Sto affastellando letture diverse. Nell’ultimo mese ho letto “Le ore” di Michael Cunningham, (il titolo ripete quello che era stato il titolo provvisorio del romanzo La signora Dalloway, di Virginia Woolf, al quale vuol essere un omaggio); e ho letto “I cani e i Lupi” di Irene Nemirovsky: di questi due libri forse scriverò.
Ho letto l’autobiografia di Agata Christie che potrebbe avere come titolo ‘La mia vita come mi piacerebbe fosse stata’. La Christie mi piace, in particolare amo molto il suo Ercule Poirot; insieme a Rex Stout e al suo Nero Wolfe, è tra i miei autori di gialli preferiti. I due personaggi sono, come dire, riposanti per la mente, descrivono un mondo in cui al crimine (senza alcuna concessione all’orripilante) si aggiunge la certezza del ripristino dell’ordine che esso ha incrinato insieme alla possibilità di condurre una ‘vita buona’, esemplificata dai due personaggi, pur così diversi: buon cibo, una casa bella senza eccessi, relazioni amicali e sociali buone e misurate, buoni libri (nel caso di Nero Wolfe), il rispetto di sé e delle proprie scelte di vita come imperativo morale. Quando, come a tutti spesso capita, la vita e il ritmo delle giornate e dei pensieri si aggrovigliano, un tuffo a casa Poirot o a casa Wolfe facilita un buon sonno. Almeno per me.
Ho letto i primi due romanzi della trilogia “L’amica geniale” di Elena Ferrante (L’amica geniale, Storia del nuovo cognome, Storia di chi fugge e di chi resta). Ferrante è un’autrice per me nuova. Sempre in lista di attesa, non avevo ancora scelto di leggerla. Perché? Per quelle strane alchimie che fanno scegliere un libro e respingerlo o rinviarne la lettura senza motivo. Lo strano è che, poi, tali alchimie si rivelano fondate.
Elena Ferrante: un’autrice? un autore? Mah! Lo pseudonimo copre una identità non nota e può aprire il tema della scrittura ‘femminile’ che, si sostiene, sarebbe peculiare. Io non credo. Certo, nella scrittura di tante autrici si ritrova il tema dell’essere donna, chi scrive ha questo come tema e dunque sviluppa una peculiarità voluta. Ma, a mio parere, la scrittura, come tale, ha una propria appartenenza al genere umano e Madame Bovary c’est moi esprime una grande verità (anche se Madame Bovary è un libro che non amo). Ogni persona, e ogni artista in particolare, avendo in sé maschile e femminile, è in grado di rappresentare l’appartenenza all’uno o all’altro genere, se vuole, se con tale compito si misura. Se non riesce, va bene, maschio o femmina, la sua sarà stata una fatica non riuscita, càpita, e scrivere un buon libro o un cattivo libro, diceva non ricordo chi, comporta la stessa fatica.
Dovrò riflettere su questi due libri, sicuramente ben scritti, ma che non mi lasciano il desiderio di leggere il terzo, dopo aver letto, solo per impegno preso, il secondo. Non so capire cosa non mi piace in quelle storie femminili o meglio, sincerità, cosa forse mi disturba, una eco di qualcosa, di me/del libro, di non risolto (e dunque, anche il terzo libro dovrà esser letto, temo!). Il dubbio riguarda solo il fatto che, per la qualità della critica che riconosce in Elena Ferrante un autore importante, voglio riflettere su un giudizio che, da parte mia e per ora, quanto meno sospendo. Temo che dovrò leggere qualcos’altro, ma prendo atto che non desidero, al momento, leggere il terzo libro.
Ora ho sul tavolo “La luce di Ragusa” di Cristiano Caracci, editore Santi Quaranta. L’autore, appassionato della storia di Ragusa-Dubrovnik, poco conosciuto ma con al suo attivo alcuni interessanti lavori, pubblicati da piccole case editrici, una decina di anni fa ha dato alle stampe questo lavoro, opera di narrativa ma anche, forse soprattutto, storia di una piccola civiltà. Spero di saperne dire qualcosa e ne aspetto la lettura con curiosità.
L’interesse è anche per una casa editrice, Santi Quaranta, di Treviso, che si segnala sicuramente per la qualità delle opere che pubblica, data non tanto e non solo dalla qualità degli autori ma dall’impegno, dalla determinazione, dall’amore per il suo lavoro che caratterizza l’editore, Ferruccio Mazzariol che, essendo a sua volta uno scrittore sicuramente interessante, pubblica ciò che gli piace, dentro un quadro di aree tematiche che ha scelto per sintonia, dando la parola ad autori sconosciuti così come ad autori importanti ma scarsamente conosciuti dalle grandi tirature e, cosa importante, curando anche la bellezza grafica dell’oggetto libro.
Ultimo libro in attesa “Generazioni. Età della vita, età delle cose”, di Remo Bodei, editore Laterza. Vedremo.