Anita Loos
Anita Loos

Desiderando spezzare una lancia a favore dei long seller (qui), dei libri che il tempo non intacca, e che non sono solo i grandi classici, la prossima recensione sarà un libro che, riletto dopo un numero di anni che preferisco non ricordare, mi ha regalato qualche ora di vero piacere: Anita Loos, «Gli uomini preferiscono le bionde», Garzanti 1966. Un libro che, con la sua seconda parte «ma Gli uomini sposano le brune», è il solo libro, credo, pubblicato in Italia di questa elegante scrittrice, commediografa e sceneggiatrice americana; un libro che non sente il tempo e regala allegria (nonché, ancor oggi, qualche leggera riflessione e persino un divertente richiamo alla nostra attualità). Per non dire che, in queste pagine, un po’ di leggerezza farà bene.

E passo al discorso serio (magari noioso? Su cui, tuttavia, mi piacerebbe molto  dialogare, se qualcuno ne ha voglia).

Libraio per casoOrmai quasi due anni fa, avevo scritto qualcosa sull’andare in libreria, provando a riflettere sulla quantità e qualità del lettori italiani, sul diffondersi degli e-book e degli acquisti online dei libri, anche cartacei (che sono e restano “I LIBRI” ma che non necessariamente costituiranno, in futuro, lo strumento per fruirne). È bene, è male, possiamo discuterne ma è così.

Le caratteristiche della nostra editoria, il costo unitario dei libri, le vendite scarse, la distribuzione malfunzionante, la presenza maldistribuita di librerie:  sono  tutte variabili che concorrono a fare del libro quello strano bene di prima necessità che si comporta come un bene di lusso, superfluo al di fuori di confini molto precisi: la scuola, gli studi in genere, la documentazione di lavoro per chi ne dipende e, all’altro estremo, un oggetto da diporto per occupare un qualche tipo di tempo libero. Il che va benissimo. Ma non basta.