Giulia Sara Miori, “Neroconfetto”, Racconti Edizioni 2021 Ventun racconti. Dove tutto si avvia da una ninna nanna nera […]
Racconti edizioni
Virginia Woolf, “Oggetti solidi. Tutti i racconti e altre prose”, Racconti edizioni, 2016. Traduzione di Adriana Bottini e Francesca Duranti
A cura di Liliana Rampello
Avevo già accennato a questo libro, (qui) che Racconti edizioni aveva proposto nel 2016; che mi era vergognosamente sfuggito.
È stata una lunga lettura, pagine che regalano tempo alla vita (e portano a interrompere le ferie: cui torno, credo).
James Purdy, “Non chiamarmi col mio nome”, Racconti edizioni 2018
Traduzione di Floriana Bossi
È accaduto di nuovo: mi sono innamorata di (o forse appassionatamente odio?) un autore che non avevo mai letto, che era per me solo uno dei tanti nomi vagamente già sentiti, o fors’anche no; e ora dovrò farmi una piccola scorpacciata impossibile: per i pochi titoli tradotti in italiano di un autore tanto riconosciuto dal Gotha della letteratura USA e anglosassone quanto misconosciuto oggi al grande pubblico dei lettori; per la fatica, il dolore, che una tale scrittura, nella sua linearità, scarna, essenziale, “facile” alla lettura, porta con sé, stremando chi legge. Imperdibile.
Elvis Malaj, “Dal tuo terrazzo si vede casa mia”, Racconti edizioni 2017
Un bel libro. Candidato allo Strega; che forse non vincerà; un libro che forse neppure entrerà nella cinquina finalista: pure se dovrebbe. Potrebbe. Vincere lo Strega, dico. Mi piacerebbe che questo avvenisse, mi piacerebbe davvero molto.
Una piccola casa editrice, giovanissima, due soli anni di vita ma che occupa, nella produzione libraria italiana, un suo spazio, forse di nicchia ma assolutamente interessante. Un giovane autore alla sua prima prova, dotato di un linguaggio originale, che scorre, dialogico, parlato, rivelando una cura preziosa della lingua; una cura che permea di sé anche un turpiloquio della quotidianità ben collocato, con caratteristiche che mi riportano alla mente, senza che vi sia relazione alcuna tra i due libri, il linguaggio di Raymond Queneau in “Zazie nel metro” (qui).