Un libro atipico e suggestivo: la storia – parte di una storia – di due vite che hanno […]
Pia Pera
Vorrei riprendere un discorso iniziato con il passaggio al nuovo anno (qui e qui). Un qualche tipo di bilancio, da riguardare un po’ per scherzo e un po’ in tutta serietà; da costruire secondo il noto metodo: prima si fanno cose, poi si osserva cosa si è fatto, poi si afferma che la risultante era proprio ciò che intendevamo ottenere.
È un modo che ci sta, nella natura di questo luogo – una libreria unicamente virtuale, dove nulla c’è di concreto – che, di partenza, poggia certamente su di un progetto, su di un catalogo di massima ragionato, che tuttavia, nel tempo, è cambiato, come avviene per ogni cosa a questo mondo, deviando lungo sentieri inattesi, o percorsi diversi in cui ognuno di noi si imbatte: libro chiama libro, pensiero chiama pensiero; per coerenza, per opposizione, per una qualità che viene trovata là dove non si era inizialmente interessati a guardare; per caso, certo, anche per caso.
Pia Pera, «Al giardino non l’ho ancora detto», Ponte alle Grazie 2016

“Al giardino non l’ho ancora detto – / Non ce la farei. / Nemmeno ho la forza adesso / Di confessarlo all’ape.
Non ne farò parola per strada- / Le vetrine mi guarderebbero fisso – che una tanto timida – tanto ignara / abbia l’audacia di morire.
Non devono saperlo le colline – / dove ho tanto vagabondato – né va detto alle foreste amanti / Il giorno che me ne andrò –
e non lo si sussurri a tavola – / né si accenni sbadati, en passant, / che qualcuno oggi / penetrerà dentro l’ignoto.”