Finalmente! Il 30 ottobre uscirà, è ufficiale, “La compagnia dell’anello“, il primo libro de “Il signore degli anelli“, per l’attesissima traduzione di Ottavio Fatica.
Tolkien
È il momento, credo, di aggiornare un mio vecchio post, datato 8 maggio 2018, in cui commentavo l’attesa di una nuova traduzione, uscita prevista per ottobre-novembre 2018, a cura di Ottavio Fatica, di “La compagnia dell’Anello. Il signore degli anelli”, per la casa editrice Bompiani. (qui: ).
La notizia era apparsa su «Robinson», inserto culturale del quotidiano La Repubblica, nonché sul sito dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani e segnatamente in un’intervista rilasciata dallo stesso Ottavio Fatica a Loredana Lipperini.
Ora, novembre è trascorso, così pure dicembre, e gennaio del nuovo anno se ne sta andando mentre io, in questo tempo, ad ogni accesso in librerie diverse, chiedevo: ci sono notizie di…su…?
J.R.R. Tolkien, “Il cacciatore di draghi”, Bompiani 2015, VI edizione
Illustrato da Pauline Baynes – curato da Cristina Scull e Wayne G. Hammond
Traduzione di Isabella Murro
Non è possibile, o quantomeno non lo è per me, parlare di una favola. È necessario, al meglio, ascoltarla; quantomeno leggerla, specialmente quando è scritta da un vero grande cantastorie.
Un piacere senza tempo. Una delle grandi forme attraverso cui, da sempre, gli umani hanno appreso ciò che è necessario per affrontare bene la vita. Nei secoli, la favola è stata uno dei modi di trasmissione delle culture più efficaci, alla portata di tutti, un modo senza tempo.
Oggi sono spariti i cantastorie Ci sarebbe, c’è, il teatro: divenuto difficile da raggiungere, non più piacere di massa, di piazza.
“Tra le figure dell’affresco, io rimango nello sfondo”
(Luther Blissett, Q, Einaudi 1999)
Se l’autore è “nessuno”: “Che fare?”, dove gli echi del titolo possono essere evocativi, ognuno scelga come vuole.
Si parte da un nome: Luther Blissett: ignorando il calciatore, deludente cannoniere del Milan dei tempi andati, resta un nome, a rappresentare un collettivo di cui ci si può, oggi, legittimamente chiedere: c’è veramente stato?
La risposta è: certo, sì. Lo documenta, non fosse altro, un libro quale “Q”. Lo documentano una serie di “azioni” che, al tempo – tra il 1994 e il 1999 – hanno portato alla ribalta della cronaca un nome, e nulla più, quale autore di burle molto particolari, potremmo chiamarle “azioni politiche”, a carattere di beffe feroci, aventi quale obiettivo il sistema dei media. Peraltro, andate perfettamente a segno. Un percorso che, oggi, nella realtà dei social, e dei mutamenti che questi hanno portato nella relazione delle persone con la stampa quotidiana e periodica, assume un nuovo interesse; apre altre domande.
Inglese, nato nel 1946 a Norwich, è considerato autore di libri per ragazzi anche se, indiscutibilmente, la sua opera è difficilmente confinabile in questa categoria.
La trilogia “Queste oscure materie” è stata oggetto di pesanti critiche in quanto considerata, in alcuni ambienti, un attacco alla religione cristiana, un modo per screditare la funzione della Chiesa nel mondo. Questo “attacco” sembra essere sorto anche dal corrispettivo “attacco”, da parte di Pullman e in senso opposto, alle “Cronache di Narnia” di C. S. Lewis, storie caratterizzate da una visione cristiana del mondo e dei valori, da una rappresentazione della lotta tra il bene e il male priva di sfumature.