Lucy Maud Montgomery, “Anne di Tetti Verdi”, Ed. Lettere animate 2018. Traduzione integrale di Oscar Ledonne ed Enrico De Luca – Introduzione di Enrico De Luca
Ed ecco un altro libro che riesce a trascorrere vitale nel tempo e, senza essere un capolavoro, a permanere un evergreen.
“Anne di Tetti Verdi” è uno, il primo, di una serie di otto libri; incerto nel suo essere una storia, un romanzo di formazione, “per ragazzi” (ma forse sarebbe meglio dire “per ragazze”) e un romanzo per adulti: è stato ed è sicuramente il genere di storia che, di tempo in tempo, ha trovato un proprio adattamento a venir trasposto in linguaggi diversi, rimanendo un libro a tutt’oggi ancora letto, un classico della letteratura per ragazzi nella sua forma originale di romanzo.
È una storia che si legge con piacere; i cui personaggi vivono, tutti, un loro essere protagonisti.
È una storia che ci fa conoscere un luogo – l’Isola di Prince Edward, in Canada, – e un mondo: il villaggio (immaginario) di Avonlea, la sua cultura, la vita sociale e familiare nella quotidianità di una comunità rurale.
Scritto da Lucy Maud Montgomery, autrice canadese, nei primi anni del ‘900, è stato pubblicato in Italia per la prima volta, da Mondadori, per la traduzione di Luisa Maffi, solo nel 1980. Sono seguite altre edizioni, a cura di traduttori diversi.
È interessante il fatto che, pur essendo un romanzo poco letto in Italia – o forse pare solo a me? – è una storia a lungo, in un passato recente, ben nota ai bambini e, forse soprattutto, alle bambine, nella forma Serie TV e fumetto.
Trasposto in film (credo di scarso successo) ha conosciuto una trasposizione teatrale come musical – Canada, 1965. Nel ‘79, è divenuto, in questo caso con grande successo, un anime in cinquanta episodi che in Italia ha avuto quale titolo “Anna dai capelli rossi”. Panini Comics ne ha editato inoltre un manga in tre volumi, ispirato al romanzo.
Una serie di otto libri, si diceva, più altri tre romanzi in cui Anne compare non in veste di protagonista.*
Lucy Maud Montgomery (1874 – 1942) ha peraltro al suo attivo una significativa produzione di storie in serie: vedi “Emily di Luna Nuova”, una trilogia meno conosciuta di cui sono reperibili tuttora in italiano i primi due volumi (ancora una volta avendo quale protagonista un’orfana, che vive nell’Isola del principe Edoardo, le cui vicende, ancor più di quanto avvenuto nella serie di Anne, contengono richiami autobiografici).
La storia.
Gli anziani fratelli Marilla e Matthew Cuthbert, vivono insieme ad Avonlea, un piccolo paese dell’Isola di Prince Edward, in Canada, nella casa chiamata “Tetti Verdi”, coltivando i propri campi.
Nessuno dei due si è mai sposato, e dunque non ci sono braccia che possano aiutare Matthew, ormai anziano, nel lavoro. Fratello e sorella decidono dunque di adottare un ragazzo orfano, per crescerlo nella propria famiglia e avere un aiuto nella loro vecchiaia.
Prendono accordi con l’orfanotrofio della zona, dichiarandosi disponibili ad accogliere un orfano di undici anni.
Avviene tuttavia che, quando Matthew Cuthbert si reca, vestito a festa, con il calesse, all’orfanotrofio della vicina Hopetown per prendere, come concordato, il bambino, trovi ad attenderlo Anne Shirley, una bambina undicenne dai capelli rossi, dal viso lentigginoso, magrissima, ed entusiasta all’idea di aver trovato una famiglia.
Matthew, uomo timido e taciturno, segnalerà, debolmente, alla direttrice dell’orfanotrofio l’evidente incomprensione intercorsa negli accordi presi e tuttavia non riuscirà a rifiutare di prendere la ragazzina, già pronta con la valigia in mano, con sé. È preoccupato per la reazione della sorella, che sicuramente respingerà la bambina ma, nel corso del viaggio, l’entusiasmo di Anne per aver trovato una famiglia, i commenti eccitati per la bellezza della campagna che attraversano nel corso del viaggio – otto chilometri a passo di calesse – lo conquisteranno. E conquisteranno il lettore.
Anne chiacchiera a raffica. Racconta di sé, di come, perduti quando era molto piccola i genitori, due giovani insegnanti privi di parenti, la sua vita sia stata difficile e faticosa, rallegrata tuttavia dalla sua grande capacità di immaginare una vita diversa, una vita bellissima.
Gli ultimi mesi, trascorsi all’orfanotrofio di Hopetown, si erano tuttavia rivelati un luogo in cui c’era “così poco spazio per l’immaginazione, giusto solo negli altri orfani. Era piuttosto interessante immaginare cose su di loro… immaginare che forse la ragazza seduta accanto a te era in realtà la figlia di un importante conte che era stata portata via ai suoi genitori quando era piccola da una bambinaia crudele morta prima di poterlo confessare. Ero solita stare sveglia di notte a immaginare cose del genere, perché non avevo tempo di giorno.”
“Scommetto che è per questo che sono così magra…sono terribilmente magra, vero? Sono tutta pelle e ossa. Mi piace immaginare di essere carina e paffuta, con le fossette sui gomiti”
Un breve, molto breve silenzio, dovuto al fiato corto – erano tante le cose che aveva già detto, mentre lei e Matthew avevano solo raggiunto il calesse – e Anne già riprendeva a raccontare, mentre scoppiettavano le sue riflessioni e le sue fantasie.
“…allungò la mano e staccò un un ramoscello di pruno selvatico che sfregava contro il fianco del calesse.”
”Non è bellissimo? A cosa vi fa pensare quell’albero che sporge dalle sponde, tutto bianco e simile a un ricamo?”
“Beh, ecco… non saprei – disse Matthew”
“Ma a una sposa, naturalmente… una sposa tutta in bianco con un delizioso velo delicato. Non ne ho mai vista una, ma posso immaginare come dovrebbe essere. Non mi aspetto di diventare sposa anch’io. Sono così scialba che nessuno vorrà sposarmi… a meno che non sia un missionario straniero. Credo che un missionario straniero non abbia gusti difficili (…).”
“Mi piacciono tanto i bei vestiti. E per quanto possa ricordare non ho avuto un vestito carino in tutta la mia vita… ma certamente è meglio avere qualcosa da sognare, vero?”
Anna chiacchiera e chiacchiera; si entusiasma per tutto ciò che vede, per i ciliegi in fiore, il fiume, i fiori; per il viale alberato, il laghetto: A tutto ciò che vede assegna un nome di fantasia. E Matthew si innamora di quella ragazzina. Pensa alla sorella, che non vorrà accogliere Anne ma ha, a proprio vantaggio, per superarne la sicura resistenza, una dote di cocciutaggine silenziosa che potrebbe mettere Marilla in difficoltà; che potrebbe aiutare.
L’incontro tra Marille e Matthew, con Anne al suo fianco, come previsto non sarà dei più facili. Anne capisce: quella non sarà, dunque, la sua casa? E scoppia in pianto.
Marilla è a disagio. Cerca di rincuorare Anne. Le chiede il suo nome.
“Potreste, per favore chiamarmi Cordelia?”
Anne ammette che Cordelia non è il suo nome e tuttavia:
“(…) mi piacerebbe chiamarmi Cordelia. È un nome talmente elegante (…) Ho sempre immaginato che il mio nome fosse Cordelia… almeno l’ho fatto negli ultimi anni. Quando ero piccola immaginavo di chiamarmi Geraldine, ma ora mi piace di più Cordelia. Ma se mi chiamate Anne, per favore chiamatemi Anne scritto con la e. (…) Sembra molto più carino Quando sentite pronunciare un nome non lo vedete sempre nella vostra mente, proprio come se fosse stampato? Io sì; e A-N-N sembra orribile, ma A-N-N-E sembra tanto più raffinato. Se solo mi chiamaste Anne scritto con la <e>,proverei a rassegnarmi al fatto che non mi chiamo Cordelia.”
Anne ovviamente rimarrà a Tetti Verdi. La sua immaginazione continuerà a scoppiettare, a creare situazioni, a provocare guai, in casa e con il mondo esterno, fatto di rapporti sociali importanti, dentro una piccola comunità con i propri riti, le proprie regole, i propri (o per meglio dire le proprie) maggiorenti. Il lettore conoscerà via via personaggi ricchi di sfaccettature e a poco a poco si ritroverà a vivere ad Avonlea; a conoscerne gli abitanti, a cominciare, prima tra tutte, dall’amica di Marilla Signora Rachel Lynde
Non casualmente, sarà infatti la signora Lynde ad aprire questa storia quando, dalla propria finestra, vedrà Matthew Cuthbert passare vestito a festa, in calesse, per recarsi a Hopetown.
Il podere della signora Lynde, vicino a quello dei Cuthbert, era attraversato da un torrente che, proprio lì, rallentava le proprie acque impetuose divenendo “un piccolo ruscello quieto e disciplinato, perché neanche un torrente avrebbe osato scorrere davanti alla porta della signora Rachel Lynde senza il dovuto riguardo a decenza e decoro (…) consapevole che la signora Rachel fosse seduta alla sua finestra, tenendo d’occhio qualsiasi cosa passasse, dai torrenti e dai bambini in su e che, se avesse notato qualcosa di strano o fuori posto, non avrebbe trovato pace finché non ne avesse scovato i perché e i percome.”
Rachel Lynde, impegnata in ogni attività sociale del villaggio si rivelerà una gran brava persona; una buona amica per Marilla e Matthew, nonché, dopo uno scontro iniziale, anche per Anne; e come lei, una per una, si riveleranno tali tutte le persone che l’autrice inserirà nel quadro di vita del villaggio, in cui il lettore si troverà immerso.
Ci saranno gli altri bambini; ci sarà l’amica del cuore Diana. E ogni personaggio, comprimario o meno, godrà di un disegno ben definito di sé, a tutto tondo.
Ed ecco: niente di nuovo, potremmo dire, nella storia, un po’ abusata, dell’orfanella/dell’orfanello che, attraverso più o meno grandi traversie, giunge a divenire un adulto maturo e addirittura di successo. Ne abbiamo a iosa.
Niente di nuovo se non il piacere di un personaggio caratterizzato da una capacità di immaginazione scoppiettante; di una simpatia ma anche di una velocità ideativa e di linguaggio quasi insostenibile.
Niente di nuovo se non bellissimi dialoghi, esercizi intensivi di fantasia capaci di allenare il nostro sguardo sul mondo, una ottima prosa e, per noi adulti, il piacere di una costante, sottile e benevola ironia capace di individuare ogni personaggio e renderlo, nelle sue piccole imperfezioni, qualcuno di conosciuto e, ma sì, amico, di cui continuare a coltivare la conoscenza.
Ci sono molte vite in questo romanzo.
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*La serie di Anna dai capelli rossi (Da Wikipedia):
Il nucleo originale della serie di Anna dai capelli rossi si compone di soli otto titoli, pubblicati nel seguente ordine:
Anne of Green Gables (Anna dai capelli rossi, 1908), Anne of Avonlea (L’età meravigliosa, 1909), Chronicles of Avonlea (Cronache di Avonlea, 1912), Anne of the Island (Il baule dei sogni, 1915), Anne’s House of Dreams (La baia della felicità, 1917), Rainbow Valley (La valle dell’arcobaleno, 1919), Further Chronicles of Avonlea (1920), Rilla of Ingleside (Rilla di Ingleside, 1921). Dopo la pubblicazione di questi titoli, l’autrice si dimostrò più volte disinteressata a proseguire la scrittura, affermando che la storia di Anna Shirley (ormai priva di ogni sua originaria potenzialità) doveva considerarsi conclusa. La Montgomery si dimostrò restia a continuare la scrittura già dopo la pubblicazione delle Cronache di Avonlea e, come emerge dai suoi diari, visse la scrittura de Il baule dei sogni come una costrizione. Solo quindici anni dopo la pubblicazione di Rilla di Ingleside riprese in mano la serie e scrisse altri tre titoli: La casa dei salici al vento (Anne of Windy Poplars, 1936), La grande casa (Anne of Ingleside, 1939), The Blythes are Quoted (1942, pubblicato postumo nel 2009). Questi titoli devono essere considerati come degli approfondimenti su alcuni aspetti o periodi della vita di Anna volutamente tralasciati dall’autrice nei primi otto libri. Inoltre, si tratta di libri molto diversi rispetto al primo nucleo della serie per diverse ragioni strutturali e contenutistiche[1]: ad esempio La casa dei salici al vento è un romanzo epistolare, mentre The Blythes are Quoted è un insieme di racconti, poesie e illustrazioni.
Film: Nel corso degli anni sono stati prodotti numerosi adattamenti del romanzo della Montgomery, tra cui vanno ricordati due film: Fata di bambole (1919), film muto diretto da William Desmond Taylor e con protagonista Mary Miles Minter nel ruolo di Anne (questa pellicola è considerata perduta, in quanto si ritiene che non ne esista più alcuna copia) e La figlia di nessuno (Anne of Green Gables) del 1934, diretto da George Nichols Jr., e con protagonista Down O’Day. Dopo questo film, la O’Day cambiò definitivamente il proprio nome d’arte in Anne Shirley. Inoltre nel 2016 John Kent Harrison è regista di Anna dai capelli rossi – Una nuova vita (L.M. Montgomery’s Anne of Green Gables), un film televisivo canadese che riprende il primo romanzo e a cui faranno seguito altri due film televisivi: Anna dai capelli rossi – Promesse e giuramenti (Anne of Green Gables: the Good Stars) e Anna dai capelli rossi – In pace con il mondo (Anne of Green Gables: Fire & Dew).
Serie tv: Dagli anni ’50 ad oggi sono stati svariati anche gli adattamenti televisivi della storia di Anne Shirley, tra i quali acquisì molta popolarità a cavallo fra gli anni settanta e ottanta del secolo scorso l’anime Anna dai capelli rossi, diretto da Isao Takahata. Nel 1985 venne realizzata la miniserie televisiva Anna dai capelli rossi, mentre nel 2000 venne prodotta la serie a cartoni animati Anne of Green Gables: entrambe prodotte dalla canadese Sullivan Entertainment. Nel 2017 ha debuttato su Netflix e CBC Television la serie televisiva “Chiamatemi Anna”.
Fumetti. Nel 1998 Yumiko Igarashi, autrice di diverse serie di successo come Candy Candy e Georgie, ha iniziato la realizzazione di un adattamento manga dei libri della Montgomery. I primi tre singoli della serie, che coprono l’infanzia di Anne e il contenuto del primo libro, sono stati editi in Italia daPanini Comics con il nome di Anna dai capeli rossi, mentre sono inediti i volumi successivi che coprono il resto dell’arco narrativo.
Il libro ha avuto un’altra trasposizione a fumetti nel 2013, sviluppata su quattro albi in formato comic book con disegni di Giancarlo Malagutti e colori di Eva Castelli.

