Roger Frison-Roche, “Primo in cordata“, Garzanti 1960. Traduzione di Roberto Ortolani

Nel dicembre dello scorso anno ho letto “Le otto montagne” di Paolo Cognetti, (qui) attirata e respinta da un tema che è parte della mia vita. Una parte importante: la montagna. Scrivendone, ho premesso di non poterne svolgere una recensione, non riuscendo io a prendere la giusta distanza da quel libro.

Leggendo, riconoscevo (come ognuno fa, nel rapporto con un libro) la mia parte in quella storia: ed emergevano ricordi, e inevitabilmente (ancora come ognuno fa) attraverso la lettura riscrivevo quel libro.

Edoardo Albinati

Posso dire che, in questi giorni, non ho voglia di leggere? Non sarebbe la verità, direi una bestemmia, pur trovandomi di certo preda di qualcosa che un po’ somiglia a un’asserzione tanto balorda. Con una tale affermazione mi troverei, credo, nel campo del verosimile, che per definizione è <non vero> e tuttavia implica una forma di rapporto con la verità.

Potrei rovesciare i termini e dire che non ho voglia di scrivere, anche se pure questo non è vero. Sto scrivendo, infatti, ed è ciò che, in questo momento, voglio fare; oserei dire persino che ne sento l’urgenza. Perché ho qualcosa da dire? Ecco, no, non proprio.

Paolo Cognetti, 2010 Da: Wikipedia

Libri di scorta. Occorrono. Sempre, ma particolarmente d’estate. Dove, con il termine “scorta” si intende una selezione di libri buoni per momenti e contesti diversi mentre quel <tempo altro> che è, dovrebbe essere, la “vacanza” – l’interruzione di qualcosa e una forma particolare di assenza da un dove – avviene invece che sia una diversa immersione nella nostra normalissima permanenza.

L’equivoco è di programma. E può persino funzionare: essere funzionale ad una aspettativa di benessere ritrovato, tanto più se impossibile.

Sia come sia, chi è lettore non rinuncerà a raccogliere la propria personale dotazione, la scorta di libri per un tempo diverso, scegliendo una varietà, dal tomo di un chilo e duemila pagine fino al libriccino, chiamato romanzo, di centodieci pagine compresi Titoli, Indice, e pagine bianche.

le-otto-montagnePaolo Cognetti, «Le otto montagne», Einaudi 2016

Questa non può essere, non da parte mia, una “recensione” nel senso che abitualmente diamo a questo termine. Tanto più trattandosi di un libro molto bello – ne fa fede l’autore e la sua scrittura sempre felice, il piacere di un italiano curatissimo senza sforzo alcuno percepibile, la costruzione perfettamente equilibrata del racconto, senza cadute, mai.

E tuttavia io, da questo libro, non sono in grado di prendere la distanza necessaria per poterne scrivere in modo, diciamo, equanime. Non ne sono in grado, pur desiderando proporlo, a causa del suo essere entrato, di prepotenza, nella mia vita, precipitandomi dentro la storia – non come uno dei personaggi, nessuna identificazione, ma per l’essermi trovata, non veduta, tra gli anonimi che abitano là, nel borgo di montagna teatro degli avvenimenti; non ad ascoltare un racconto, bensì testimone diretta degli avvenimenti, veduti nel loro svolgimento, dalla posizione di una delle voci di paese che, nel corso della storia e della sua conclusione, avranno commentato, all’osteria del posto, nei momenti di incontro, ogni fatto, avvenimento, comportamento  dei protagonisti. Ecco: mi sono trovata a vivere la parte del coro, che punteggia, e commenta, e ammonisce. Con emozioni forti, e contrastanti, molto contrastanti.