Alleggeriamo: Editoria creativa, letture curiose

Posso dire che vivo giorni di lettura faticosa? Che necessitano di venir alleggeriti?

In corso di lettura diurna sta, formalmente al primo posto, Le benevoledi Jonathan Littell (lettura che proseguo, temo, con interruzioni e lentezza, forse più per cocciutaggine che per convinzione: ma non è ancora maturo il momento per parlarne).

Le interruzioni sono dedicate alla lettura di un vecchio Adelphi, frutto di un corposo e vario bottino, acquisito in quel di Parma, al “Libraccio”, un luogo che mi conduce a perdere di vista le finanze familiari per non dire del tempo di vita necessario a usufruire del bottino stesso.

Thekla Clark, “Mio due, mio doppio. Storia di W. H. Auden e Chester Kallman”, Adelphi 1999

Autrice sconosciuta, di cui non sono riuscita a sapere gran che; se non che si tratta di una americana, amica della coppia Auden-Kallman, che narra, in chiave biografica-autobiografica, una frequentazione iniziata a Ischia negli anni ’50, per concludersi con la morte, prematura, del poeta, cui farà seguito, dopo poco più di un anno, la morte, in Grecia, del suo più giovane compagno di vita.

Un bel libro, un usato di qualità, arricchito dalle annotazioni, faticosamente traducibili, del precedente proprietario, nonché da due pagine, a far da segnalibro, strappate da una Rivista non identificata, contenente un lungo articolo, a firma Valentina Ferri, titolo “Auden e la musica”: non ancora letto, solo sbirciato. Me lo riservo, per quando avrò terminato il libro.

Lo sconosciuto primo proprietario (di un libro senza dubbio amato – e dunque mi sto costruendo fantasie su questo “abbandono”), ha posto, come un esergo, sulla pagina bianca che segue alla copertina, “possa essere ciò che è, sia ciò che dev’essere.” Sull’ultima pagina, un’ultima annotazione: “Ciò che conta, non darsi pensiero per ciò che è umano.”

 Una pagina bianca, a fine libro, contiene una lunga nota; quasi una lettera a qualcuno; in bella, ordinata calligrafia: indecifrabile.

Sul tutto, mi ci arrovellerò per qualche tempo, temo.

Poi, la lista delle letture in attesa è lunga e mentre penso che dovrò impormi una severa astensione dall’accesso in una qualsivoglia libreria fino ad esaurimento del debito di pagine accumulato, occorre far fronte alle notti.

Nessuno dei due libri in lettura è adatto alla bisogna e dunque si richiede la scelta di un paio romanzi di intrattenimento (due, perché metti il caso che una risulti inadeguata, dovrà entrare in campo la riserva: dovranno essere e-book; auspicabilmente a poco costo).

Entra in gioco l’e-reader; e si scatena la curiosità per esperienze editoriali fuori dal coro;  si scatena il curiosare nel mondo dei <figli di un’editoria minore>, nonché di un’editoria fai-da-te (non so come altro chiamarla) che talvolta procura buoni libri,  anche preziosi  – vedi: “Il pellegrino incantato” di Nikolaj Leskov, (qui)  in cui l’editore è lo stesso curatore-traduttore Bruno Osimo che ha utilizzato StreetLib Write: vale a dire uno strumento informatico che consente ad un autore di pubblicare un libro “in autonomia”.

Alla ricerca di “cose da leggere”, dunque, in leggerezza, ho spulciato qualche catalogo di piccole interessanti case editrici, arrestandomi presso Exòrma, editrice che non avevo più incontrato, dopo “Neve, cane, piede” (ne potete trovare la bella recensione di Pina Bertoli qui:

Alla fine, la mia ricerca è stata coronata da successo (per l’obiettivo notte, ma comunque).

C’è, forse pare a me, un gran rimescolamento di carte nella nostra editoria.

Voglio dire: ci sono i “Grandi Libri”, quelli che appaiono in libreria accompagnati da costosi e massicci lanci pubblicitari; quelli pubblicati dalla Grande Editoria, dal Grande Marchio; proposti e sostenuti da editori di lungo percorso, che difendono posizioni meritoriamente acquisite; e che peraltro, facendo gruppo, salvano marchi anche piccoli e tuttavia carichi di storia e/o di qualità.

C’è il ruolo delle cosiddette “piccole” case editrici che, facendo parte di un gruppo[i] editoriale svolgono, dovrebbero svolgere, anche una benemerita funzione di scouting, nella pubblicazione di nuovi autori.

Ci sono ancora medio-piccole e tuttavia “grandi” case editrici indipendenti: Adelphi, Sellerio…a diffusione nazionale, che propongono e difendono la qualità di cataloghi identitari ben qualificati, che possono pure venir definite medio-piccole ma che operano in una dimensione comunque tale da potersi confrontare con un mercato anche a diffusione internazionale.

E poi ci sono <gli eroi>, dispersi in un magma di falsi editori (a pagamento); artigiani appassionati, e neppure mi ci metto a individuarli: dispersi sul territorio, impossibilitati ad assicurare una vera distribuzione; di pubblicità effettiva ai loro prodotti, dentro al rumore del grande mercato, neppure parlarne. Sudore e sangue.

Se inizio a parlare di questo non mi fermo più, ma una cosa va detta: all’interno della narrativa (e non solo) prodotta dalla piccola editoria, e persino dal “fai da te”, esiste la buona qualità; che non appartiene in esclusiva ai grandi marchi editoriali dotati di una scuderia di autori di vaglia. Le cose illeggibili e persino impresentabili, si trovano pure nella editoria blasonata, spesso tenuta a pubblicare, e lanciare (sono costi!) il giornalista di turno preso dal bisogno di frequentare la letteratura, o interessato a produrre l’istant book, il pamphlet “on demand” sullo scandalo del momento; necessitata a produrre comunque anche narrativa “che si venda” – da intrattenimento, per l’appunto  – cosa che il poeta, il filosofo, il pensatore, ma neppure, diciamolo, il grande narratore che resterà nella storia della letteratura, raramente attingono.

Ho avuto una qualche fortuna. Ho potuto affrontare due notti di piacevole insonnia e anzi, l’autore del secondo libro me ne ha procurate anche altre due, di un qualche interesse, per mezzo di un suo altro titolo e altro editore.

Ed ecco:

Danilo Catalani, “Gli imperseguibili”: e-book realizzato con StreetLib Write 2018

Pare a me o, di questi tempi, i vecchietti vanno alla grande? Quasi inevitabile, siamo una società di vecchi e vecchi sono, per probabilità statistica, i lettori, ormai poco interessati, o solo marginalmente, alle piccole-grandi storie d’amore adolescenziali o giù di lì.

Una storia accattivante, fondata su un curioso dato di irrealtà che, tuttavia, pare presente nella convinzione/speranza di molti anziani: l’illusione che l’età li renda “non perseguibili” qualora commettano un reato. Certo, una condanna all’ergastolo di un ultraottantenne, anche in relativa buona salute, sarebbe difficile da applicare; potrebbe prevedere, forse, solo forse, una forma attenuata di contenzione, che ne so. Ma al posto di qualche nonno desideroso di vendetta, speranzoso di potersi togliere impunemente qualche sassolino dalla scarpa prima di…, o anche di realizzare qualche piccola opportuna giustizia sociale, non ci farei gran conto.

La storia. Incipit: un giovane disoccupato, solo al mondo, lasciato dalla sua ragazza; senza, pare a lui, un possibile futuro, siede su di un ponte autostradale. Vorrebbe chiudere con la vita: e sta attendendo il momento giusto, senza traffico, per saltare. Forse.

Un vecchio, di passaggio, di ritorno dall’essere andato a cogliere cicoria, lo ferma: con determinazione, persino con durezza.

Comincia per il ragazzo una nuova storia, in compagnia di tre anziani cui, dopo la morte di un loro amico, manca il quarto a tressette e che, di conseguenza, giocano, ridendoci su, “col morto”; e che accoglieranno felici il quarto uomo.

Si parla, si gioca. C’è la vita di quel ragazzo, divenuto un amico, tutta da aggiustare. Ci sarebbero fatti della vita in generale da aggiustare, male azioni da punire, e chi potrebbe farlo meglio di tre vecchi che, per età, sono, per l’appunto, “imperseguibili” dalla legge?

Un quasi-giallo, umoristico con sentimento; una piacevole lettura, un po’ rovinata, va detto, in dirittura finale, da una chiusura in chiave vagamente spy story che non era necessaria; che un po’ stona con tutta la tonalità della narrazione.

Ho trascorso tuttavia alcune buone ore notturne su queste pagine; dentro una storia che verrebbe voglia di raccontare – e questo dice tutto.

L’autore: non più giovanissimo, ha pubblicato altro con StreetLib Write: in autonomia.

Un suo altro titolo, “La banda del congiuntivo”, mi ha indotto – le strane scelte che si compiono alle due di notte – ad optare per un diverso libro, a tema “il congiuntivo”, pubblicato da Exòrma.

Massimo Roscia , “La strage dei congiuntivi”, Edizioni Exòrma 2014

Confesso: sto ancora cercando di darmi ragione di questo scrittore che, devo dire, ha a suo vantaggio una indubbia originalità, una scrittura/linguaggio con cui gioca al limite del sostenibile, una inventiva, nella costruzione di una storia, sicuramente non comune, anche se un po’ difficile, inizialmente, da seguire: umorismo nero, satirico-grottesco, piacevolmente eccessivo.

Il titolo è fuorviante: il libro tratta, certamente, di “congiuntivi” ma anche, non per dire, di una vera “strage”. Ho vergognosamente riso, leggendo una storia decisamente nera. Ho concluso scaricando un altro e-book dell’autore:

Massimo Roscia, “Di grammatica non si muore. Come sopravvivere al VIRUS della punteggiatura e allo sterminio dei verbi”, Sperling & Kupfer

Nota curiosa: di questo libro esistono – stessa copertina, stesso editore, ovviamente, versioni con titolo parzialmente diverso:

Come sopravvivere….e allo sterminio del condizionale”

“Come sopravvivere…e allo sterminio del congiuntivo” : ignoro se la serie-copertine continui.

Si tratta sempre dello stesso libro, immagino. Un anomalo prontuario di grammatica, con ilari commenti e ridanciana aneddotica: mi ha fatto compagnia per due sere, efficacemente risolvendo l’insonnia: una grammatica è una grammatica, dopotutto; facilita l’addormentamento.

In aggiunta: un ripasso di qualche regoletta non fa mai male

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[i] Ad esempio il Gruppo Editoriale Mauri Spagnol include le case editrici Bollati Boringhieri, Chiarelettere, Corbaccio, Duomo Ediciones (sconosciuta), Garzanti, Guanda, La Coccinella, Longanesi, Nord, Ponte alle Grazie, Salani, Tea, Vallardi.

È il primo gruppo italiano nella classifica mondiale della presenza sul mercato delle case editrici, in cui occupa un, credo dignitoso, 37° posto seguito, al 38° posto, da Mondadori. (qui)