Costantinos Kavafis, (29 aprile 1863 – 29 aprile 1933) è un poeta che mi ha sempre affascinato e, […]
Poesia
Grace Paley, “Fedeltà”, minimum fax 2011. Traduzione di Livia Brambilla e Paolo Cognetti.
Dopo Raymond Carver e Donald Barthelme – è trascorso un po’ di tempo ma era passato da queste parti anche il poco più anziano William Saroyan – è necessario chiudere, per il momento, con quel tempo e quei narratori.
Vorrei farlo con un ritorno a Grace Paley (1922 – 2007), e alla Poesia che, a ben vedere, è la matrice di tutti i Racconti. Non ci possono essere dubbi: dentro ad ogni buon racconto opera un poeta, che ha scelto un linguaggio un po’ diverso, solo in apparenza più accessibile; che si è dilettato utilizzando un leggero mascheramento, tra cronaca e fiaba.
Mi scopro a riprendere da dove ho lasciato. Brutta cosa l’autocitazione! Che, tuttavia, mi trova obbligata, dovendo dipanare un pensiero che si era interrotto su un punto interrogativo. Su di un “forse” – solo forse, leggo troppo. Forse, solo forse, dovrei – rileggere e rileggere fino ad imparare a memoria? Prendere dentro di me, trasformare in carne e sangue la parola? Quella che serve. Quella che posso contenere. E restituire.
Ingeborg Bachmann, “Tutti i giorni”. Da: “Il tempo dilazionato”, “Poesie”, a cura di Maria Teresa Mandalari, Ugo Guanda Editore 1978
Ingeborg Bachmann, una grande scrittrice del secolo scorso – che chiameremmo ‘contemporanea’ se la morte non l’avesse colta ancora giovane, a Roma, dove viveva, il 17 ottobre del 1973. Aveva 47 anni.
Una morte poco chiarita. L’incendio del suo appartamento, forse l’addormentarsi con la sigaretta accesa. Ustioni gravi, l’inutile ospedale.