Alba De Céspedes, “Dalla parte di lei”, Mondadori 2021 È stato più del solito difficile, per me, scrivere, […]
femminismo
Scriveva John Stuart Mill, nel 1869: “Nessuno schiavo è schiavo in modo così completo, e nel pieno senso […]
Se Dio vuole, arriverà il 9 marzo. Anche per quest’anno, sarà chiusa la faccenda. Senza che sia chiuso il problema, ma almeno non sarò nella solita difficoltà: questa mattina non sapevo, al solito, come fare: se arrivavo a casa con il mazzolino di mimose se la sarebbe presa, se non lo facevo, si sarebbe arrabbiata, mi avrebbe detto puoi pure non venire al corteo, tanto non è un problema tuo.
Ho preso una rosa e una scatola di cioccolatini. Sembra l’abbia presa meglio. Se capisco bene, per lei è come se, porgendo un mazzolino di mimose, chiedessi scusa senza prendere alcun impegno, senza farmi carico del problema.

Un vita e una storia di scrittura interessanti, quelli di Charlotte Perkins Gilman, nei quali il luogo di nascita, le appartenenze familiari allargate, il tempo di vita, sembrano aver collaborato nel costruire una particolare figura di studiosa, di scrittrice, di attivista.
Charlotte Perkins Gillman è nata il 3 luglio 1860 ad Hartford, città capitale del Connecticut, figlia di Mary e Frederick Beecher Perkins. [i]
Hartford, in quegli anni, era la città statunitense in cui maggiormente era attivo il movimento abolizionista; e la famiglia paterna di Charlotte era molto nota in quell’ambito. Il nonno paterno, reverendo Lyman Beecher, era uno dei maggiori sostenitori dell’abolizione della schiavitù.