Potpourri: accozzaglia di pensieri, letture, autori e case editrici

millenniumVorrei riprendere un discorso iniziato con il passaggio al nuovo anno (qui e qui). Un qualche tipo di bilancio, da riguardare un po’ per scherzo e un po’ in tutta serietà; da costruire secondo il noto metodo: prima si fanno cose, poi si osserva cosa si è fatto, poi si afferma che la risultante era proprio ciò che intendevamo ottenere.

È un modo che ci sta, nella natura di questo luogo – una libreria unicamente virtuale, dove nulla c’è di concreto – che, di partenza, poggia certamente su di un progetto, su di un catalogo di massima ragionato, che tuttavia, nel tempo, è cambiato, come avviene per ogni cosa a questo mondo, deviando lungo sentieri inattesi, o percorsi diversi in cui ognuno di noi si imbatte: libro chiama libro, pensiero chiama pensiero; per coerenza, per opposizione, per una qualità che viene trovata là dove non si era inizialmente interessati a guardare; per caso, certo, anche per caso.

Perché la lettura si intreccia con la vita, e con il cambiamento dei bisogni; perché è, anche, una relazione al noi che si fa, che non raggiunge mai un equilibrio, dentro al quale si possa dire ecco, sono arrivato, ora la mia vita, i miei giorni, hanno una stabilità; ora so chi sono, e cosa voglio prendere dalla e per la mia vita.

Poiché questo non avviene, è quasi impossibile, anche nella lettura, se non per il breve periodo, decidere un catalogo, una linea di interesse ed attenervisi. Ed è bello così. Sarebbe orribile, a pensarci, in ogni campo, il raggiungere la propria meta.  Qualcuno ci riuscirà, purtroppo – e si ritroverà impegnato a riflettere tristemente sull’obiettivo raggiunto, seduto sulla panchina al parco, gettando briciole ai colombi.

Dunque, c’è sicuramente una qualche buona ragione nel progettare, a breve, ma poi ci si ritroverà a guardare all’indietro per scoprire ciò che è veramente avvenuto. Servirà, oltre che a progettare (ancora) la prosecuzione di un percorso, a venir a sapere, dai libri che abbiamo scelto di incontrare, cosa ne è stato di noi; conosceremo qualcosa dei nostri reali pensieri, dei nostri reali bisogni, che le scelte di lettura avranno rivelato.

In corso d’anno, in particolare nel corso degli ultimi sei mesi, le mie letture hanno mostrato un cambiamento. Da agosto. Da quando ho iniziato a proporre, con insolita frequenza, autori italiani.

Di questi, per lo più la scelta è andata divaricandosi tra classici – Buzzati, Primo Levi, Calvino, Ginzburg – e alcuni autori emergenti – Depentor, Aramaico, Stefano Merenda in attesa di recensione, ma anche Cognetti, Recchioni, Baldini: autori affermati, questi ultimi, ma che fanno ancora parte di una nuova leva, posso dire molto interessante? A tutti loro va aggiunta Pia Pera, che purtroppo non ci regalerà più nulla. E un’autrice anomala, quale Freya Stark, vissuta in Italia, ad Asolo, lungo tutta la sua vita, rimanendo assolutamente inglese, fino al midollo.

Sempre a posteriori, non avendolo programmato, ho scoperto con piacere di essermi dedicata molto a questi autori, in un periodo in cui ho difficoltà, lo confesso, a trovare libri che mi corrispondano – non buoni libri, no, di quelli ce ne sono quanti si vuole; si tratta della difficoltà a trovare il libro giusto per sé al momento giusto, che è altra cosa. Dopotutto, sono una lettrice, non un critico letterario; e gioco a fare la libraia (dove “giocare” ha il senso della più alta attività cui l’essere umano possa dedicarsi).

Mi ha dunque fatto piacere sia lo scoprire di aver scelto autori che scrivono nella mia lingua, sia l’aver messo a fuoco quanti buoni autori, di grande livello, abbiamo a disposizione. Spero che proseguirò in questa scelta, pur senza farne un feticcio.

Ci sono stati – e spero ci saranno – autori esordienti, e nuovi autori già sulla strada di una riuscita affermazione. Sono state letture molto interessanti, addirittura sorprendenti.

Leggerli ha anche avuto a che fare con il tema, e la ricerca, di Case Editrici che rappresentino un marchio di sicurezza, in un momento in cui l’editoria italiana sta vivendo importanti cambiamenti, per non dire altro – è bene non scordarlo, anche se la stampa, passato il momento, non ne parla più. Volendo ricordare l’avvento di “Mondazzoli” – chiamiamola così per non stare a parlarne – tanto più è molto importante ciò che avviene nelle medie e nelle piccole case editrici.

Come ben sappiamo, si tratta di un mondo multiforme, che va da – come chiamarla – una finta editoria, che pubblica a pagamento qualunque cosa, fino a piccole realtà di nicchia molto interessanti, passando attraverso importanti realtà editoriali di media dimensione. Sono marchi che avrebbero bisogno di attenzione e cura da parte dei loro lettori per non rischiare di venir trascinati nel baratro; avrebbero bisogno non solo di sostegno ma di una vera attenzione che premi i buoni risultati e così facendo diffidi, implicitamente, dal prendere la strada facile.

Ora – non sarò certo io a fare la differenza, va da sé, ma da sempre sono convinta che la somma di molte piccole azioni individuali possa dare un risultato, e il mondo dei blogger, mi pare, nella sua varietà, potrebbe farla, questa differenza, se potesse/volesse condividere qualche piccolo, misurato, scelto, obiettivo. Perché, tra l’altro, c’è oggi, checché se ne pensi, un atout che gioca a favore: l’e-book, e la vendita online correggono in parte il problema, un tempo insuperabile, della distribuzione che, in Italia, metteva fuori gioco (fuori libreria) le piccole case editrici.

Non so, mi interrogo. E so, come lettrice, di venir condizionata dalla Casa Editrice. Se pubblica Einaudi, affronto l’autore, anche nuovo, con rispetto di partenza, magari disposta a sorvolare su qualche difetto.

Se inizio il libro di un autore sconosciuto, alla sua prima pubblicazione, c’è in me una certa qual tendenza al sospetto, tanto più se la casa editrice è sconosciuta – e, in quanto tale, purtroppo, a priori sospettabile. C’è in giro anche del ciarpame: brutto da dire? Ma è così.

Dunque: di fronte a un bel libro di autore esordiente, o non ancora conosciuto, mi trovo a dover far aggio su di un giudizio che deve forzare un pregiudizio, quantomeno riconoscendo che, se quel libro portasse la copertina di Einaudi (o di Feltrinelli, di Sellerio, di e/o, di Minimum Fax – non sono le sole ma sono le case editrici che frequento maggiormente) il libro potrà non piacermi, questione di gusti, ma riconoscerei più facilmente la qualità, non profonderei lo stesso impegno a cercar difetti, mettiamola così.

Poi mi ricordo (non mi è ancora passata) di 1Q84 di Murakami, Einaudi. A riprova che non bisogna mai abbassare la guardia. E a riprova che un filino di snobismo può colpire chiunque in ogni momento (non credo di essere l’unica snob inconsapevole in circolazione).

Credo dunque che proseguirò – saltuariamente ma forse non troppo – in questa ricerca: tralasciando, ovviamente, di produrre stroncature: mestiere da critici letterari. Io gioco a gestire la mia “Libreria in perdita”, vale a dire una libreria che propone solo libri di qualità (per me – l’errore è incluso ma lo ritengo improbabile. Al massimo, potranno non piacere. E la libreria dovrà essere in perdita per definizione).

E dunque, proprio per non essere snob, un ultimo punto di questo bilancio balzano.

uomini-che-odiano-le-donneC’è sicuramente una differenza tra l’insieme di ciò che ognuno di noi legge e il sottoinsieme dei libri che scegliamo di proporre. Ne sono esclusi, diciamo, oltre ai libri che ci hanno deluso, i libri da diporto – che tutti leggiamo; non è che stiamo sempre a negarci una lettura passatempo, di qualità, certo, ma passatempo – ed esistono i buoni libri che non hanno la pretesa della durata nei secoli: un buon giallo non capolavoro, un romanzo umoristico, un romanzo rosa, perché no.

C’è l’opera d’arte e c’è il buon artigianato. C’è pure l’artigianato di altissima qualità: detto riflettendo sul tema dello snobismo possibile, non consapevole, che può catturare chiunque di noi.

La sto tirando lunga e dunque dirò in altro momento dei libri letti in questo periodo. Ma voglio solo dire quanto mi sono goduta, complice un’influenza, alcuni giorni di divano con rilettura, tra l’altro, della trilogia Millennium di Stieg Larsson. Deliziosamente “fumettoso”, ma non solo.

L’avete letto tutti? Altrimenti potrei pensarci e, prima o poi, proporlo.