Sherwood Anderson, “L’uomo che diventò donna”, elliot 2019

Traduzione di Gabriele Baldini

“Mio padre aveva un emporio nella nostra città, in Nebraska, una città talmente uguale a mille altre dove sono andato in seguito che è inutile che perdiamo tempo, io e voi, a fare la sciocchezza di tentare di descriverla.”

James Purdy, “Non chiamarmi col mio nome”, Racconti edizioni 2018

Traduzione di Floriana Bossi

 

È accaduto di nuovo: mi sono innamorata di (o forse appassionatamente odio?) un autore che non avevo mai letto, che era per me solo uno dei tanti nomi vagamente già sentiti, o fors’anche no; e ora dovrò farmi una piccola scorpacciata impossibile: per i pochi titoli tradotti in italiano di un autore tanto riconosciuto dal Gotha della letteratura USA e anglosassone quanto misconosciuto oggi al grande pubblico dei lettori; per la fatica, il dolore, che una tale scrittura, nella sua linearità, scarna, essenziale, “facile” alla lettura, porta con sé, stremando chi legge. Imperdibile.

Katherine Mansfield, “Viaggio in Urewera”, Adelphi 2015; a cura di Nadia Fusini

Kathrine Mansfield, “Tutti i racconti”, Adelphi – due volumi

A cura di Nadia Fusini

 

Tutti i racconti

Si può ben dire che, nella scrittura di Katherine Mansfield, i racconti coprono, traducono, tutta la sua esperienza della vita che la circonda; tutto il suo essere nel mondo; tutto ciò che del mondo, della gente, della natura in tutte le sue forme, nutre il suo bisogno; sono vita che lei incorpora – tutti i sensi costantemente all’erta – per tutto restituire.

Nella struttura che KM imprime alla sua creazione si rivela la musicista – il violoncello, l’altro suo strumento, è, dopotutto, una voce umana: alla fine il suo mezzo, la parola scritta, sarà uno spartito, che si impone al lettore-esecutore; che potrà interpretarlo sulle proprie corde e purtuttavia senza poterne deviare.

Elvis Malaj, “Dal tuo terrazzo si vede casa mia”, Racconti edizioni 2017

Un bel libro. Candidato allo Strega; che forse non vincerà; un libro che forse neppure entrerà nella cinquina finalista: pure se dovrebbe. Potrebbe.  Vincere lo Strega, dico. Mi piacerebbe che questo avvenisse, mi piacerebbe davvero molto.

Una piccola casa editrice, giovanissima, due soli anni di vita ma che occupa, nella produzione libraria italiana, un suo spazio, forse di nicchia ma assolutamente interessante. Un giovane autore alla sua prima prova, dotato di un linguaggio originale, che scorre, dialogico, parlato, rivelando una cura preziosa della lingua; una cura che permea di sé anche un turpiloquio della quotidianità ben collocato, con caratteristiche che mi riportano alla mente, senza che vi sia relazione alcuna tra i due libri, il linguaggio di Raymond Queneau in “Zazie nel metro” (qui).

Raymond Carver, “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore”, Einaudi 2015

Raymond Carver, “Cattedrale”, Einaudi 2011

 

I racconti brevi hanno una caratteristica. Alla rapidità di lettura fa da contrappeso una permanenza nel nostro ricordo di tipo particolare. Il racconto rimane, prima che nella nostra memoria, nella nostra immaginazione come qualcosa che ci appartiene, nella cui elaborazione ulteriore ci troviamo presi, come se la storia ce l’avesse raccontata un amico, a casa nostra, a casa sua, nel corso di una chiacchierata serale tra amici, del genere “hai saputo del tale?”, come se il finale, o anche i dettagli all’interno della storia, fossero modificabili, diversamente interpretabili. Come se potessimo, anzi, come se ci accingessimo a, discuterne.

Donald Barthelme, “Atti innaturali, pratiche innominabili”, Minimum Fax 2005. Traduzione di Ranieri Carano. Prefazione di Aimée Bender

Donald Barthelme, “La vita in città” Minimum Fax 2013. Traduzione e Prefazione di Vincenzo Latronico

 

 Ho detto, credo, altre volte, il mio amore per i racconti, anche se di rado ne propongo la lettura.

Halldór Laxness, “Sette maghi”, Iperborea 2016. Traduzione e postfazione di Alessandro Storti

Un piccolo gioiello questo “Sette maghi”, un libro di piccole dimensioni, e tuttavia di grande spessore.

Sette racconti, molto diversi tra loro, dai quali si ricava un senso di unità difficile da giustificare, se non, forse, proprio per il loro rapporto con una particolare forma di magia che serpeggia nello sguardo con cui l’autore, raccontando storie, inventando storie spaziando nel tempo, girovagando tra cronaca e leggenda, legge fatti umani, personaggi, consistenze di vite diverse e di modi della relazione.

Nicolai Lilin

Nicolai Lilin, “Favole fuorilegge”, Einaudi 2017

 “Questa storia è accaduta in un lontano villaggio siberiano, nel cuore della taiga, dove regna Amba, che ha le sembianze di una tigre.

Là dove si può camminare tutta una vita senza mai incontrare essere umano, tra paludi infestate di spiriti maligni, sulla rive del fiume Lena, nelle cui acque hanno dimora creature magiche, vivevano due amici (…)”

Un cigno selvatico, Michael CunninghamMichael Cunningham, «Un cigno selvatico», La nave di Teseo 2016

con illustrazioni di Yuko Shimizu – Traduzione di Carlo Prosperi

 

Difficile, davvero, parlare di questo libro – facilissimo e travolgente leggerlo.

Salvo poi trovarsi alle prese con un sentimento di imbarazzo: su di noi, su quel che di noi e dei nostri castelli in aria ci è stato mostrato; consolati tuttavia dal riconoscere, dentro racconti che contengono un nostro irriverente rispecchiamento, un’umanità  degna di una  profonda anche se perdente simpatia; un’umanità fragile, persino spiacevole, per niente corrispondente a come ognuno di noi pensa/desidera/sogna di poter essere; con, tuttavia, aspetti di eroismo della quotidianità che oltrepassano  i falsi sogni di grandezza mitizzata e fasulla.

Grace Paley 2Grace Paley, “Enormi cambiamenti all’ultimo momento“, Einaudi 2007

Traduzione di Marisa Caramella

Grace Paley 3

Mi piacerebbe provare a raccontare una storia così, voglio dire una storia di quelle che cominciano con: “C’era una donna…” seguito dalla trama, la linea assoluta tra due punti, roba che ho sempre disprezzato. Non per ragioni letterarie, ma perché non lascia speranza. Qualunque personaggio, vero o inventato che sia, si merita un destino aperto nella vita.”

A pesca nelle pozze più profonde, Paolo CognettiPaolo Cognetti, “A pesca nelle pozze più profonde. Meditazioni sull’arte di scrivere racconti”, Minimum Fax 2014.

 

Mio marito mi regalò una scopa per Natale. Nessuno può convincermi che fosse un pensiero gentile.” (Grace Paley, “Un interesse nella vita”, in “Piccoli contrattempi del vivere”).

Di mattina lei mi versa il whisky sulla pancia e se lo lecca tutto, di pomeriggio cerca di buttarsi dalla finestra.” (R. Carver, “Gazebo”, in Principianti)

In autunno c’era ancora la guerra, però noi non ci andavamo più” (E. Hemingway, “In un altro paese”, in: “I quarantanove racconti”).