Un breve riassunto, tra tante fonti che si richiamano e forniscono di Agota Kristof un ritratto univoco, per un flash su una scrittrice, una persona la cui scrittura, forte ed essenziale, si ritrova, intera, nella sua vita, nelle scelte fatte e subìte. Non sempre è così, non per tutti la scrittura e la vita si richiamano con tanta forza. Tanto più se pensiamo ad un autrice ‘costretta’ ad usare una lingua non sua – i libri della Kristof sono scritti in francese, lingua che lei non padroneggiava bene (diceva) – ma in cui lingua e fatti e cose hanno la solidità della materia.
Agota Kristof è nata il 30 ottobre del 1935 a Csikvànd, un piccolissimo paese dell’Ungheria. Nel 1956, le truppe dell’Armata Rossa invaderanno la sua terra, dove era in atto una rivolta contro l’URSS.
Giovane moglie e madre, fuggirà, con il marito, un intellettuale oppositore del regime, e la figlia neonata, rifugiandosi in Svizzera, trovando infine un stabilità a Neuchâtel, dove vivrà il resto della sua vita, e dove morirà il 27 luglio del 2011.
La scelta di fuggire era stata del marito, che temeva la persecuzione politica, e lei la subì, senza accettarla. “Due anni di galera in Urss erano probabilmente meglio di cinque anni di fabbrica in Svizzera”.[i]
Ebbe altri due figli da un secondo matrimonio, interrotto dal divorzio.
Apolide, l’assenza di cittadinanza è stata da lei vissuta come uno stato particolare dello spirito, e considerata come una condizione favorevole all’attività della scrittura, che ha bisogno, per così dire, che le si appartenga e non si appartenga ad altro. E il non appartenere ad un luogo era traslato nella sua scrittura:
“Ho l’abitudine di scrivere senza precisare il luogo in cui si svolgono le azioni. Ho l’abitudine di scrivere le cose ‘in generale’. Le cose accadono in generale, un po’ dappertutto. E non immagino nemmeno i personaggi in un tempo preciso. Può essere accaduto oggi. E anche ieri”.[ii]
Il suo ultimo libro è stato “C’est égal”, del 2005, una raccolta di testi pubblicata dalle francesi Editions du Seuil.
Dirà, a proposito della scelta di non scrivere più: “È faticoso, o doloroso, scrivere. Ho l’impressione di aver quasi detto tutto”[iii]
Per leggere la recensione dell’opera “Trilogia della città di K” di Agota Kristof clicca qui.
[i] linkiesta.it/agota-kristof-analfabeta-trilogia-della-citta-di-k-libri-morta
[ii] ilfoglio.it/articoli/v/108487/rubriche/laddio-ad-agota-kristof-la-signora-fa-sempre-lo-stesso
[iii] linkiesta.it/agota-kristof-analfabeta-trilogia-della-citta-di-k-libri-morta