Un bel romanzo…

riemerso, e non me ne ero accorta.

Nel corso delle ultime vacanze, segnate da letture amene, è stato inevitabile andare a rimestare anche tra vecchi libri, memorie di piacevoli letture del tempo che fu. Ed è così che, tra le mani, mi sono ritrovata il mio vecchio Fred Hoyle, “La Nuvola nera”, Universale Economica Feltrinelli 1989, terza edizione; traduzione di Luciano Bianciardi.

“Sir” Fred Hoyle lo aveva dato alle stampe nel 1957 e, rapidissima, Feltrinelli lo aveva pubblicato nel 1959 – ed è del 1960 la prima edizione economica, a conferma del successo del libro. 

Cercandone l’e-book (il mio vecchio libro si caratterizza per una dimensione dei caratteri a stampa oggi per me faticosa), e scoperto che il costo lo qualificava come ancora in commercio, ho “scoperto” anche che Feltrinelli lo aveva riproposto nel 2020, sempre nella traduzione di Luciano Bianciardi: mi ha fatto piacere e ho scelto di faticare sulle pagine della mia vecchia copia; con la speranza che Feltrinelli riproponga anche altri titoli dell’autore: La voce della cometa, Il primo ottobre è troppo tardi erano stati best-seller, pubblicati in Italia da diverse case editrici.

Andrebbe ricordato anche “A come Andromeda”, scritto da Fred Hoyle, a partire da una serie televisiva inglese del 1961, di cui era stato lo sceneggiatore, insieme a John Elliott[i]. In Italia fu uno sceneggiato trasmesso da Rai 2 nel 1972, interpretato da Luigi Vannucchi e Paola Pitagora, in cinque puntate di successo.

Fantascienza: gli anni del trentennio 1950 – 1980 ne sono stati gli anni d’oro. Quanto a Fred Hoyle, (1915 – 2001) era stato un autore sicuramente di successo ma difficilmente collocabile nel quadro. Un autore anomalo.

Astrofisico, sicuramente degno di essere annoverato tra i grandi del suo campo – il suo mancato Nobel fu oggetto di critiche – si segnalava per il sostegno a teorie in parte controverse, soprattutto sul tema dell’origine dell’universo: sua la definizione, nelle intenzioni ironica, di “Big Bang” che, contro le intenzioni del suo autore, è diventata il nome d’uso con cui si indica il momento iniziale di espansione e formazione dell’universo (se ho capito bene).

Sua, invece, la teoria dello stato stazionario dell’universo[ii], oggi credo quantomeno non prevalente (difficile, almeno per me, in queste faccende, capire qualcosa che vada oltre un riassuntino genere Bignami – la cui utilità peraltro non ho mai sottovalutato: esami e interrogazioni salvate a iosa! Esiste ancora?)

Titolare della cattedra di astrofisica a Cambridge, la lasciò per trasferirsi negli U.S.A. dove assunse la cattedra al California Institute of Technology e, in seguito, alla Cornell University.

Secondo l’astronomo americano Abell: fu un insegnante meraviglioso, anche una persona cordiale che ha sempre trovato il tempo di parlare con gli studenti, il suo entusiasmo è contagioso …. è pieno di idee, alcune sbagliate, altre sbagliate ma geniali, altre geniali ed esatte ….”[iii]

Bene, questo esimio cattedratico, dal ricco curriculum anche nella ricerca e nell’attività extradidattica, vincitore dei maggiori riconoscimenti nel suo campo, trovava il tempo di dedicarsi alla divulgazione scientifica e, soprattutto, di scrivere romanzi e sceneggiature.

Anche in questo campo, fu un autore che occupò una categoria a sé. I suoi romanzi, infatti, se pur pienamente appartenenti al genere, si collocano nel tempo presente: i suoi personaggi sono studiosi appartenenti alle regolari massime istituzioni; le sue trame sono di regola basate su di un avvenimento eccezionale che mette in subbuglio il mondo scientifico, i governi (con ovvia centratura sul Governo di Sua Maestà britannica e sugli amici U.S.A., con qualche riserva, ) da cui tutto segue.

Difficile, per il lettore comune esserne certo ma l’esimio professor Hoyle pare aver avuto qualche remora a uscire dal seminato quantomeno della verosimiglianza scientifica – meglio: deve avervi voluto rimanere ben ancorato: nei suoi libri si incappa anche in qualche delucidazione, in qualche “dimostrazione” matematica (che ogni common reader provvederà da sé a saltare, a meno di un perverso interesse e in base a una altrettanto perversa competenza).

 La nuvola nera è,forse stato il suo romanzo più noto.

Quarta di copertina:

1964, osservatorio astronomico di Monte Palomar. Si scopre che un’immensa, e mai vista prima, nuvola di gas interstellari si sta pericolosamente avvicinando al sistema solare. Si tratta di un organismo vivente, antichissimo, grande come l’orbita di Venere, con una massa analoga a Giove, che sta puntando dritto sulla Terra. Il rischio è quello di un’autentica catastrofe per gli umani. Si cerca il modo di correre ai ripari prima che sia troppo tardi. Ma la comunità degli scienziati, oltre alla minaccia della Nuvola nera, si trova a dover affrontare anche la reazione dei politici, il cui proposito sarebbe quello di celare all’opinione pubblica la scoperta per non creare allarmismo. La Nuvola però, nella sua distruttività, forse nasconde delle sorprese positive. Potrebbe trattarsi di un’intelligenza, un possibile contatto con l’universo e il preludio a una conoscenza superiore, sebbene possa sembrare fantascienza.”

Che dire. Per prima cosa: la data in cui la storia prende avvio. È, come dovuto, il futuro?

Il 1964 è stato, per l’appunto, un tempo ancora non vissuto dall’umanità che, nel 1957, ha letto per la prima volta questo romanzo. Possiamo tuttavia concordare che no: la vicenda si svolge nel tempo presente e i pochi anni di slittamento temporale servono solo a fornire di realtà potenziale gli avvenimenti. Come se l’autore volesse dirci: “Perché no? Prepariamoci.”

Ed è interessante leggere oggi una storia che, collocata per noi nel “passato remoto” (data la velocità con cui il nostro tempo sembra scorrere, e il mondo cambiare) mantiene tutta la sua appassionante futuribilità potenzialmente prossima e la sua irreale verosimiglianza.

Si tratta di un libro che non ha perso nulla della sua leggibilità – e della sua novità – cosa che invece accade spesso ai libri di fantascienza, dove, magari, sono state avanzate teorie fantasiose ma, al tempo in cui sono state scritte, caratterizzate da una qualche attesa che potremmo chiamare “profetica”; che il tempo ha non solo o tanto (ovviamente) smentito ma rese priva di interesse . Volendo fare un confronto improprio, non so altri ma io ho provato, abbastanza di recente a rileggere i romanzi del Ciclo della Fondazione di Isaac Asimov, e temo di non essere giunta a superare le prime trenta pagine; mentre neppure provo a rileggere “Viaggio allucinante”: ci dovrò, tuttavia, riprovare; ho amato troppo Isaac Asimov, in una vita lontana, e mi sento certa che molto di suo può essere tuttora interessante. Dopotutto, nessuno ha mai cassato dalla letteratura “Lo strano caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde” (dovrei rileggerlo, in effetti. Dovrei proprio. È criminale come, travolti dalle nuove uscite, si perdano non solo letture mai affrontate ma anche riletture che il tempo trascorso e le nostre mutate età rivestono di novità assoluta).

“La nuvola nera” (e, peraltro, anche gli altri romanzi di questo autore) ci parlano di un mondo (quello accademico) i cui riti e i cui miti permangono, riluttanti al cambiamento; ci parlano dei riti della politica, ci parlano della curiosità umana e delle resistenze che le si oppongono.

Mi lasci parlare un po’ di filosofia e di sociologia. Ha mai pensato, Geoff, che nonostante tutti i cambiamenti provocati dalla scienza – cioè dal nostro controllo sull’energia inanimata – noi abbiamo ancora la stessa vecchia gerarchia sciale? I politici in cima, poi i militari e in fondo i cervelli. Non c’è alcuna differenza tra questa organizzazione o quella di Roma antica, o addirittura, anzi, di quella delle prime civiltà mesopotamiche. La società in cui viviamo ha in sé una contraddizione mostruosa: la tecnologia è moderna, ma l’organizzazione sociale è arcaica.”

C’è tuttavia in Hoyle, nonostante la sua denuncia, un grande fiducioso candore, frutto, anche, dell’arcaicità sociale che denuncia; frutto di una separatezza, non veduta, rassicurante, data proprio dal suo vivere dentro una bolla, quale è, o vorrebbe essere, il mondo accademico nel suo immaginario di sé: fiduciosamente paternalista.

Wikimedia: Statua di Fred Hoyle, presso l’Institute of Astronomy di Cambridge

Riposante, tuttavia, dentro un libro; e dentro una breve parentesi del tempo. Non oltre, certo.

Poi, qualche breve sprazzo di serietà. Ci sono anche le pagine della tragedia. Nel mentre, il gruppo internazionale di scienziati che si sta occupando del problema vive, dentro la bolla di realtà protetta in cui è collocato, solo qualche sprazzo di confronto con la realtà del mondo-tempo al di fuori.

C’è, lieve, quel po’, sparso, di ironia su di sé e sul proprio mondo; giusto quel tanto che serve.

C’è – non credo di spoilerare alcunché, è ovvio che la storia si dipani nel dialogo-confronto-scontro con la nuvola “intelligente” – il problema della comunicazione, il problema di trovare una condivisione di linguaggio. Il gruppo degli scienziati si interroga con condivisa ironia – russi compresi, nonostante il tempo di guerra fredda.

Abbiamo tutti i motivi di credere che la Nuvola sia più intelligente di noi, perciò la sua lingua (…) sarà più complessa della nostra. Propongo quindi di non cercar più di decifrare i messaggi che riceviamo. Meglio aspettare che la Nuvola riesca a decifrare i nostri.”

“Buona idea, accidenti. Sempre obbligare straniero imparare inglese” disse Alexandrov.”

La fantascienza, come sempre, ma qui un po’ di più, è una scusa per parlare di noi, della nostra società: in tempo reale e, nel caso di Hoyle, a partire da dati reali (più o meno, ma insomma, anche sì). Da una prospettiva bonariamente classista quel tanto che è richiesto dal contesto, appena mitigata da quel tanto di autoironia sufficiente a consentire al lettore di identificarsi con quel mondo.

È riposante trascorrere qualche ora dentro pagine in cui l’intelligenza, pur contrastata, domina e vince: Fantascienza, per l’appunto. Con bon ton. Da parte di un autore che ama comunicare, e lo fa bene: non fosse stato uno scienziato, sarebbe stato sicuramente un cantastorie.


[i] Di questo coautore, che non conosco, non ho trovato nulla in rete. Curiosità irrisolta, che mi piacerebbe soddisfare.

[ii] “Secondo questo modello l’universo non ha né inizio né fine, continua a espandersi da sempre e man mano che la densità diminuisce, in seguito all’espansione, viene creata di continuo nuova materia per riequilibrare la situazione. La produzione di materia richiesta, circa un atomo di idrogeno per chilometro cubo all’anno, è così bassa da non essere osservabile: “Trovo più accettabile l’idea della creazione di un atomo di idrogeno all’anno che quella della nascita dell’Universo da un punto.” In: Ihttps://www.aif.it/fisico/biografia-fred-hoyle/

[iii] In:  https://www.aif.it/fisico/biografia-fred-hoyle/