Sono la coppia indiscussa della letteratura americana contemporanea e una coppia dalle caratteristiche intriganti.
Sposati dal 1981, per lui è stato il secondo matrimonio, il lavoro sembra unirli, nella diversità di cifra della scrittura di ognuno, che rivela tuttavia, mi pare, una forte contaminazione così come forti sono gli interessi comuni, alcune tematiche che ritornano nelle loro scritture.
Diversissima è l’immaginazione dell’uno e dell’altra, diversissima la struttura delle loro opere.
Ma, iniziando con Paul Auster (precedenza all’età, lui è un anziano signore 68enne, lei una giovane 60enne), leggendo di lui, emerge l’immagine di uno scrittore impegnato su molti fronti: poeta, romanziere, saggista, sceneggiatore, regista, attore, produttore cinematografico. Molto. Troppo?
In effetti, questa immagine multitasking di Paul Auster, la capacità dell’uomo di attuare felicemente cambi di contesto, esprimendosi in molti codici diversi, pare qualcosa che definisce più il management dell’attività di comunicazione creativa che il prodotto, ad esempio il libro, che concretizza la comunicazione stessa.
E invece Paul Auster, oltre che un autore che la critica pone ai più alti livelli, è anche, e semplicemente, un autore molto prolifico. Anche solo con riferimento ai libri internazionalmente noti, ha al proprio attivo la pubblicazione di più di un libro all’anno in un arco di tempo di poco più di vent’anni. Un genio.
Il giornalista Paolo Mastrorilli, in occasione di un’intervista con la coppia Auster – Hustvedt, riporta le parole con cui la scrittrice Nicole Krauss, vicina di casa degli Auster, ha introdotto lo scrittore a un incontro di presentazione di un suo nuovo libro: «E’ molto difficile, per uno scrittore, stare vicino a lui. Ogni volta che ci incontriamo è sempre molto caloroso, espansivo, affettuoso, e mi comunica che proprio in quell’istante ha appena finito di scrivere un nuovo libro. Io vado via imbarazzata, umiliata dal paragone con la mia scarsa produttività. La vicinanza è così ossessiva, che la sera mi ritrovo spesso a guardare le finestre della loro casa, e nella mia testa, sento il picchiettare sui tasti del prossimo libro che domani lui avrà finito».[i]
Il primo matrimonio di Paul Auster, con Lydia Davis, avverrà quando il nostro aveva solo circa 20 anni ed era ancora studente. Ma non pare che la sua vita, negli anni che seguiranno, ne tenga conto: parte per un anno di soggiorno all’estero (a Parigi); tornato a casa e agli studi universitari, che terminerà nel ’70, si imbarca subito dopo su una petroliera, lavorandovi per un anno, per poi trasferirsi a vivere a Parigi per tre anni. Tornerà in patria nel ’74.
Si suppone che la moglie lo abbia seguito nei suoi pellegrinaggi? E nelle serie difficoltà economiche di quegli anni, mentre la vita di lui era totalmente modulata sulla ricerca della propria scrittura e su lavori – traduzioni, piccole pubblicazioni anche con pseudonimi – precari. Certamente non lo ha seguito sulla petroliera.
Sia come sia, il figlio Daniel nascerà nel 1977 e nel 1978 ci sarà il divorzio. Questa esperienza, il vissuto del divenire padre e la contemporanea crisi del matrimonio, in coincidenza con l’improvvisa morte del proprio padre (un padre assente, che la morte gli impone di vedere proprio quando, anche nella sua vita, si verifica il rischio di replicarne la figura con il proprio figlio), lo porteranno a scrivere “Invenzione della solitudine”.
Il matrimonio con Siri Hustvedt, nel 1981, è coinciso con il decollo della sua fama di autore. Da allora, la sua attività non ha più avuto interruzioni e tutta la sua opera è stata un successo ininterrotto. (Segue)
[i] http://www.lastampa.it/2014/03/11/cultura/paul-auster-e-siri-hustvedt-due-scrittori-e-una-capanna-VJfFrem9XZW67ONsD3Ko2J/pagina.html