Non è un diario di viaggio…

I tre moschettieri, illustrazione

… ma è qualcosa che ho voglia di raccontare, dato che anche i viaggi, come ogni esperienza, hanno a che fare con i libri.

E i libri, hanno a che fare con le librerie.

In viaggio verso le Cevennes, in un giorno di sosta-riposo a Aix en Provence, approfittiamo per una visita alla città. Incrociamo tre o quattro librerie, una delle quali dall’aspetto antico e molto bella: tutte chiuse. Proprio chiuse, inattive. Di ognuna di loro rimane qualche libro abbandonato al di là di una vetrina impolverata, e l’insegna, a sua volta impolverata, dai colori sbiaditi. Poi non so, mi è rimasta questa immagine nella memoria. Desolata. Probabilmente, anche intessuta di fantasia. Unica cosa certa: erano librerie che avevano chiuso la loro attività.

Strano: Aix è una città abbastanza grande, quasi 150.000 abitanti. Sto gironzolando per il centro da un po’. Possibile che non abbia incontrato una sola libreria aperta? È un sabato mattina. C’è pure il mercato: con annesse bancarelle dei libri usati.

In una di queste bancarelle, prendo tra le mani, dopo aver variamente scartabellato libri diversi, un’edizione economica, costo qualche euro, di “I tre moschettieri”: perché non averne una copia in originale, mi dico, potrebbe essere una lettura interessante. Più che altro, non posso lasciare una bancarella di libri usati senza acquistare alcunché.

La bouquiniste, che non aveva, al momento, altri clienti, nota la mia scelta, mi rivolge un bel sorriso e mi invita ad attendere. Fruga nelle sue scatole, sotto al banchetto, e mi presenta una edizione dei “Tre moschettieri” dalle pagine ingiallite: un libro grande, copertina in cartone marmorizzato verde scuro, molto vecchia e molto malconcia.

Ci sorridiamo. Guardo con cura il libro. Pare chiedere un po’ di affetto per la sua vecchiaia e la sua pessima salute, uno scaffale da abitare al calduccio dove sbriciolarsi in pace.

È ancora più che leggibile, va detto: ma forse non sarà il caso di fargli fare la fatica di dover girare ogni sua pagina – se non per una volta, maneggiando con cura. È praticamente un interessante clochard, là, su una panchina, in attesa non importa di cosa: se gli regali un po’ di compagnia, ti offrirà una conversazione piacevole, e anche qualcosa di più.

Data di edizione inesistente. Peraltro, anche la casa editrice riportata nel frontespizio interno, che non è tale, pare, è qualcosa di ben strano, almeno per me: “Dépðt général de vente. Paris. A la librerie Polo, rue du Croissant, ancien hôtel Colbert”. Se qualcuno sa decifrarmela mi fa un regalo.

Cos’altro ? Edition illustrée par J. A. Beaucé. Vedrò poi, con una veloce ricerca sullo smartphone, che si tratta di un pittore vissuto tra il 1818 e il 1875.

Ne chiedo il costo: 18 euro.

Chiaro: il libro, in sé, ne vale molti meno o molti di più; il suo valore reale sta tutto e solo nel desiderio, da confrontare con le tasche, del potenziale acquirente. Anche il prezzo, molto accessibile, è sicuramente contrattabile: ma non mi piace farlo. Sarebbe un’ulteriore umiliazione, e quel libro pare averne già subite molte.

È un bel libro; una bella edizione, curata, anche se in cattive condizioni. Ritratto di Alexandre Dumas, una Prefazione non firmata e, ma sì! Eccola la casa editrice: in nota, scritta in caratteri piccolissimi, a fondo pagina, “Proprieté de M.M., Michel Lévy frères.

L’edizione dovrebbe dunque essere antecedente al 1875, anno di morte dell’editore Michel Lévy, anno dopo il quale la casa editrice ha preso il nome del fratello di Michel: Caiman Lévy. A tutt’oggi, la casa editrice esiste, e fa parte, dal 1993, del Gruppo Hachette, che a sua volta fa parte del Gruppo Lagardère, internazionale e maggiore gruppo editoriale francese. C’è di che perdersi: il genere di gossip che può tenermi impegnata per ore e giorni.

Il libro è ovviamente venuto a casa con me. Non senza, in luogo della contrattazione, il piacere di una chiacchierata con la venditrice.

Aveva iniziato lei, per la verità, a chiacchierare, a chiedermi di me, di dove venissi, stupendosi del fatto che fossi italiana: mi aveva creduta spagnola. Mi aveva sentita, penso, parlare con mio marito in dialetto veneto, cosa che rende facile l‘equivoco.

Ne approfitto per togliermi la curiosità sulle librerie chiuse incontrate.

La risposta è inattesa, e del tutto, assolutamente, non credibile: “Ad Aix en Provence” – dice la signora – “non ci sono più librerie. Hanno chiuso tutti: affitti troppo alti, scarsa attività.”

Oggi nessuno legge più. Quantomeno, non libri cartacei. ”

Le esprimo tutta la mia incredulità. Pure: la signora ha l’aria, come dire, sconfitta. La persona sorridente con cui parlavo è sparita.

Parrebbe certa di ciò che dice. Parla a raffica, gesticolando e inframettendo nel discorso interiezioni varie: seguo, in conseguenza, ciò che narra un po’ all’incirca. Mi racconta di un’offerta di intervento del Comune, che aveva accolto una richiesta di aiuto da parte dei librai, ma che, alla fine, è caduta nel vuoto: venivano proposti locali inadatti, fuori dal centro, dove il lavoro sarebbe ulteriormente mancato. Cose così.

Oltre la sua, al mercato c’erano altre bancarelle di libri usati – senza clienti, va detto; al massimo una persona, dall’aria scarsamente interessata, per ognuna.

Mantengo, ovviamente, tutta la mia incredulità ma rinuncio a esprimerla, limitandomi a invitare alla fiducia. Ci salutiamo. Io e mio marito continuiamo il nostro giro della città.  Ovviamente, tengo ancor più d’occhio la possibilità/probabilità di incrociare una libreria.

Ed eccola! Nel centrale Cours Mirabeau, incontriamo la ”Librerie Goulard”. Una veloce occhiata dall’esterno (non c’è più il tempo per fermarsi, è quasi ora di chiusura e noi siamo esausti) mi induce a pensare (non so ancora quanto io mi sbagli!) che si tratti di una libreria, pure grande, specializzata in libri per l’infanzia e articoli da cartolibreria.

Continuando il percorso, sulla stessa via, a poche decine di metri di distanza dalla prima, incrocio, stupita, un’altra libreria: anche qui l’insegna dice “Librerie Goulard”! Si tratta, con ogni evidenza, di un altro accesso alla stessa, chiaramente molto più che grande, libreria.

L’impressione di un’offerta specializzata per l’infanzia cessa, anche se permane un baluginare di colori, gadget, accessori vari.

La mia bouquiniste non riteneva di doverla prendere in considerazione?

Lasciamo Corso Mirabeau, con i suoi due accessi alla libreria e, poco dopo, nella, mi pare parallela, rue Papassaudi, rieccola: Librerie Goulard!

Rientrata al Camping e al mio computer, mi precipito a soddisfare la curiosità. Riporto, dal sito (qui) e accontentatevi della traduzione:

Dal Corso Mirabeau a via Papassaudi vi invitiamo a un passeggiata lungo una intera via di libri. I tavoli, l‘angolo salotto, gli spazi chiari e luminosi propiziano il girovagare, lo scoprire, il sognare, stupirsi o rilassarsi…a meno che non preferiate discutere prendendo un caffè. Alla fine della fiera 90.000 volumi si dispiegano davanti ai vostri occhi su 600 m2 di scaffalature. Gli universi della libreria si fronteggiano e si richiamano come fossero tante librerie dentro la grande, In ogni area librai specializzati sono a vostra disposizione per aiutarvi e consigliarvi, per trovare e ordinare il libro che desiderate. Sui tavoli, dei piccoli cuoricini segnalano i libri che abbiamo amato, scelti per voi.

E attenzione! Potete ritrovare il vostro libraio Matthieu Colombe, a sabati alterni alla Librerie Francophone animata da Emmanuel Kherad, il sabato dalle 15 alle 16 su France Inter[i]…”

Scopro, (qui), trattarsi di una libreria le cui origini risalgono al 1880, certificata dal Ministero della Cultura francese come Librairie indépendante de référence. Vi operano 26 dipendenti di cui 19 librai.

Metto in conto l’aver scoperto l’acqua calda. Ma certo è ancor più interessante l’affermazione della mia bouquiniste secondo cui “non ci sono più librerie a Aix en Provence”.

Una sola cosa è certa. Potendo, se ci riuscirò, di ritorno dovrò fermarmi nuovamente ad Ax en P. per visitare bene la libreria Goulard e capire: possibile che una così blasonata libreria indipendente abbia “ucciso” tutte le piccole librerie della città? È il solo senso che riesco a dare all’affermazione della gentile signora, che avrà considerato ovvia l’esistenza della Goulard, e risposto alla mia domanda, come dire, a prescindere.

Ecco. Tutto qui. Ma desideravo raccontarlo. Nel frattempo, le Cevennes si sono allontanate: percorso verso Arles sotto un eccezionale maestrale che faceva sbandare il camper, due alberi caduti di traverso sul percorso e rischio reale. Previsioni del tempo pessime, con possibile neve in montagna.

Ci troviamo da due giorni ad Avignone. Domani si riparte. Per dove? Vedremo. Il tempo è migliorato e forse è recuperabile il progetto iniziale.

Le letture sono state comunque buone. Magari darò qualche anticipazione.

A presto.

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[i] France Inter è una delle maggiori radio pubbliche francesi ed è parte di Radio France. È stata fondata il 16 febbraio 1947 con la riorganizzazione delle radio pubbliche francesi avvenuta dopo la Seconda guerra mondiale con il nome di Paris Inter; è stata rinominata France I nel 1958. (Wikipedia)