamo, in questo spazio, di libri e del mondo in cui essi vivono – le librerie, le […]
Le letture lasciate, interrotte. Le letture conosciute, ora o in un altro tempo, e non amate; o non più.
Parlano, a chi legge e di chi legge. Non solo, o tanto, per ciò che il libro narra, lungo i suoi diversi sentieri. È ancora, ne avevamo parlato, “la struttura che connette” (qui)
Poi ci sono i libri che ci deludono. Profondamente. Scritti da quell’autore che adoravamo e che non è detto possa ottenere da noi un’altra possibilità. Quasi un’offesa personale.
Possiamo ben chiamarla una comunità, quella che si esercita sui nostri blog a scambiare libri, recensioni, proposte di lettura; a parlare di libri acquistati, portati a casa dalla biblioteca comunale; posseduti e amati; riletti più volte; dimenticati e riemersi, talvolta da un lungo oblio.
Stiracchiando il termine, esistono elementi per definire un cosiffatto insieme di persone una “comunità”: Controllo il lemma. Il Treccani elenca una miriade di esempi (comunità statuale, locale, nazionale, internazionale; religiosa, terapeutica, familiare e così via) ognuno contrassegnato tuttavia da una formalizzazione che, ovviamente, non ci appartiene.
Fine e inizio anno con molte letture, soprattutto con belle riletture. Inizio anno anche, come accade sempre, con la voglia, il bisogno, un po’ confuso, di cambiare qualcosa, di rinnovare qualcosa.
Per me, in questo momento, bisogno totalmente ingiustificato, poiché sono reduce da alcuni mesi travolti da una ristrutturazione di casa, vecchie tubature e affini, il che giustifica, dovrebbe giustificare, il desiderio di dire adesso basta cambiamenti, voglio star tranquilla.
Non so se è chiara l’implicazione di questa cosa, e come a suo modo abbia a che fare con queste pagine e queste chiacchierate: per un periodo di oltre tre mesi, tutti i miei libri, salvo un consistente mucchietto messo in salvo per rimanere a mia disposizione, sono finiti in un triste e oscuro deposito, con mobili, guardaroba, suppellettili, cianfrusaglie e tutto ciò che riempie una casa.
Jean Claude Carrière – Umberto Eco, “Non sperate di liberarvi dei libri“, Bompiani 2011
Prefazione di Jean-Philippe De Tonnac
Il libro riproduce un lungo dialogo a tema tra due anziani signori non qualunque – Jean Claude Carrière e Umberto Eco – che portano dentro la loro conversazione la leggerezza di un linguaggio ‘parlato’, il calore di una relazione tra persone che condividono un mondo.
Nello scorrere del dialogo e nel confronto, nella condivisione, dei punti di vita, si fondono un profondo amore per i libri e il disincanto per la relatività della durata nel tempo non tanto degli oggetti-libro, ma di tutto quanto il pensiero umano ha trasmesso attraverso i supporti che le varie epoche hanno messo a disposizione: quadri, film, opere dell’ingegno in senso lato, tutto ciò che del pensiero, dell’inventiva, della parola questi oggetti conservano e trasmettono.