Vorrei provare non tanto a trarre delle conclusioni da quanto detto (qui) quanto a disegnare una fantasia–utopia su […]
LIbrerie
Tornare in libreria, negli ultimi tempi, è stato qualcosa di speciale; qualcosa di anomalo; un’esperienza esaltante e insieme frustrante. È stato diverso. Dopo un’astinenza pesante, qualcosa ha messo a nudo quell’andare in luoghi del cuore, ben noti, familiari. Li ha rivelati in tutto il loro valore e in tutta la loro criticità.
Siamo tutti preda di una particolare forma di cecità selettiva verso i luoghi e gli oggetti che ci sono abituali; ne è controprova il fatto che, di ritorno da periodo di assenza abbastanza lungo, persino la nostra casa ci sembra diversa, con un qualche sentore di estraneità. Ci sembra un luogo di cui dover rinnovare la conoscenza, ristabilendola su basi diverse.

Si tratta di un riflessione che vorrei continuare. (da qui)
Difficile orientarsi, difficile non smarrirsi, tra le voci che si rincorrono sul tema della crisi in cui versano le librerie: si tratta di voci sparse; tra intimi; molte, e tuttavia disconnesse, che non riescono, temo, ad interessare il <grande pubblico>.
Si chiedono interventi governativi e si ottengono: di breve respiro; come di breve respiro appaiono i commenti, tra plausi e critiche, espressi da rappresentanti dell’una o dell’altra categoria interessata. Non ho trovato voci di lettori.
Tutto pare ridursi, nella sostanza, a sconti si/sconti no. Sostanzialmente, il tema affrontato è economico: che non è poco, ma non è centrale. Diciamolo pure: se le librerie avessero una clientela, il problema non si porrebbe; se la clientela manca, la libreria chiuderà. Fine.

Desiderando spezzare una lancia a favore dei long seller (qui), dei libri che il tempo non intacca, e che non sono solo i grandi classici, la prossima recensione sarà un libro che, riletto dopo un numero di anni che preferisco non ricordare, mi ha regalato qualche ora di vero piacere: Anita Loos, «Gli uomini preferiscono le bionde», Garzanti 1966. Un libro che, con la sua seconda parte «ma Gli uomini sposano le brune», è il solo libro, credo, pubblicato in Italia di questa elegante scrittrice, commediografa e sceneggiatrice americana; un libro che non sente il tempo e regala allegria (nonché, ancor oggi, qualche leggera riflessione e persino un divertente richiamo alla nostra attualità). Per non dire che, in queste pagine, un po’ di leggerezza farà bene.
E passo al discorso serio (magari noioso? Su cui, tuttavia, mi piacerebbe molto dialogare, se qualcuno ne ha voglia).
Difficile girare per librerie, in questo periodo. Più che difficile, straniante. Librerie insolitamente piene di clienti (forse esagero, […]