Cerco di proseguire quel pensiero sulla “lettura” che, accennato nella prima parte dell’ultima chiacchierata (qui): ) fatico a mettere a fuoco; che preme senza prendere forma. Ne va del fatto di comprendere il senso che, nel tempo, queste pagine hanno assunto e che si è formato, a partire, certo, dal mio progetto iniziale e, a seguire, modificandosi attraverso le interazioni con gli interlocutori, con altri blogger e lettori; ma anche con il “mondo” in cui vivo; con la mia storia di vita, con “tutto ciò che è accaduto”, a me e intorno a me.

Se una notte d'inverno un viaggiatoreItalo Calvino, «Se una notte d’inverno un viaggiatore», Einaudi 1979

Terminato questo libro, la voglia di provare, solo provare, a descriverne l’esperienza di lettura è qualcosa che disarticola il pensiero, tra un senso di urgenza (è bellissimo!) e il timore che invita a ritrarsi dal tentativo.

Un libro importante, questo. Un struttura narrativa che ha fatto la storia della letteratura italiana; che Calvino ha scritto sapendo bene ciò che si accingeva a fare – e chissà, anche lui preso tra urgenza e timore. Osando e divertendosi, emozionandosi, interrogandosi, affaticandosi. Senza allentare il controllo sul testo.

Leggere è ciò che aiuta a orientarsi nel mondo e a conoscerlo – leggere è anche studiare, approfondire, annotare, rielaborare;
Leggere è vivere in un mondo di amici, da conoscere, scegliere, frequentare, che possono, come gli amici in carne ed ossa, orientare una vita;