Sesso in libreria: con divagazioni

 Anaïs Nin e Henry Miller
Anaïs Nin e Henry Miller

Ho chiuso l’ultima chiacchierata dicendo che, nel divagare, mi venivano in mente libri interessanti, a proposito e a sproposito. E’ qualcosa che capita di frequente, credo, a tutti coloro che leggono. Si parla, o si scrive, di questo e di quello ed è difficile che, da qualche parte, non affiori un rimando, la sensazione di aver letto qualcosa in proposito, il ricordo di una frase, il dubbio di star utilizzando, del tutto fuori contesto, qualcosa che si è letto non si sa dove; magari solo una forma proposizionale, una unità di discorso non nostra, non dico una citazione, proprio frasi, o parti di argomento, cose così; non si sa bene se ciò che stiamo scrivendo, o dicendo, ci appartenga del tutto o non sia <rubato> ad altri, se sia cosa reinterpretata, divenuta nostra.

Se si sta scrivendo, tutto questo va bene, non c’è problema, la scrittura consente il tempo della riflessione, della rilettura, della verifica, della ricomposizione del discorso. Il problema sorge davvero quando si parla e si finisce ingarbugliati nelle più improbabili divagazioni, che solitamente terminano con la frase “di cosa stavamo parlando…?” mentre si prende atto con imbarazzo delle facce disorientate degli interlocutori.

Io riesco a impelagarmi in questo modo anche scrivendo; non distinguo molto, temo, tra parlare e scrivere. Ecco come avviene. Raccontando della Libreria dei miei sogni e affermando che magari avrebbe dovuto avere anche un piccolo reparto cartoleria, dove trovare della bella carta, mi è venuto in mente di aver letto un romanzo in cui, ma forse la cosa non era centrale, si parlava di un luogo dove si vendeva, o di qualcuno che acquistava, della bella carta, come oggetto da regalare: aveva a che fare con la Cina, o era cinese il personaggio, e mi dannerò finché il ricordo non emergerà e non riuscirò ad avere in mano il romanzo in questione.

Anche in questo modo si giunge a rileggere un libro, lo si riprende in mano, partendo da un dettaglio, e magari non si trattava di un dettaglio e magari il romanzo non era neppure un granché ma quella cosa lì, ecco, c’era qualcosa di significativo e c’è qualcosa da recuperare.

Finita così fuori discorso, sono passata a pensare che la libreria dei miei sogni avrebbe dovuto anche avere una sezione di “letteratura erotica”. E il pensiero è andato a quel romanzo che va per la maggiore (in termini di vendite) e di cui ora è uscito il film, suscitando, mi pare, grandi attese, grandi delusioni e un certo dibattito, e mi sono venuti alla mente, per contrasto, grandi titoli, tra letti e mai letti, con una riflessione su quella che a me pare una vera stranezza: se l’argomento ‘sesso’ è, come è, apprezzato; se, come si dice, ‘tira’; ma perché mai non si lanciano, non si pubblicizzano, non si sostiene la vendita quantomeno anche di bei libri che farebbero, credo, scoprire quanto siano banali e davvero poco trasgressive opere che millantano la novità come fosse il frutto benefico e attuale di una società ‘liberata’, come se i piaceri, le fantasie nonché le perversioni del sesso non fossero stati frequentati da sempre. E si tratta pure di testi datati, liberi dunque dal diritto d’autore.

Non propongo certo di non pubblicare mai più nulla di nuovo sull’argomento, sia mai, ma magari essere un po’ selettivi, no? Perché far circolare moneta cattiva in luogo di buona valuta? La pubblicità può molto. Potrebbe, senza danno alcuno, anzi, con guadagno, sostenere la moneta buona, ben sapendo che quella cattiva la scaccia e alla fine non è neppure un buon affare. E la metto solo su questo piano perché, evidentemente, parlare di aspetti sostanziali è fuori luogo.

La filosofia nel boudoirUna serie di classici è forse di difficile reperibilità, a meno di farne una precisa ricerca e richiesta? Che so, “La filosofia nel boudoir, ovvero gli istitutori immorali. Dialoghi per l’istruzione delle fanciulle”, oppure “Justine, le disgrazie della virtù” del buon Marchese de Sade.

Solita veloce verifica: Amazon. Bene, guarda un po’, non l’avrei pensato, per circa cinque euro, alla voce “Letteratura erotica”, sul discreto, riservato, rispettoso della privacy lettore e-book si possono avere ben sette grandi titoli, da “Thérèse philosofe” di Denis Diderot (attribuito) a “Suor Monika” di E.T.A. Hoffmann, a “Le undicimila verghe” di Guillaume Apollinaire, e altri: di che soddisfare i palati più esigenti e tranquillizzare chi pensi, erroneamente, che l’avere questi libri in vista nella propria libreria (solitamente nel soggiorno di casa) non faccia un bel vedere.

Ma volendo stare nella contemporaneità, c’è Anaïs Nin, e i racconti del suo “Il delta di Venere”, naturalmente per dedicare poi la propria attenzione a “Il tropico del Cancro” del suo amato e amante Henry Miller. In proposito c’è, edito da Bompiani, nel 2000, “Storia di una passione. Lettere 1932-1953”, vent’anni di corrispondenza tra i due: è un libro che non ho letto e che sta nelle infinite letture desiderate – e magari ora, dato il tema che si è proposto alla mia attenzione, potrei prenderlo in considerazione, sempre tenendo conto del problema per cui scegliere un libro significa escluderne altri ed è sempre difficile: davanti a me la vetrina di una immensa pasticceria e il dover scegliere un solo pasticcino (“posso prenderne due? Tre! Dai, mamma, tre d’amore!”)

Le età di LulùMa è anche possibile restare nel più casalingo e consacrato dall’uso “L’amante di Lady Chatterly” di David Herbert Lawrence. E c’è Almudena Grandès con “Le età di Lulù” e “Malena”. Solo l’inizio di un elenco. Il genere può piacere o meno ma sono libri. Parlano.

Ora, ho detto in precedenza, parlando della Libreria dei miei Sogni, che non venderei mai, e dunque neppure potrei consigliare, un libro che non ho letto, salvo su parere di “clienti lettori affidabili”. Ecco. Non ho letto tutti i libri che ho qui segnalato. Ma hanno a loro vantaggio una critica convergente e datata: il fatto che il tempo li confermi non è poco. Magari, nonostante la critica mi paia convergere al negativo, il tempo consacrerà il romanzo ora in voga? Per ora, non sembra.

Nel frattempo, e lasciando decisamente il genere, ho appena finito di leggere “Quello che ho amato” di Siri Hurstvedt. Ho iniziato la rilettura, indispensabile. Sarà la prossima recensione.

E ora ricordo, certo, il libro dimenticato, il protagonista cinese, solo che non ricordo (poca cosa!) autore e titolo, e lo devo assolutamente trovare.