Wu Ming 1Wu Ming 1[1], “Cent’anni a Nordest. Viaggio tra i fantasmi della guera granda” Rizzoli 2015

Si fa presto a dire Nordest, ma le tre regioni dell’Italia nordorientale cingono nei propri confini territori e paesaggi diversissimi: montagna e pianura, altipiani e lagune, entroterra e litorali, oltre a due diverse sponde dell’Adriatico. Sì, l’intera provincia di Trieste è già dall’altra parte. Molti italiani si stupiscono quando glielo fai notare. C’è chi capita a Trieste e poi dice: ‘Ma come, il sole tramonta sul mare?

La rivista ‘Internazionale’, che ha pubblicato a puntate una sintesi di questo libro, lo ha definito un “racconto-inchiesta”. Che parla del ‘Nordest’, inteso come entità geopolitica e, dati certi presupposti, identitaria.

Come cavalli che dormono in piediPaolo Rumiz, “Come cavalli che dormono in piedi”, Feltrinelli 2014

 

CHE I VOSTRI MULINI TORNINO A MACINARE, CHE I VOSTRI OCCHI SPLENDANO DI NUOVO, CHE LE VOSTRE FALCI DI NUOVO RISUONINO E DI NUOVO CANTINO LE VOSTRE DONNE

Questa iscrizione si trova sulla lapide che orna la sepoltura di un soldato russo, in uno dei quattrocento cimiteri austroungarici di guerra della Galizia, in Polonia, curati dalla Croce Nera d’Austria, l’organizzazione che si occupa di curare i luoghi in cui sono sepolti soldati austriaci. E la Galizia, nei primi sei mesi di guerra, è stata il teatro di uno dei più grandi massacri di quella guerra.

Il Regno, Ennanuel Carrère“(…) a pensarci, è curioso che persone normali, intelligenti, possano credere a una cosa tanto pazzesca come la religione cristiana, una cosa in tutto e per tutto identica alla mitologia greca o alle favole (…) un sacco di persone credono a una storia altrettanto assurda senza per questo essere considerate matte. Vengono prese sul serio anche da chi non ne condivide la fede. (…)La loro fisima convive con attività assolutamente ragionevoli. Le più alte cariche dello Stato rendono visita al loro capo assumendo un contegno deferente. E’ per lo meno strano, no?”

Chi parla è Patrick Blossier, fotografo con cui Carrère, che è anche regista e sceneggiatore, aveva lavorato e a cui, nel corso di una cena tra amici, raccontava il proprio progetto: scrivere, svolgere una ricerca, sugli inizi del cristianesimo.

“Sì, non c’è dubbio, è strano”, risponde Carrère.

Franz Werfel, I quaranta giorni del Mussa Dagh, Casa Editrice Corbaccio 20132205113_I quaranta giorni dl Mussa Dagh_cop@01.indd

Questa è una storia ed è un romanzo: Werfel narra la vicenda di cinquemila armeni, gli abitanti di sette villaggi alle falde del Moussa Dagh che, nell’imminenza della deportazione da parte della Turchia, l’allora Impero Ottomano, nel corso della prima guerra mondiale – era il 1915 – decisero di resistere rifugiandosi e organizzandosi per combattere sulla loro montagna. Da lassù, il monte si trova a Nord della Baia di Antiochia, a picco sul mare, sperarono di essere individuati da qualche nave francese o inglese che li potesse salvare, rivolgendo dunque le loro speranze necessariamente al nemico. Alzarono una grande bandiera, con scritto “Aiuto, Cristiani in pericolo” sperando che fosse veduta. Dopo quaranta giorni, prossimi alla morte per fame, furono individuati, non per merito del segnale, da una nave francese che li mise in salvo. Questa è Storia, ed è la storia di quella gente, di quelle comunità, di quella decisione e di quei quaranta giorni.