Case editrici, dicevamo ed ecco un’altra chicca:
“Maigret & Magritte/Editori e illustratori in Torino per puro diletto”
Maigret & Magritte sono, innanzitutto, un’Associazione (qui) nata nove anni fa, per produrre e condividere linguaggi (o almeno questo è quanto ho capito io) a partire dall’appartenenza/relazione a una (più, tante) comunità: come soggetti, e corpi; e tempi e luoghi di vita, e relazioni. Un <luogo> dove tutto ciò che viene fatto può accedere al proscenio; e ciò che viene fatto sono molte cose, e una sola – fare cultura nelle comunità, declinando linguaggi attraverso strumenti diversi: la voce, il disegno, il teatro, la scrittura; il corpo e la mente che si relazionano, necessariamente, al territorio, e ai territori, come luoghi di vita.

Teatro & Altro
“…Perché tutti abbiamo bisogno di un po’ d’arte
per non morire di realtà…”
È paradossale dirlo e tuttavia si dimentica sempre, nel nostro costituire, oggi, una società – non a caso paradossale in quanto fondata sull’individuo – che “dimentica”, o vorrebbe porre in secondo piano, la comunità: e tocca ripetere “paradossale” davvero, non potendo esistere un individuo della specie umana, ma in verità di qualsivoglia specie vivente, regno minerale compreso, al di fuori della relazione; per la specie umana, in ogni sua organizzazione, istituzionale o meno, atta a dare forma alla nostra cittadinanza; che si porrà come strumento finalizzato al fare cultura nel e per il territorio/comunità in cui viviamo.
È così per la scuola, è così per il carcere; per l’ospedale e per il teatro; per la parrocchia e per la sezione del partito, per la bocciofila e per il branco.
È così per un’Associazione che ponga sé come
“Un luogo dove pensare, realizzare e produrre
idee anche assai diverse tra loro
ma con un comune denominatore:
il piacere di fare insieme qualcosa che prima non c’era.
E provare a far crescere questi manufatti nel tempo
coinvolgendo sempre più persone
sollevando l’asticella dell’azzardo
intensificando i rapporti tra le persone che ne sono coinvolte
per vivere meglio, più a lungo, con evidente piacere,
passando da un sogno all’altro
scivolando lungo il crinale sottile di piccole utopie
ritrovando quella parte di se stessi abbandonata
chissà quando, chissà dove, chissà perchè…
Un’arena, una dimora, un’isola,
una piattaforma tropicale dove viaggiare in lungo e in largo
attraverso l’intera superficie del mondo
per trovare qualcosa che ne valga la pena,
che meriti di essere guardato, ascoltato, vissuto
e proposto agli altri con semplicità… Poco per volta.
Mettendo insieme l’immaginazione di tutti.”
Teatro, innanzitutto. A partire dalla Scuola di Teatro Maigret & Magritte, fondata nel 1989 da Emilio Locurcio, cui è seguita, dal 2014, l’Associazione omonima.
Emilio Locurcio, cantautore, attore, autore teatrale, che sto scoprendo solo ora, perché non lo conoscevo – e mi piacerebbe che qualcuno mi accompagnasse in questa conoscenza – ci ha lasciato, causa Covid, insieme alla sua compagna Luigina Dagostino, il 13 aprile 2021, all’età di 68 anni. (Qui)
Se ne è andato lasciandoci, con la Scuola di Teatro, i suoi testi, e l’Associazione, che vive e aveva già, con lui, deciso, scelto, di farsi Casa Editrice perché le parole dei loro “manufatti” non andassero perdute,
Dal patrimonio culturale di una piccola scuola di teatro frequentata da quasi tutte le categorie sociali e professionali a questi manufatti su carta stampati con cura. Per restituire, a quanti poco sanno di quante suggestioni risulta capace un teatro fatto solo per diletto, il medesimo sbalordimento di chi un giorno ha iniziato e non ha più smesso.” (qui)
Un’associazione <e> una Casa Editrice, dunque: un qualcosa, di entusiasmante e dissonante – differente, difforme, discordante, discrepante, fate voi, questo è ciò che mi dà il vocabolario ma non ho trovato la parola che volevo io.
Quelli che hanno pensato questa <Casa Editrice> l’hanno fatta così: e funziona. Dopotutto, Maigret & Magritte vanta, non a caso, trent’anni di attività.
Di mio, mi sono portata a casa, di Giorgio Bertolusso*, “L’aria è piena di cromosomi pericolosi” (testo scelto un po’ a caso, non ci avevo capito molto di questa Casa Editrice anche perché, se pure un paio di chiacchierate le ho fatto, di mio, in queste occasioni, guardo, senza troppo maneggiare, faccio un sorriso stento, raccolgo un libro, pago e via: poi si vedrà, penso, mentre mugugno, incerta, pensieri a caso. Solo poi, raccolto il mio bottino, avrò bisogno di casa e del mio tempo per scoprire cosa contiene il mio scrigno del tesoro).
Ora, ho, al momento sul kindle – come resistere, è notte fonda, il libro versione e-book è lì, attendere non appartiene alle mie corde, e scatta il click, per il cartaceo provvederò in seguito – di Emilio Locurcio, “SENZA sogni è una vita da idioti ( SE VIENI PORTA UN PEZZETTO DI ESTATE e ce lo dividiamo)” – stampato così, non ho fatto pasticci con la tastiera; 350 pagine, 7 ore e rotti di lettura (mi si dice): ne impiegherò sicuramente di più.
Aggiunta:
Romanzo patafisico
Avvertenze
Per l’argomento trattato e la drammaticità di alcune situazioni se ne consiglia la lettura solo a un pubblico sentimentalmente analfabeta.
(Vale a dire <a tutti>: chi oserebbe definirsi NON analfabeta nel campo dato?)
E questo è quanto.
Proseguiamo la carrellata (perché, almeno per ora, non posso fare, direi, troppe <puntate> a tema gita al Book Pride).
Il mio piccolo (ma neppure tanto) scrigno del tesoro contiene poi un Cofanetto cartonato contenente otto racconti così descritti: “8 volumi, 8 grandi scrittori, 8 riscoperte.
“La disdetta”, di Federico De Roberto,
“Le sabbie di Crooken”, di Bram Stoker,
“In un paese lontano”, di Jack London,
“Laguna”, di Joseph Conrad,
“La ragazza di Paul”, di Guy de Maupassant,
”Tesori nascosti”, di Grazia Deledda,
“Storia di Lisandro”, di Miguel de Cervantes,
“Granelli erranti” di Anton Čechov.
Dovranno essere centellinati, in lettura, come giusto per la forma-racconto. Autori da acquolina in bocca tra cui spicca, solo per me, per aver fatto parte della mia adolescenza, Guy de Maupassant (e il cuore ancora mi batte; e talvolta, e anche più, ho pensato a recuperare i suoi racconti, trattenendomi, al solito, per il timore di reincontrare un’età divenuta inopportuna…, a rischio di rovinare un ricordo).
Sicuramente racconterò di questi libriccini.
La Casa Editrice: Carta Canta Edizioni, fa parte di un gruppo – Capire Edizioni – che sarà interessante conoscere. Qui il sito:
Ho chiuso la visita, si fa per dire, con due Case Editrici che apprezzo molto e frequento meno di quanto vorrei; che non dubitavo di trovare:
Edizioni “La vita felice“, di cui ho portato a casa con me:
“Saggio sul diavolo”, di Percy Bysshe Shelley,
“Il crepuscolo delle fate” di George Sand, e
“Elogio dell’ozio” (che, peraltro, credo di possedere già ma non c’è problema, nel dubbio io porto a casa e poi, eventualmente, regalo).
A seguire: “Racconti edizioni”, con
“Il vizio di smettere” di Michele Orti Manara e
“L’uovo di Barbablù” (che era in lista di acquisto), di Margaret Atwood.
Chiude la sfilata “21 Lettere”, una piccola Casa Editrice che si propone di pubblicare sei titoli all’anno di narrativa per ragazzi e fumetti.
Di questa C.E. ho portato con me, da leggere per poi passare a nipoti, due storie di Lois Lowry, autrice statunitense poco tradotta in italiano.
Un primo libro, “Anastasia al suo servizio”, protagonista seriale una ragazzina dodicenne è stato da me letto, apprezzato e <consegnato>; per il secondo, “Anastasia ha le risposte”, attendo di venirne richiesta dalla mia giovane lettrice. Se così sarà, avendo la mia scelta superato la prova, ne racconterò.
Ci sarebbe ancora altro, altra carta ancora da raccontare ma temo di dover prima far ordine nel mucchio (che si aggiunge alla collina, e ciò non va bene).
Tra l’altro: sul tavolo ho anche, in attesa di lettura, e che viene sempre sorpassato da qualcos’altro – dovrò darmi una qualche forma di disciplina – “Cose spiegate bene”: A proposito di libri. Come nascono e diventano questi oggetti di carta dove leggiamo storie, idee e mondi interi.
È, come si sa, il periodico cartaceo pubblicato periodicamente dal quotidiano online “Il post”.
Forse questa pubblicazione periodica non costituirà una fonte di scoop ma credo che possa essere una pubblicazione utile a organizzare meglio conoscenze che, forse, abbiamo, e tuttavia, sempre forse, discontinue, disconnesse.
Dimentichiamo, credo, e da un po’ ci penso, la necessità di confrontarci (anche) sulla stampa periodica – tema dolente, in Italia, e tuttavia molto importante per la buona salute della cittadinanza e della lettura. Tema difficile, al di là dei j’accuse generici che si sentono.
Occorrerebbe non dimenticare come il giornalismo, con la forma di libertà di stampa che rappresenta, sia il fondamento della democrazia; che non è costituita da “una testa un voto” ma richiede che, a monte, le teste possano usufruire di adeguata e corretta informazione; di una stampa libera: non da opinioni diverse bensì da condizionamenti, e di un’informazione a tutto tondo, mirata, come dovrebbe essere ma non sempre è, a far conoscere il mondo in cui viviamo e le idee che lo abitano. Perché, non nascondiamocelo, l’informazione può venir utilizzata pure per nascondere informazioni e conoscenza e, a questo, nessuna democrazia può sopravvivere.
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- Giorgio Bertolusso è nato a Torino nel 1977. Si forma a teatro con Emilio Locurcio alla scuola Maigret & Magritte e in vari laboratori con Doriana Crema, Emma Dante, Giovanna Mori, Alessandra Rossi Ghiglione. Nel 2012 è selezionato come drammaturgo nel gruppo GAP (Giovani Artisti Piemonte) con cui lavora al testo di Forever Young, spettacolo inserito nel progetto europeo Caravan. Dal 2017 collabora come formatore e attore per gli spettacoli dell’Associazione di Promozione Sociale Maigret & Magritte. Suona la batteria da 28 anni e fa il dentista da venti.(qui)