Proseguendo, e a proposito di Siri Husvedt, devo confessare una parzialità: lungi da me un paragone con il […]
Paul Auster
Sono la coppia indiscussa della letteratura americana contemporanea e una coppia dalle caratteristiche intriganti.
Sposati dal 1981, per lui è stato il secondo matrimonio, il lavoro sembra unirli, nella diversità di cifra della scrittura di ognuno, che rivela tuttavia, mi pare, una forte contaminazione così come forti sono gli interessi comuni, alcune tematiche che ritornano nelle loro scritture.
Diversissima è l’immaginazione dell’uno e dell’altra, diversissima la struttura delle loro opere.
Paul Auster, “L’invenzione della solitudine”, Einaudi 1997
Ho scelto di leggere, e poi proporre, quest’opera di Paul Auster non avendo finora letto nulla di questo autore (uno tra i grandi della letteratura americana contemporanea) e mi domando cosa me ne ha fatto sempre rinviare la lettura. Domanda peregrina, mentre invece so bene cosa mi ha portato a scegliere di leggerlo ora: il fatto che si tratta del marito di Siri Hustvedt e il fatto che lei venga presentata, sia stata presentata (credo e spero non lo sia più) come ‘moglie di’ ha mosso la mia voglia di andare a vedere.
Ora, vorrei ritornare sul tema “Librerie”, già trattato in passato, per parlare, nel mio piccolo, dei mutamenti che sta avendo il mercato del libro. Mi piacerebbe un confronto, per capire se sono preda di ubbie o se quello che vedo accadere è reale.
Mentre da ogni parte si parla della difficoltà delle librerie a sopravvivere, a me pare si sia in presenza di qualcosa di diverso, di un mutamento del target cui si rivolge il mercato del libro, che sta espellendo dalle librerie ‘Il Lettore’. Contraddizione in termini, mi direte. Beh, per quello che vale, Conan Doyle faceva dire a Sherlock Holmes che “dopo aver eliminato l’impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità”.